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Siria: se Assad usava il captagon come leva geostrategica regionale

“La Siria non sarà più un narco-stato”. Questa è stata una delle prime dichiarazioni di al-Jolani, leader di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), dopo la deposizione di Bashar al-Assad. Il regime di Damasco traeva forti benefici economici dal traffico di Captagon. Ma non solo. Lo stupefacente era usato anche come leva geopolitica sugli Stati del Golfo - in particolare Riyad – per uscire dall’isolamento e legittimarsi a livello regionale. La droga come minaccia alla stabilità sociale.

“La Siria non sarà più un narco-stato”. Questa è stata una delle prime dichiarazioni di al-Jolani, leader di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), dopo la deposizione di Bashar al-Assad.
Il regime di Damasco traeva forti benefici economici dal traffico di Captagon. Ma non solo. Lo stupefacente era usato anche come leva geopolitica sugli Stati del Golfo – in particolare Riyad – per uscire dall’isolamento e legittimarsi a livello regionale. La droga come minaccia alla stabilità sociale. 
Oggi sono tanti i quesiti sul futuro della Siria. Tra questi, se i ribelli sapranno fare a meno dei ricchi proventi del mercato della droga, assieme al suo potere strategico. Ma anche se saranno in grado di estirpare un network di produzione e di distribuzione diffuso nell’intero Paese.      

In un recente articolo, il New York Times riporta la scoperta da parte dei jihadisti siriani di ingenti dosi di captagon in un laboratorio di Damasco. Nel Paese il traffico dello stupefacente – condotto da soggetti legati al deposto presidente Bashar al-Assad – negli anni è arrivato a superare il volume delle esportazioni legali, facendo della Siria un narco-stato.
Prodotto al costo di pochi centesimi a pastiglia, il captagon è venduto nelle strade delle città siriane a un prezzo che va dai tre ai venti dollari americani. Se risulta poco diffuso nel resto del mondo, esso è invece presente in diversi Paesi del Medio Oriente, dove è conosciuto come ‘Abu Hilalain’ – ‘padre dei due crescenti’ – per la coppia di mezzelune impresse su ogni pastiglia.   

Il captagon è stato prodotto per la prima volta nel 1961 da un’azienda farmaceutica tedesca,   come farmaco alternativo all’anfetamina, al tempo usata per trattare la stanchezza e alcuni disturbi comportamentali. Ritenuto più leggero di quest’ultima, il suo uso si è diffuso tra i soldati al fine di aumentare i periodi di veglia e potenziare il ‘coraggio’. Nel 1980 il governo USA lo ha tuttavia escluso dalla lista delle sostanze per uso medico, ponendo così fine alla sua commercializzazione.
Vietato in tutto il mondo, dopo che la comunità medica ha denunciato i rischi di dipendenza e disturbi mentali derivanti dalla sua assunzione, la sostanza ha continuato a essere prodotta illegalmente in Europa orientale. 

Secondo un’inchiesta del Corriere della Sera, durante gli anni ’90 e i primi anni 2000 il traffico di captagon è avvenuto principalmente tra i Balcani e la Turchia, per poi spostarsi a metà anni 2000 nella valle della Bekaa – tra Libano e Siria – divenuta un centro di produzione. Con l’appoggio di Hezbollah ad al-Assad durante la guerra civile siriana, i laboratori si sono infine distribuiti lungo la costa alawita e sui monti Qalamoun.
Il traffico di captagon è stato così gestito dal regime siriano entro i propri confini, attraverso un’estesa rete di cui facevano parte la quarta corazzata d’élite dell’esercito, – comandata da Maher al-Assad, fratello di Bashar -, la Air Force Intelligence e la Guardia Repubblicana. 

L’uso del captagon in Medio Oriente per finalità politico-militari è stato testimoniato da più parti. Alcuni manifestanti delle Primavere arabe sostengono di averlo ricevuto dagli organizzatori, per infiammare le piazze durante le sollevazioni. I combattenti curdi affermano invece di averlo trovato in possesso dei miliziani dell’ISIS uccisi a Kobane. Tra gli effetti della sostanza si registrano infatti inibizione della paura, maggiore resistenza alla fatica e al dolore fisico. Se al-Qaeda ai suoi seguaci ha sempre vietato l’uso, oltre che di alcol, anche di droga, l’ISIS dal canto suo non ha invece fatto altrettanto. 

Secondo l’EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction) la denominazione del captagon come ‘droga del Daesh’ è tuttavia inappropriata.
Non vi è evidenza che i terroristi islamici responsabili degli attacchi di Parigi nel 2015 fossero sotto l’effetto del captagon, così come in altri Paesi europei colpiti. E nemmeno durante l’assalto a Tunisi perpetrato nello stesso anno. Anche l’uso della sostanza nell’attacco del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas è ancora oggetto di verifica.   

I proventi dal traffico di captagon da parte degli Assad non sono facilmente calcolabili. Un’inchiesta del settimanale Der Spiegel li stima intorno ai 5.7 miliardi di dollari nel 2021. Una cifra ragguardevole, – che secondo altre fonti raggiungerebbe addirittura i 30 miliardi -, considerato che secondo la banca dati Trading Economics il prodotto interno lordo siriano in quell’anno ammontava a 8.97 miliardi di dollari.

I vantaggi non sono tuttavia solo di ordine economico. Secondo studi del Carnegie Middle East Center, il regime si serviva del captagon anche come strumento di pressione sugli Stati del Golfo, in particolare sull’Arabia Saudita. Su un piatto della bilancia si trovava la droga come minaccia alla pace sociale, sull’altro il reintegro della Siria nel mondo arabo e la fine dell’isolamento.
Destituito al-Assad, il leader degli insorti siriani Abu Muhammad al Jolani, ha dichiarato che la Siria cesserà di essere un narco-stato. Resta da vedere se, oltre alla leva geopolitica, i miliziani dell’HTS saranno disposti a rinunciare agli introiti multimiliardari, e soprattutto, se riusciranno a smantellare un network profondamente radicato.     

Donata Zocche – Giornalista e PhD candidate

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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