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Netanyahu e il cessate il fuoco con Hezbollah: un rischio politico per Trump e Israele

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha offerto a sorpresa colloqui per un eventuale cessate il fuoco con Hezbollah, presentandoli come un “dono” per il presidente eletto Donald Trump e per i Repubblicani. La proposta ha innescato un acceso dibattito in Israele, dove molti cittadini e figure politiche hanno espresso disapprovazione: temono che legittimare il gruppo possa minare la sicurezza dello Stato e provocare instabilità nella regione.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha offerto a sorpresa colloqui per un eventuale cessate il fuoco con Hezbollah, presentandoli come un “dono” per il presidente eletto Donald Trump e per i Repubblicani. La proposta ha innescato un acceso dibattito in Israele, dove molti cittadini e figure politiche hanno espresso disapprovazione: temono che legittimare il gruppo possa minare la sicurezza dello Stato e provocare instabilità nella regione.

Dal Libano, Hezbollah aveva iniziato a lanciare migliaia di razzi, missili e droni contro Israele il giorno dopo il massacro del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas. Più di 60.000 cittadini israeliani sono stati sfollati dalle proprie case nel nord dello Stato ebraico a causa degli attacchi continui delle milizie sciite pro-Iran. 

La proposta, che aderisce alla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,  prevede la collaborazione con l’Occidente e la Russia per impedire il riarmo di Hezbollah attraverso le rotte siriane e il trasferimento del gruppo a nord del fiume Litani. L’esercito libanese, con il supporto di forze statunitensi e britanniche, dovrebbe monitorare l’area per 60 giorni, unitamente ai Caschi blu dell’ONU. Questo approccio riflette un delicato equilibrio, poiché mira a ridurre le tensioni senza tuttavia compromettere la sicurezza israeliana.

Un funzionario di Trump ha dichiarato che Jared Kushner, il quale ha contribuito alla creazione degli Accordi di Abramo nel primo mandato del Tycoon, svolgerà probabilmente un ruolo consultivo nei futuri negoziati di normalizzazione con l’Arabia Saudita, anche se non assumerà una posizione ufficiale alla Casa Bianca. Siglati nell’agosto 2020, gli Accordi hanno stabilito relazioni diplomatiche tra Israele e diversi Paesi arabi, tra cui Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco. La rinnovata enfasi su questa relazione congiunta, che prende il nome dal patriarca Abramo – considerato un profeta da entrambe le religioni dell’ebraismo e dell’islam – pone nuovamente al centro la diplomazia e il dialogo regionale come elementi strategici nella lunga disputa arabo-israeliana per la Palestina.

Intanto, l’inviato dell’amministrazione Biden, Amos Hochstein, ha tenuto colloqui a Beirut poche ore dopo che Israele colpiva il centro della capitale libanese, svolgendo un ruolo cruciale nei negoziati. L’alto funzionario USA ha definito “costruttivi” i colloqui con il presidente del parlamento libanese, Nabih Berri, sottolineando un’opportunità reale per porre fine al conflitto. Hochstein ha incontrato i leader libanesi il 19 novembre 2024 per discutere la proposta americana. Il suo coinvolgimento evidenzia la complessità del conflitto e l’importanza della diplomazia statunitense nel bilanciare gli interessi geopolitici in Medio Oriente.

Un sondaggio pubblicato dall’Israel Democracy Institute mostra che la maggioranza degli israeliani ebrei sostiene la continuazione delle operazioni delle IDF nel sud del Libano, con il 54% favorevole alla prosecuzione dei combattimenti e solo il 38% favorevole ai negoziati di cessate il fuoco con lo Stato libanese. Nonostante i progressi apparenti, Netanyahu ha dichiarato che Israele continuerà le operazioni militari contro Hezbollah, anche in caso di accordo. Questo ha sollevato preoccupazioni nel governo libanese, che vede nella posizione israeliana una potenziale violazione della propria sovranità.

Con migliaia di vittime su entrambi i fronti, il cessate il fuoco rappresenta il tentativo più concreto di porre fine al conflitto di oltre un anno. Tuttavia, il successo dell’accordo dipende dalla reale volontà di entrambe le parti di rispettare i termini, dall’efficacia della supervisione internazionale e dal sostegno delle forze politiche locali. Il futuro di questa iniziativa sarà determinante per la stabilità dell’intera regione mediorientale.

Alessio Zattolo – PhD Student

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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