Si è spento il Semaforo: la Germania di fronte alla crisi di governo
- 7 Novembre 2024

La Germania affronta una crisi di governo in verità già prevista da molti, ma forse non nei modi in cui si è concretizzata. Le divergenze tra il Cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ed il Ministro delle Finanze liberale Christian Lindner si sono rivelate in ultima analisi inconciliabili. Già nei mesi scorsi le tensioni all’interno della Coalizione Semaforo erano andate acuendosi, soprattutto in merito alle iniziative di carattere economico e finanziario che il Governo avrebbe voluto attuare in risposta alla crisi che affligge da tempo l’economia e l’industria della Bundesrepublik. Ufficialmente, il Casus Belli avrebbe riguardato l’intenzione del Cancelliere di Scholz di sospendere lo Schuldenbremse, lo strumento che impedisce l’indebitamento del bilancio tedesco, verosimilmente con l’intento di emanare una serie di misure espansive per l’economia, le quali tuttavia avrebbero comportato un aumento della spesa pubblica. Il Ministro delle Finanze Lindner, strenuo difensore del principio del pareggio di bilancio, ha però continuato ad opporsi fino all’ultimo a questa eventualità, ritenendola in contrasto con il proprio mandato ministeriale: nella serata del 6 novembre il Cancelliere Scholz ha infine preso atto di tale inconciliabilità, provvedendo a destituire Lindner dal suo incarico di Ministro delle Finanze, dopo che questi aveva inutilmente proposto ai partner di coalizione di ricorrere allo scioglimento anticipato del Parlamento.
Pochi minuti dopo l’annuncio della destituzione di Lindner, in un comunicato alla stampa Scholz ha informato l’intenzione di porre la Questione di Fiducia su di sé il prossimo 15 gennaio 2025: nel frattempo il Governo, che tuttavia con l’uscita dei Liberali dalla Coalizione non può più contare su una maggioranza certa al Bundestag, intende approvare in Parlamento tutte le misure che necessitano di essere emanate entro la fine del 2024, a cominciare dalla Legge di Bilancio.
L’annuncio di Scholz apre scenari pressoché inediti per la politica tedesca. In primo luogo, non disponendo di una maggioranza certa in Parlamento, per approvare i provvedimenti auspicati il Governo dovrà negoziare con le opposizioni le condizioni per un loro supporto al momento delle votazioni, e questo sia al Bundestag che al Bundesrat: una prospettiva per niente facile da realizzare, in quanto richiederebbe modifiche che probabilmente snaturerebbero in molti aspetti le norme che la ormai ex maggioranza vorrebbe promulgare. In secondo luogo, il ricorso alla Questione di Fiducia è in realtà volto a provocare un sostanziale voto di sfiducia intenzionalmente ricercato dal Cancelliere, con cui Scholz intende dimostrare ufficialmente il dissolvimento della maggioranza, a cui seguirebbe la richiesta al Presidente Federale Steinmeier di scioglimento anticipato del Bundestag e l’indizione di nuove elezioni probabilmente a fine marzo 2025, sei mesi prima della scadenza naturale della Legislatura.
Quel che è certo è che lo scontro tra Socialdemocratici e Liberali è stato aspro, e si è concluso con pesanti accuse reciproche tra Scholz e Lindner su chi detenga l’effettiva responsabilità del mancato accordo e della fine della Coalizione. Alcuni si domandano la ragione della mossa del Ministro delle Finanze di non accogliere le richieste del Cancelliere e di aver aperto sostanzialmente la strada ad elezioni anticipate: uno scenario potenzialmente devastante per la FDP, che al momento nei sondaggi si trova al di sotto della soglia di sbarramento del 5% e che rischia di non avere i voti per eleggere Parlamentari nella prossima Legislatura. Altri ritengono che Scholz dovrebbe porre la questione di fiducia al Bundestag molto prima del 15 gennaio 2025: d’altro canto, anticipare quel termine avrebbe significato rischiare il blocco decisionale del Bundestag e la mancata emanazione della Legge di Bilancio, con un effetto pericolosissimo sui conti pubblici e l’imprenditoria della Germania, come detto già pesantemente in crisi da tempo.
L’intento di Scholz è quindi quello di continuare a governare fino alla fine dell’anno con i Verdi e “chi altro ci sta”, cercando di volta in volta i voti necessari per approvare il provvedimento di turno. Non è ancora chiaro come reagiranno le opposizioni, specialmente l’alleanza conservatrice CDU/CSU di Friedrich Merz, mentre chi gioisce per questo clima “da ultimi giorni di Weimar” sono sicuramente i partiti radicali di destra (AfD) e sinistra (Alleanza Sahra Wagenknecht), che sperano di capitalizzare ulteriormente i loro consensi sfruttando lo scontento nel Paese e la crisi di governabilità scatenata dalle incapacità dei partiti tradizionali. Certo colpisce la concomitanza tra l’elezione di un Presidente degli Stati Uniti ultraconservatore come Donald Trump, e la crisi difficilmente reversibile di uno dei pochi governi occidentali a guida progressista. Il Cancelliere Scholz ha scelto quello che ritiene essere il male minore, nell’intento di restituire agli elettori la parola in tempi più rapidi del previsto: in ogni caso, è bene ricordare che quando si spengono i semafori anche attraversare il più innocuo degli incroci può risultare molto pericoloso, a prescindere dalla direzione da cui si proviene.
Andrea De Petris – Professore incaricato in diritto comparato, UNINT


