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Artico: tensioni geopolitiche tra Canada, Stati Uniti, Russia e Cina

Nella regione artica non aumenta solo la temperatura dell’ambiente a causa del cambiamento climatico. A surriscaldarsi sono anche i rapporti tra potenze artiche, come Canada, Russia e Stati Uniti, e quelle che da tempo ambiscono a diventarlo, come la Cina.

Nella regione artica non aumenta solo la temperatura dell’ambiente a causa del cambiamento climatico. A surriscaldarsi sono anche i rapporti tra potenze artiche, come Canada, Russia e Stati Uniti, e quelle che da tempo ambiscono a diventarlo, come la Cina.
Lo scioglimento dei ghiacci, oltre a determinare conseguenze a livello ambientale, accresce l’accessibilità e l’importanza delle rotte polari di transito per i trasporti marittimi mondiali: la rotta del Mare del Nord (NSR), e, specialmente, il Passaggio a Nord-Ovest (NWP).
All’appetibilità delle nuove vie di comunicazione – più veloci e quindi meno costose – si aggiunge la corsa per le risorse naturali del sottosuolo, come idrocarburi e terre rare.
L’Artico è così destinato a divenire il teatro di una crescente competizione, dove il confronto tra i vari attori può cambiare seriamente gli equilibri della geopolitica mondiale.      

Secondo il New York Times, – che cita una dichiarazione del governo canadese -, Ottawa è intenzionata a stringere alleanze con altri Paesi dell’area artica, in particolar modo con gli Stati Uniti.  L’iniziativa imprime una svolta alla gestione delle relazioni del quadrante, fino ad oggi impostata su una strategia di bassa tensione. Il cambiamento è motivato dai recenti eventi internazionali, a partire dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022. 

Uno studio condotto dalla Brown University, evidenzia che l’area artica, a causa di un fenomeno che va sotto il nome di amplificazione polare, è soggetta a un innalzamento delle temperature due volte più rapido rispetto al resto del mondo. Se l’aumento della temperatura globale non verrà contenuto in tempi brevi, lo scioglimento dei ghiacci perenni determinerà inevitabilmente un considerevole aumento dei periodi di navigabilità durante l’anno.
Recenti proiezioni di analisi della rivista Nature Communications, prevedono un Oceano Artico senza ghiaccio già prima del 2030, anticipando il giorno zero di alcuni lustri rispetto ad altri studi. 

L’Artico, con la sua estensione di 14 milioni di chilometri quadrati, è una zona di grande interesse economico. Il suo sottosuolo ospita il 40% delle riserve mondiali di petrolio e gas, e il 30% delle risorse naturali mondiali. Nella parte meridionale della Groenlandia, in particolare, si troverebbero i più grandi giacimenti al mondo di uranio e terre rare. Quest’ultime indispensabili per la transizione digitale ed ecologica, si pensi ai semiconduttori. I costi delle trivellazioni, fino ad ora estremamente elevati, potrebbero in futuro ridursi proprio a causa dello scioglimento dei ghiacci.
Questo spiega il crescente interesse di molti Paesi intorno all’area. A ciò si aggiunge il fatto che le rotte artiche sono dal 30% al 50% più corte delle rotte dei canali di Suez e di Panama per i traffici Est-Ovest. I tempi di transito, ridotti di 14-20 giorni, si traducono in un notevole vantaggio economico.   

Il New York Times riferisce che il governo canadese si è impegnato ad aumentare la spesa militare nell’Artico, di cui 3.6 miliardi di dollari americani solo in sistemi di difesa, in un’operazione congiunta con gli Stati Uniti. Dal canto suo la Cina – intenzionata a conquistare il ruolo di potenza artica – nell’area ha un accordo di cooperazione con la Russia. I due Paesi conducono congiuntamente operazioni ‘dual use’, sia per via aerea che marittima, per scopi di ricerca e di intelligence militare.
Il governo canadese ha definito la partnership con gli Stati Uniti come essenziale per assicurare la difesa del suolo nordamericano. Tuttavia, tra i due Paesi è in corso una disputa sulle acque del Passaggio a Nord-Ovest (NWP), che per Washington sono internazionali, mentre per Ottawa sono canadesi. In aggiunta, la dichiarazione del Canada di nominare un ambasciatore artico tra la popolazione locale, ha suscitato accese reazioni. Il rappresentante degli Inuit si è detto contento, ma ha lamentato la carenza di infrastrutture basilari come strade e acquedotti, cui si dovrà sopperire. 

Secondo Politico, l’allineamento anti NATO Cina-Russia si è pericolosamente esteso alla frontiera dell’Artico. Alla Russia serve per mantenere una postura di minaccia nucleare contro gli Stati Uniti. Alla Cina per distrarre l’attenzione di quest’ultimi e dei loro alleati dall’Indo-Pacifico.
Le capacità sino-russe in campo marittimo, spaziale e cyber minacciano le infrastrutture per la comunicazione e i dati nella regione. A questo proposito, il documento per la strategia artica del Dipartimento della Difesa USA del 2024, definisce fondamentale la cooperazione con gli alleati artici della NATO. E quello più vicino è proprio il Canada.    

Donata Zocche – PhD Candidate

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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