L’assedio di Aleppo e la guerra civile siriana
- 4 Dicembre 2024

Dopo cinque anni di tregua, l’attacco dei ribelli sunniti e dei jihadisti riapre i combattimenti in Siria, proprio poco dopo il raggiungimento della sospensione del conflitto tra Israele e Libano.
Le forze del Governo di salvezza siriano, sostenute dalla Turchia, hanno attaccato Aleppo, città che era controllata dall’esercito regolare di al-Assad, violando il cessate il fuoco, e sono arrivate ad Hama. Perchè? La nozione di jihad è notoriamente equivoca, oscillando tra i due significati di lotta agli infedeli e di dovere collettivo di contribuire all’edificazione della comunità islamica nel concreto contesto storico. Nel 2013 i fondamentalisti avevano isolato l’esercito libero.
L’ esercito, dopo i combattimenti di venerdì, ha perso il controllo del quartiere chiave di Nuova Aleppo.
I carri armati dei ribelli sono entrati nella città. L’aeroporto è chiuso e i numeri sono altamente preoccupanti: circa 300 persone sarebbero state uccise in due giorni e sarebbero già 15mila gli sfollati.
La Russia ha promesso a Damasco aiuti extramilitari per contrastare i ribelli, ma secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr) i jihadisti siriani e i ribelli alleati controllano “la maggior parte” della città di Aleppo.
A guidare la rivolta Hayat Tahrir al- Sham ( organizzazione per la Liberazione del Levante), nota con l’acronimo Hts, derivata da una formazione allineata ad Al Qaeda
La storia: dalla Primavera araba alla guerra civile in Siria.
Ma andiamo con ordine. Tutto comincia nel 2011, quando, durante le Primavere arabe, anche in Siria si verificano le rivolte con cui la popolazione chiede più diritti, più libertà e un cambio di regime. Le proteste vengono represse violentemente e parte dell’opposizione armata farà in seguito parte dell’Esercito siriano libero.
In pochi mesi la rivolta qui diventa in una guerra civile. A partire dal 2013 gruppi di opposizione fondamentalisti islamici isolano l’Esercito Siriano Libero e fanno emergere lo Stato islamico; nel nord-est del paese invece ha inizio una rivoluzione parallela, da cui deriverà l’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est.
Il supporto di Russia e Iran, che hanno notevoli interessi in quel territorio, permette al governo di ripristinare il controllo sulla maggior parte del paese.
La Siria ospita il porto della Marina russa nel Mediterraneo orientale a Tartus e un aeroporto per aerei da guerra a Khmeimim. Due avamposti non da poco.
La conseguenza di questi lunghi anni di guerra è una grave crisi umanitaria: oltre mezzo milione di vittime, metà della popolazione siriana sfollata e un quarto rifugiata all’estero.
I ribelli stanno cercando di avere il controllo di Aleppo e di altre città
A novembre 2024, con l’offensiva, le forze ribelli hanno preso il controllo anche delle aree urbane di Khalsa, Al-Rashidin e Khan Tuman, dove l’esercito guidato dal presidente siriano Bashar al-Assad avrebbe abbandonato quattro vecchi carri armati T55 sovietici.
Le forze aeree russe e siriane bombardano la provincia di Idlib, attorno a cui si raccolgono da sempre le forze del Governo di salvezza siriano.
Ma non è tutto: ci sarebbero combattimenti nella zona demilitarizzata della Siria settentrionale al confine con la Turchia e le forze che si oppongono a Assad, sostenute dalla Turchia, sarebbero riuscite a prendere il controllo anche di una parte della M5, snodo stradale tra Aleppo e Damasco, la capitale.
Iran e Russia dietro le quinte dell’esercito regolare
Il comandante chiave delle Guardie rivoluzionarie iraniane, Kioumar Pourashemi, sarebbe stato ucciso nelle prime ore di scontri e ci sono stati attacchi aerei russi nell’area urbana di Khan Al-Asal, ove è presente una base di rifornimento dell’esercito siriano.
Il governo di al-Assad avrebbe schierato la Forze Tigre, 25° divisione delle Forze speciali addestrata dai russi.
Turchia e un gruppo islamista sostengono l’esercito di salvezza siriano: il rischio di estremismi
Come accennato, l’Ssg è sostenuto, oltre che dalla Turchia, dal gruppo islamista Tahrir al-Sham, accusato di estremismo e legato a Jabhat al-Nusra, gruppo siriano di al-Qaeda operativo fino al 2019.
In tutte le rivolte sono presenti delle frange estremiste. Le Primavere arabe sono state un fenomeno che ha sorpreso l’Occidente. Nell’immaginario collettivo, l’Islam era ancora legato al tragico attentato alle Twin Towers del 2001; il fatto che la popolazione dell’area MENA chiedesse invece diritti e libertà, e proponesse costituzioni nuove, in grado di conciliare la divisione dei poteri e le libertà proprie del costituzionalismo euro-occidentale con l’indivisibile connessione tra religione e spazio pubblico propria dell’Islam, era un’assoluta novità.
Tuttavia in Siria non si è arrivati, a differenza di quanto è successo in altri Paesi, ad un cambiamento istituzionale, ma ad una guerra civile in cui da una parte c’è quello che si chiama “esercito regolare” di uno Stato autoritario, dall’altro ribelli e jihadisti, che non si comprende fino a che punto, tra loro, abbiano la stessa visione.
Elisa Latella – PhD Candidate


