La prima decisione di Trump in materia migratoria
- 29 Gennaio 2025

In data 20 gennaio 2025, il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un Executive Order intitolato “Realigning the United States Refugee Admissions Program”.
Tale disposizione è stata adottata, partendo dalla constatazione che gli USA non hanno la capacità di assorbire un gran numero di immigrati e di rifugiati senza compromettere la disponibilità di risorse per i cittadini americani.
Proprio sotto questo punto di vista, Trump ha anche ricordato come alcuni Stati (si menzionano New York e Massachusetts) hanno dichiarato in passato lo stato di emergenza per via dell’aumento della migrazione. A titolo esemplificativo, si pensi che, nell’agosto del 2023, la governatrice del Massachusetts (Maura Healey) aveva affermato l’emergenza nello Stato a causa del rapido aumento del numero di famiglie di migranti che arrivavano in cerca di riparo e di servizi, nonostante la grave mancanza di disponibilità di rifugi presenti.
Inoltre, nel testo, si ricorda come sia un punto importante della politica degli Stati Uniti garantire che la sicurezza pubblica e quella nazionale siano i capisaldi anche delle precedenti legislazioni in materia. Pertanto, si sottolinea l’importanza di ammettere solo i rifugiati che possono assimilarsi completamente negli Stati Uniti affinché si dia al Paese la possibilità e la capacità di preservare le risorse dei contribuenti per i propri cittadini. In seguito, l’EO (Ordine Esecutivo) consente, rispettando quelli che sono i dettami della legge e della Costituzione, agli enti locali la concessione di un ruolo importante nel processo di determinazione del collocamento o dell’insediamento nelle loro giurisdizioni di stranieri idonei ad essere ammessi e riconosciuti come rifugiati nel Paese.
L’adozione dell’Executive Order ha portato alla sospensione dell’USRAP (The United States Refugee Admissions Program), la legge sull’immigrazione che richiedeva ai funzionari del potere esecutivo di esaminare la situazione dei rifugiati, di prevedere quanto e in che misura gli Stati Uniti potessero partecipare al reinsediamento dei rifugiati e discutere le ragioni per le quali si ritiene che la proposta di ammissione dei rifugiati sia giustificata da preoccupazioni umanitarie. Tale previsione, inoltre, conteneva anche una clausola speciale secondo la quale ogni anno sarebbero state stabilite le priorità con le quali comprendere quali rifugiati sarebbero stati di particolare interesse per gli USA.
Quanto previsto dal citato EO però non è, sulla carta, definitivo. Infatti, verso la conclusione del testo, è possibile leggere che entro 90 giorni dall’adozione dell’atto il Segretario della Sicurezza Interna, in consultazione con il Segretario di Stato, è chiamato a presentare un rapporto al Presidente sulla possibilità di riprendere l’ingresso dei rifugiati negli Stati Uniti ai sensi dell’USRAP; ciò, però, se fosse nell’interesse degli Stati Uniti.
Sempre in questa direzione, il Segretario della Sicurezza Interna, in consultazione con il Segretario di Stato, presenterà ulteriori rapporti ogni 90 giorni successivi fino a quando non verrà stabilito che la ripresa dell’USRAP è nell’interesse degli Stati Uniti.
Concentrandoci sulle conseguenze di questa decisione, è stato esaminato che la decisione del Presidente Trump ha portato al blocco dei voli dall’Afghanistan che interessavano circa 1.660 persone precedentemente autorizzati dal governo americano ad insediarsi negli Stati Uniti. Tra queste, ci sono minori non accompagnati in attesa di ricongiungimento con le loro famiglie negli USA, nonché afghani a rischio di ritorsioni da parte dei talebani perché hanno combattuto per l’ex governo nazionale sostenuto da Washington.
Vanni Nicolì – PhD Candidate


