Il Ciad chiude la cooperazione militare con la Francia
- 12 Dicembre 2024
Il Ciad chiude la cooperazione militare con la Francia, in un momento in cui quest’ultima sta vivendo una gravissima crisi politica interna, per la sfiducia all’esecutivo da parte di un’alleanza dei partiti di opposizione, caso che non si verificava da oltre sessant’anni.
Il 29 dicembre in Ciad si svolgeranno le elezioni legislative e locali; le presidenziali si sono svolte il 6 maggio scorso confermando Mahamat Deby, già proclamato da due anni presidente ad interim e figlio del precedente presidente Idriss Deby. Una repubblica semipresidenziale che sembra avere una vaga somiglianza con una dinastia, caratterizzata da influenze militari, ma anche da incarcerazioni arbitrarie, esecuzioni sommarie e limitazioni alla libertà da parte delle forze armate.
Ma andiamo con ordine. Lo Stato del Ciad, molto povero, caratterizzato da colpi di Stato e violenza politica, collocato in Africa centrale, viene conquistato dalla Francia nel 1920 (le lingue ufficiali sono ancora oggi arabo e francese). Nel 1960 il Ciad ottiene l’indipendenza (coincidenza, nel 1962 la Francia viveva una grandissima crisi politica). Tuttavia, pochi anni dopo scoppia una lunga guerra civile, seguita dall’invasione da parte della Libia (il conflitto viene interrotto solo con un intervento militare francese). Di nuovo con il sostegno della Francia, nel 1991 viene modernizzato l’esercito nazionale del Ciad, ma il Paese viene destabilizzato di nuovo nel 2003 per la crisi del Darfur (un conflitto armato) nel confinante Sudan.
Idriss Déby (presidente ritenuto molto autoritario) viene ucciso dai ribelli del Front pour l’alternance et la concorde au Tchad (FACT) nell’aprile 2021: in seguito a tale evento, il consiglio militare di transizione guidato da suo figlio Mahamat Déby assume il controllo del governo: viene sciolta l’Assemblea.
Perché il Ciad non vuole più l’alleanza con la Francia?
La chiusura della cooperazione militare viene motivata dalla volontà di esercitare la propria sovranità, ma c’è da chiedersi quale ruolo giochi la Russia dietro questa scelta. Una dittatura più forte sta allontanando un regime autoritario economicamente fragile da una democrazia occidentale?
Formalmente, secondo il documento firmato dal ministro degli Affari esteri Abderaman Koulamallah, si chiude una collaborazione, ma ciò “non interrompe le relazioni storiche e i legami di amicizia” con Parigi, che resta “un partner essenziale”. Si prevedrebbe una transizione armoniosa.
Nella città di Abeché, seconda città del Paese, stando ai media locali dei manifestanti avrebbero esposto dei cartelli con la scritta “Tchad Hurra, France barra”, ossia “Ciad libero, Francia fuori”. Si stima che siano migliaia i soldati francesi in Ciad, non graditi alla popolazione.
È facile, tuttavia, immaginare che le elezioni di dicembre non saranno realmente democratiche: alcuni partiti di opposizione hanno dichiarato di volerle boicottare apposta.
Venendo meno l’accordo, Parigi perde un alleato nel contrasto al jihadismo, in una regione sempre più aperta al dialogo con la Russia e alla presenza del gruppo Wagner. Il Ciad ospita anche migliaia di rifugiati dal vicino Sudan.
Gli altri Paesi africani faranno lo stesso? Il presidente senegalese Diomaye Faye spera nella chiusura di una base militare francese, considerata contraria alla capacità di autodeterminarsi di Dakar.
Finisce la Françafrique? Questo termine ha un doppio significato: in senso positivo indica le relazioni privilegiate con la Francia di alcuni Paesi africani, in senso dispregiativo indicherebbe il sostegno a dittature e l’appropriazione anche di fondi pubblici ( nello specifico, una politica estera francese nascosta, indipendente dal Ministero degli Affari esteri, tramite la presenza di funzionari francesi o di incaricati tecnici nei paesi africani, un’ingerenza anche militare e legami finanziari occulti).
Elisa Latella – PhD Candidate