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Il Qatar espelle i dirigenti di Hamas: le implicazioni geopolitiche della rielezione di Trump

Nonostante Donald Trump non sia ancora formalmente il quarantasettesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, gli effetti della sua rielezione si stanno già facendo sentire sullo scacchiere internazionale, in particolar modo nel Medio Oriente. Il 9 novembre, in seguito ai risultati elettorali, il Qatar ha deciso di sospendere la sua attività di mediatore nei colloqui tra Israele e Hamas.

Nonostante Donald Trump non sia ancora formalmente il quarantasettesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, gli effetti della sua rielezione si stanno già facendo sentire sullo scacchiere internazionale, in particolar modo nel Medio Oriente. Il 9 novembre, in seguito ai risultati elettorali, il Qatar ha deciso di sospendere la sua attività di mediatore nei colloqui tra Israele e Hamas. La decisione è stata giustificata dalla difficoltà delle parti di dimostrare la volontà di negoziare un accordo di cessate il fuoco duraturo. Storicamente, il Qatar ha svolto un ruolo centrale nei dialoghi di pace tra Israele e Hamas, grazie alla sua posizione di neutralità e ai suoi legami con il movimento palestinese. Inoltre, Doha è stata protagonista di importanti intese, come lo scambio di ostaggi tra Israele e Hamas nel 2023. Tuttavia, nonostante gli sforzi, i colloqui si sono arenati negli ultimi mesi, culminando nel rifiuto di Hamas di accettare una tregua a breve termine proposta dalla comunità internazionale.

Recentemente, la tv Kan ha riportato che il Qatar ha chiesto a Hamas di lasciare Doha, poiché il loro ufficio non serviva più allo scopo previsto. Un funzionario americano ha rivelato che l’amministrazione Biden ha chiesto al Qatar di espellere Hamas, richiesta accolta e notificata intorno al 28 ottobre. Un elemento che ha accelerato questo processo è stata la rielezione di Trump, il quale ha storicamente avuto rapporti più stretti con l’Arabia Saudita e i paesi sunniti del Medio Oriente, aumentando la pressione sul Qatar per limitare le sue interazioni con Hamas. La decisione di Doha di sospendere la mediazione riflette anche le crescenti pressioni internazionali, in particolare quelle provenienti da Israele e da alcuni esponenti del partito repubblicano degli Stati Uniti. In effetti, il Qatar, pur essendo un alleato strategico degli Stati Uniti e ospitando la più grande base aerea americana nella regione, si è trovato sotto scrutinio per il suo sostegno a Hamas e i suoi legami con l’Iran. Con la rielezione di Trump, Doha si trova ora a dover bilanciare le sue alleanze geopolitiche, cercando di mantenere una buona relazione con Washington, pur non rinunciando completamente alla sua storica posizione di mediatore nei conflitti palestinesi.

È importante ricordare che, durante il primo mandato di Trump, il Qatar ha vissuto un isolamento regionale significativo a causa di un blocco imposto da parte dei paesi del Golfo, come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto. Tale blocco era in parte dovuto alla vicinanza del Qatar all’Iran, considerato il principale rivale geopolitico dei paesi sunniti. In questo contesto, il ritorno di Trump potrebbe segnare una nuova fase di tensioni per Doha, che dovrà navigare tra la pressione degli alleati sunniti e la necessità di mantenere i propri legami con l’Iran.

Nel frattempo, l’Iran stesso sta vivendo un crescente isolamento internazionale, complicato da notizie recenti che raccontano di un complotto sventato dall’FBI per assassinare Trump come atto di vendetta per l’uccisione del generale Qassem Soleimani, un alto comandante delle Forze Quds iraniane. Questo scenario ha ulteriormente aggravato la posizione del Qatar, che si trova a gestire un delicato equilibrio tra le pressioni americane e le sue storiche relazioni nella regione. In tale contesto, Hamas sta esplorando alternative per ricollocare il suo ufficio politico. La Turchia emerge come una possibile destinazione, in quanto rappresenta una base operativa relativamente sicura e una potenza regionale che potrebbe beneficiare dell’ulteriore rafforzamento dei suoi legami con Hamas.

La sospensione della mediazione da parte del Qatar rappresenta una grave battuta d’arresto per i negoziati tra Israele e Hamas. Le famiglie degli ostaggi israeliani, che avevano riposto nella mediazione qatariota una speranza per il rilascio dei loro cari, si trovano ora senza un interlocutore affidabile, e i colloqui sono fermi. Questo scenario potrebbe avere gravi conseguenze per gli equilibri di sicurezza nella regione, complicando ulteriormente la già delicata situazione tra Israele, Hamas e i paesi arabi.

Stefano Lovi – PhD Candidate

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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