Amnesty International accusa Israele di genocidio
- 12 Dicembre 2024
Il 5 dicembre Amnesty International ha pubblicato un rapporto dettagliato che accusa Israele di genocidio nei confronti della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, intitolato “YOU FEEL LIKE YOU ARE SUBHUMAN”. Il report analizza la complessa situazione del conflitto tra Israele e Hamas, con particolare attenzione alle accuse di violazioni del diritto internazionale e ai danni causati ai civili. Amnesty International solleva gravi preoccupazioni su presunti attacchi indiscriminati e sproporzionati condotti durante il conflitto, mettendo in discussione il rispetto delle norme umanitarie. D’altra parte, Israele respinge con fermezza tali accuse, sostenendo il proprio diritto alla legittima difesa e accusando Hamas di sfruttare i civili come scudi umani.
Un’offensiva di dimensioni senza precedenti
Il rapporto evidenzia come, a partire dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, Israele ha condotto una risposta militare definita da Amnesty come “senza freni e distruttiva”. Al 7 ottobre 2024, si contavano oltre 42.000 vittime palestinesi, tra cui 13.300 bambini, e più di 97.000 feriti, con intere famiglie spazzate via in attacchi aerei. Inoltre, Gaza è stata devastata su una scala mai vista prima: intere città distrutte, infrastrutture essenziali annientate e vaste aree rese inabitabili.
Atti vietati dalla Convenzione sul genocidio
Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha dichiarato che Israele ha commesso atti proibiti dalla Convenzione sul genocidio, tra cui: uccisioni di massa, gravi danni fisici e mentali alla popolazione e deliberata imposizione di condizioni di vita insostenibili volte alla distruzione della popolazione. “Non si tratta solo di una risposta militare sproporzionata”, ha dichiarato Callamard, segretaria generale di Amnesty International, “ma di un attacco calcolato che punta alla distruzione del popolo palestinese”. Amnesty sottolinea che questi atti sono stati compiuti con l’intento di eliminare fisicamente la popolazione palestinese di Gaza, obiettivo indicato come strumentale alla distruzione di Hamas o parallelo ad essa.
Condizioni di vita insostenibili
Israele ha imposto un blocco totale a Gaza, tagliando elettricità, acqua e carburante, e limitato drasticamente l’ingresso di aiuti umanitari, creando una catastrofe umanitaria. Le condizioni di vita per i palestinesi sono diventate insostenibili: malnutrizione, malattie e sfollamenti di massa sono all’ordine del giorno. Amnesty ha documentato oltre 1.900.000 sfollati, il 90% della popolazione di Gaza, molti dei quali costretti a spostarsi fino a dieci volte.
Dichiarazioni deumanizzanti e prove di intento genocida
Il rapporto include l’analisi di 102 dichiarazioni pubbliche di funzionari israeliani tra ottobre 2023 e giugno 2024. Di queste, 22 affermazioni di alti ufficiali israeliani sembrano giustificare o richiedere azioni genocidarie, confermando secondo Amnesty l’intento genocida dietro le azioni di Israele. Frasi come “Gaza deve essere rasa al suolo” e “Non ci sono innocenti a Gaza” sono state riprese anche dai soldati sul campo, alimentando un clima di odio e giustificando atti brutali. Questo linguaggio, spesso ripreso dai soldati sul campo, riflette una visione della popolazione palestinese come “sacrificabile”.
Implicazioni per la comunità internazionale
Amnesty accusa anche la comunità internazionale di complicità passiva, come gli Stati Uniti e la Germania, principali fornitori di armi a Israele, che sono stati esortati ad interrompere immediatamente il sostegno militare. Secondo Callamard, il trasferimento di armi a Israele viola l’obbligo internazionale di prevenire il genocidio. “La prevenzione del genocidio è un obbligo morale e legale”, ha dichiarato Callamard, “eppure gli stati potenti stanno chiudendo un occhio, mettendo la politica e gli interessi economici davanti alla vita umana”.
Inoltre, Amnesty ha sollecitato la Corte Penale Internazionale (CPI) a indagare sul genocidio, oltre ai crimini di guerra e contro l’umanità già sotto esame. Nel mese di novembre, la CPI ha emesso mandato d’arresto per Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati di essere tra i principali responsabili delle violenze. L’organizzazione chiede inoltre: l’imposizione di sanzioni mirate contro funzionari israeliani e di Hamas responsabilità di crimini internazionali, la sospensione immediata delle forniture di armi a Israele e pressioni diplomatiche per porre fine al blocco di Gaza e garantire aiuti umanitari.
La risposta di Israele
Israele ha respinto le accuse di Amnesty International definendole “inventate e false”, sostenendo di agire in legittima difesa contro gli attacchi di Hamas. Un portavoce dell’esercito afferma che il rapporto non considera le realtà operative e accusa Hamas di usare i civili come scudi umani, sottolineando che Israele adotta tutte le misure per limitare i danni ai civili. Il Ministero degli Esteri ribadisce che Israele opera in conformità con il diritto internazionale e sottolinea che, dal massacro del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas, i cittadini israeliani subiscono attacchi da sette fronti diversi. La stessa Amnesty Israel ha criticato il rapporto della casa madre, affermando che tale accusa è basata su una “conclusione predeterminata”.
La sezione locale ha dichiarato che, sebbene la morte e la distruzione a Gaza abbiano raggiunto proporzioni catastrofiche, le loro analisi non riscontrano che le azioni di Israele soddisfino la definizione di genocidio. Tuttavia, Amnesty Israel riconosce che le azioni di Israele nella guerra contro Hamas potrebbero costituire crimini contro l’umanità e pulizia etnica. Anche gli Stati Uniti hanno respinto l’accusa di genocidio. La dichiarazione di Amnesty Israel sottolinea che per provare il genocidio è necessaria la dimostrazione di un “intento specifico” di distruggere la popolazione palestinese, cosa che, secondo loro, non è stata dimostrata inequivocabilmente.
Stefano Lovi – PhD Candidate