La partita a poker di Friedrich Merz
- 4 Febbraio 2025

Negli ultimi giorni la scena politica tedesca è stata teatro di grandi tensioni, dovute ad alcune iniziative parlamentari in materia di politiche migratorie promosse dal Presidente della CDU Friedrich Merz, candidato alla Cancelleria per l’Union (CDU e CSU) alle elezioni politiche del 23 febbraio.
La partita a poker era iniziata il 29 gennaio, quando l’Union aveva presentato al Bundestag una mozione, in verità priva di conseguenze giuridiche ma molto significativa sul piano politico, che chiedeva forti restrizioni soprattutto rispetto alle procedure di ingresso di migranti in territorio tedesco. La mozione seguiva il tragico evento del 22 gennaio ad Aschaffenburg, in Baviera, dove un richiedente asilo afghano con problemi psichici e destinato all’espulsione aveva attaccato con un coltello la folla nei pressi di un asilo, causando due vittime, tra cui un bambino di due anni di origini marocchine, e due feriti gravi. Fino a quel momento Friedrich Merz aveva ripetutamente confermato la volontà del suo partito di rispettare l’impegno, condiviso da tutte le forze politiche democratiche tedesche, di evitare qualsiasi forma di collaborazione anche minima con il partito di estrema destra AfD, di cui almeno alcune sue componenti regionali sono state dichiarate vicine alla scena neonazista dai servizi segreti tedeschi. Ancora l’11 gennaio Merz aveva espressamente sottolineato che non ci sarebbe stata alcuna collaborazione con l’AfD sotto la sua guida e aveva legato a questo impegno, tra l’altro, il suo “destino di Presidente del partito della CDU”; il 24 gennaio, tuttavia, lo stesso Merz aveva dichiarato che la CDU avrebbe “presentato proposte che corrispondono esclusivamente alle nostre convinzioni […]. E le presenteremo, indipendentemente da chi è d’accordo con esse”. In effetti, pur sapendo che la sua mozione non sarebbe stata votata da SPD, Verdi e Linke, e consapevole che una sua approvazione si sarebbe ottenuta solo grazie ai voti dei del Deputati della AfD, il Presidente della CDU aveva preferito comunque andare alla conta.
La mozione è stata effettivamente approvata con 348 voti a favore e 345 contrari, e tra i favorevoli, oltre a Union e Liberali, si sono schierati come previsto anche i Deputati della AfD. Se l’azzardo di Merz puntava a dimostrare che è tecnicamente possibile formare una maggioranza parlamentare prescindendo dai voti di SPD e GRÜNEN, si può convenire che l’obiettivo sia stato raggiunto. D’altro canto, proprio il fatto che per la prima volta nella storia politica tedesca un provvedimento – per quanto prettamente simbolico e senza effetti giuridici concreti – sia stato approvato con i voti della destra radicale ha scatenato fortissime proteste sia a livello politico che sociale. Socialdemocratici e ambientalisti, con in testa il Cancelliere uscente Scholz, hanno accusato Merz di non aver mantenuto la parola data di rispettare la “Brandmauer”, il “muro tagliafuoco” di contenimento che dovrebbe isolare l’AfD dal resto del panorama politico tedesco. Merz, dal canto suo, aveva ribattuto che l’intento della sua iniziativa era quella di riformare in senso restrittivo le politiche migratorie, e che il fatto che i voti dell’AfD si fossero rivelati decisivi sarebbe dipeso dalla indisponibilità degli altri partiti a votare la mozione dell’Union.
Fin dalla sera del 29 gennaio e nei giorni successivi, intanto, in molte città tedesche cittadini erano scesi in piazza per protestare contro quello che a molti era apparso come un primo, simbolico sdoganamento di una possibile forma di collaborazione con l’estrema destra da parte dell’Union, ancora più temuta in vista del voto politico di febbraio, dal quale l’AfD potrebbe uscire come secondo partito tedesco. Il 30 gennaio anche la ex Cancelliera della CDU Angela Merkel aveva ritenuto necessario emanare una dichiarazione ufficiale molto critica nei confronti dell’attuale Presidente del partito, in cui considerava sbagliato da parte di Merz essere venuto meno all’impegno da lui stesso assunto in Parlamento il 13 novembre 2024, di voler negoziare esclusivamente con i partiti fedeli ai principi democratici, ed osservando come per prevenire attentati drammatici come quelli di Aschaffenburg e in precedenza di Solingen e Magdeburg sia necessario “che tutti i partiti democratici collaborino al di là dei confini partitici, non come manovra tattica, ma in modo onesto, moderato e sulla base del diritto europeo applicabile”.
Lo scontro si è ripetuto il 31 gennaio, quando Merz aveva deciso di rilanciare, questa volta portando in seconda lettura in Parlamento un disegno di legge molto restrittivo sulle politiche migratorie. Il “Progetto di legge per limitare l’afflusso illegale di cittadini di paesi terzi in Germania” (Zustrombegrenzungsgesetz), presentato il 9 settembre 2024, era finalizzato soprattutto a modificare la legge sulla residenza e, allo stesso tempo, ad introdurre controlli permanenti alle frontiere. A tal fine, le parole “e alla limitazione”, che erano state cancellate nel 2023, avrebbero dovuto essere reinserite come obiettivo nell’art. 1 I della Legge sul Soggiorno, che dopo la modifica avrebbe dovuto recitare: “(1) La legge è finalizzata al controllo e alla limitazione dell’afflusso di stranieri nella Repubblica Federale di Germania”. Il progetto di legge prevedeva anche la sospensione del ricongiungimento familiare per cittadini stranieri con lo status di protezione sussidiaria, ossia coloro che non sono rifugiati ai sensi dell’art. 1 della Convenzione di Ginevra sui Rifugiati, ma che ad es. sono giunti in Germania a causa della guerra in Siria o in Afghanistan. Inoltre, il disegno di legge ampliava i poteri della Polizia Federale in modo da affidare alle autorità di sicurezza la responsabilità delle espulsioni e dei rimpatri, ad es. autorizzandole ad organizzare autonomamente l’espulsione di persone obbligate a lasciare il Paese incontrate negli spazi di loro competenza, come le stazioni ferroviarie.
Per tutto il 31 gennaio gli occhi del Paese sono stati puntati sul Bundestag: esponenti di SPD e Verdi avevano invitato l’Union a rinviare il disegno di legge alla Commissione Affari Interni per proseguire in quella sede la discussione sui suoi contenuti, ritenuti dal centro-sinistra parzialmente in contrasto con le disposizioni costituzionali ed europee in materia di asilo. La FDP, favorevole al disegno di legge, aveva tentato una mediazione per arrivare comunque ad un voto in giornata, ma senza successo. Così, dopo ore di dibattito ed una drammatica seduta in cui sono state formulate accuse da entrambe le fazioni, nel pomeriggio il Bundestag ha votato sul disegno di legge, respingendolo.
In particolare, dei 733 Deputati 338 hanno votato a favore, 349 contro, 41 non hanno partecipato al voto e 5 si sono astenuti. Per la CDU/CSU ci sono stati 184 voti favorevoli – tra cui tutti i rappresentati della CSU -, mentre 12 Deputati cristiano-democratici non hanno votato. Per l’AfD, 75 Parlamentari hanno votato a favore, mentre uno non ha partecipato al voto. Tra i Liberali della FDP i voti a favore sono stati 67, 5 le astensioni, 16 i voti non espressi e 2 i voti contrari. Per il gruppo di sinistra Bündnis Sahra Wagenknecht (BSW) 7 sono stati i voti a favore e 2 i non espressi. Tra i Parlamentari non iscritti a gruppi, 5 dei 7 ex Deputati dell’AfD hanno votato a favore e 2 hanno votato contro, mentre un ex Deputato della FDP ed un Deputato della SSW hanno votato contro. Nella SPD 203 deputati hanno votato contro e 4 a favore, tra i Verdi ci sono stati 115 voti contrari e 2 voti non espressi, mentre nella Linke 27 Deputati hanno respinto il disegno di legge ed uno non ha partecipato alla votazione.
L’episodio, sebbene senza conseguenze di carattere giuridico, è destinato a segnare inevitabilmente il corso della campagna elettorale. Per una parte della scena politica tedesca, l’azzardo di Merz rischia di trasformarsi in un boomerang, in quanto la mancanza di supporto all’interno del suo stesso gruppo mette in discussione le capacità di leadership del candidato dell’Union alla Cancelleria. In molti fanno notare che la rottura del “tabù” rispetto all’estrema destra potrebbe suscitare disappunto nei confronti dei tanti elettori moderati magari favorevoli ad una politica più conservatrice di quella perseguita dal governo uscente, ma indisponibili a qualsiasi forma di avvicinamento alla AfD. Altri osservano come la mossa di Merz potrebbe sparigliare le carte in vista del voto di febbraio, nel caso in cui l’elettorato auspicasse un inasprimento delle politiche migratorie indipendentemente dalle modalità con cui questo fosse raggiunto. Altri ancora temono che la spaccatura tra i partiti tradizionali andata in scena al Bundestag possa in ultimo favorire la AfD, che già nel corso del dibattito del 31 gennaio ha presentato il confronto come una prova dell’incapacità decisionale del resto del panorama politico. La preoccupazione maggiore riguarda tuttavia le possibili conseguenze dell’azzardo tentato da Merz rispetto ai rapporti con le altre forze politiche: questo potrebbe infatti aver esacerbato talmente gli animi da rendere ancora più difficile la formazione di una coalizione dopo il voto, e se – stando ai sondaggi attuali – solamente Union, SPD, Verdi, Linke ed AfD potrebbero eleggere rappresentanti nel prossimo Bundestag, le alleanze disponibili dopo il 23 febbraio sarebbero davvero poche. Di fatto, l’Union non potrebbe prescindere da socialdemocratici o verdi per formare un governo, a meno di non abbattere definitivamente la Brandmauer e comporre una maggioranza con l’AfD: al momento, però, Friedrich Merz questa eventualità continua ad escluderla.
Andrea De Petris – Professore incaricato in diritto comparato, UNINT


