L’attentato a Robert Fico, narrazioni di un mondo diviso
- 16 Maggio 2024

Il 15 maggio, il premier slovacco Robert Fico è stato vittima di un brutale attentato con arma da fuoco, raggiunto da 5 proiettili e portato d’urgenza in sala operatoria per poi essere indotto in coma farmacologico. Robert Fico è stato il primo ministro della Slovacchia per due mandati: dal 2006 al 2010 e poi dal 2012 al 2018. Durante la sua carriera politica, ha dimostrato abilità tattiche navigando tra posizioni di mainstream, filo-UE e una retorica nazionalista antioccidentale. Tuttavia, il suo secondo mandato è stato segnato dalle proteste scatenate dall’assassinio del giornalista Jan Kuciak, che indagava sulla corruzione del partito al potere. Fico è stato considerato un campione di strategia politica, ma le sue politiche hanno suscitato critiche interne ed esterne.
Secondo il ministro dell’Interno slovacco, Matus Sutaj-Estok, il movente del gesto è chiaramente di natura politica. Il ritratto fornito dell’attentatore, Juraj Cintula, 71 anni ed ex guardia giurata di professione, è quello di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, senza precedenti, nessuna segnalazione da parte dell’intelligence e senza contatti con personaggi potenzialmente sospetti.
L’Economist, citando nel suo articolo Milan Nic, analista slovacco del German Council on Foreign Relations, riporta come la natura politica dell’attentato sia stata causata dalla retorica aggressiva e feroce adottata dallo stesso Fico, il quale, secondo Nic, ha creato un’atmosfera politica talmente incandescente che i tentativi di omicidio «potrebbero capitare a chiunque». Ma questa è una spiegazione ben lontana dal convincere tutti: fin dalla pubblicazione in rete dei primi video, iniziarono a circolare teorie del complotto che ipotizzavano la mano di un’”agonizzante anglosfera” dietro l’attentato, ossia la mano dell’élite globalista che tenta di togliere di mezzo un personaggio scomodo a causa delle sue posizioni di filorusso, no-vax, fortemente critico dell’Ucraina e delle linee guida dell’OMS in merito a vaccini e pandemie.
Sul canale Telegram “Cesare Sacchetti”, che conta ben 61mila iscritti, pare che non ci siano dubbi sull’origine dell’attacco: «l’attentatore di Robert Fico si chiama Juraj Cintula. Cintula è un sostenitore del partito progressista del presidente slovacco, Zuzana Caputova. La Caputova è finanziata da Soros. Attorno all’attentato contro Fico, c’è l’ombra di George Soros. […] Robert Fico aveva definito pubblicamente Zuzana Caputova un’agente di Soros. La Caputova ha preso fondi dalla Open Society e ha lavorato anche per l’USAID, l’agenzia americana usata spesso dalla CIA per attuare colpi di Stato in giro per il mondo. La Caputova denunciò Fico solamente per aver detto la verità. L’uomo che ha sparato al premier slovacco Fico sostiene il partito della Caputova. La Caputova è la prima persona che dovrebbe essere indagata in una seria inchiesta. […] Robert Fico era andato al cuore della questione. Aveva denunciato la strage dei vaccini. Aveva denunciato le misure restrittive contro chi non voleva sottoporsi ad una sperimentazione di massa. Voleva fare luce sull’inizio della farsa pandemica. Robert Fico voleva colpire il cartello farmaceutico di Bill Gates».
Ciò che si dà per scontato, è che dietro l’azione di un assalitore, che disapprovava le scelte illiberali e antidemocratiche del Primo Ministro, vi debba per forza essere una potente mano esterna. Questo metodo di ragionamento, presente nella maggior parte delle persone, si basa sul cosiddetto bias di proporzionalità, che ci porta a pensare che dietro grossi avvenimenti vi debbano necessariamente essere cause altrettanto grandi, ed è lo stesso principio che è alla base di molti complotti di natura politica. Non era accettabile che Roma, la caput mundi, potesse bruciare a causa di un’urbanistica che ha favorito il propagarsi delle fiamme, perciò i rumores, come riportati negli Annales da Tacito, videro accuse nei confronti di Nerone come mandante dell’incendio. Allo stesso modo, era impossibile da accettare che il presidente della più grande potenza mondiale potesse essere ucciso da un ventiduenne con un fucile da 13 dollari comprato via posta, perciò più del 60% della popolazione americana non ha mai creduto alla versione ufficiale della Commissione Warren riguardo l’omicidio di JFK.
Preoccupanti, inoltre, risultano le reazioni dell’orbita antiglobalista, antioccidentale e filorussa alla narrazione dell’evento fornita da media quali Repubblica, Ansa e Il Corriere, i quali vengono accusati di fornire una descrizione positiva di Cintula, «evocando l’idea dell’artista che si è sacrificato con un gesto estremo per difendere la collettività dal pericolo di autoritarismo», a discapito di Fico, rappresentato come il nemico pubblico numero uno dell’Occidente che criminalizza chi non si piega al pensiero unico globalista.
Le due visioni del mondo risultano difficilmente conciliabili, facendo aumentare il rischio di azioni violente, in risposta al tentato omicidio di Fico, contro un bersaglio che viene descritto dai propri nemici come il Male assoluto, tanto forte quanto sfuggevole, rendendo di conseguenza valida ogni via percorribile.
Stefano Lovi – PhD Student


