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Trump e la guerra all’ISIS in Somalia: nuova strategia o retorica elettorale?

L’amministrazione Trump ha inaugurato il suo secondo mandato con un attacco aereo contro cellule dello Stato Islamico (ISIS) in Somalia, sollevando interrogativi sul futuro dell’impegno militare statunitense nel Corno d’Africa. La BBC, in un’analisi approfondita, ha ricostruito il contesto dell’operazione, evidenziando le implicazioni geopolitiche e strategiche del raid ordinato da Washington. Il presidente degli Stati Uniti ha rivendicato con toni enfatici l’operazione, dichiarando sui social media: “WE WILL FIND YOU, AND WE WILL KILL YOU!” (“Vi troveremo e vi uccideremo!”), e sottolineando come il bombardamento abbia eliminato un alto responsabile dell’ISIS, colpendo direttamente le roccaforti del gruppo jihadista nel Puntland.

L’amministrazione Trump ha inaugurato il suo secondo mandato con un attacco aereo contro cellule dello Stato Islamico (ISIS) in Somalia, sollevando interrogativi sul futuro dell’impegno militare statunitense nel Corno d’Africa. La BBC, in un’analisi approfondita, ha ricostruito il contesto dell’operazione, evidenziando le implicazioni geopolitiche e strategiche del raid ordinato da Washington. Il presidente degli Stati Uniti ha rivendicato con toni enfatici l’operazione, dichiarando sui social media: “WE WILL FIND YOU, AND WE WILL KILL YOU!” (“Vi troveremo e vi uccideremo!”), e sottolineando come il bombardamento abbia eliminato un alto responsabile dell’ISIS, colpendo direttamente le roccaforti del gruppo jihadista nel Puntland.

 

Secondo quanto riportato dalla BBC, il raid ha preso di mira alcune figure chiave dell’organizzazione terroristica nelle montagne di Golis, un’area da anni al centro dell’attività jihadista somala. L’emittente britannica evidenzia come l’operazione non sia stata un’azione isolata, ma piuttosto un segnale chiaro sulla volontà di Trump di rilanciare la strategia antiterrorismo in Africa, dopo anni di oscillazioni tra disimpegno e interventi mirati.

 

Un cambio di direzione nella guerra al terrorismo?

 

L’attacco ha sorpreso molti analisti, considerando che durante il suo primo mandato Trump aveva ordinato il ritiro di circa 700 truppe statunitensi dalla Somalia, scelta poi ribaltata da Joe Biden. Tuttavia, come osserva ancora la BBC, la recente operazione potrebbe indicare una rinnovata attenzione di Washington verso la regione, soprattutto alla luce delle crescenti preoccupazioni sulla riorganizzazione dell’ISIS nel Paese.

 

Fonti governative somale, citate dall’emittente britannica, confermano che il presidente Hassan Sheikh Mohamud ha espresso timori su un possibile nuovo disimpegno statunitense e ha chiesto il mantenimento delle forze speciali americane. La stessa testata di Londra riporta che Mogadiscio ha recentemente firmato un contratto con una società di lobbying di Washington per garantire la continuità del sostegno statunitense, un segnale di quanto il governo locale consideri cruciale la presenza americana nella lotta al jihadismo.

 

Perché colpire l’ISIS in Somalia?

 

La BBC sottolinea come, pur essendo attivo da oltre un decennio, l’ISIS in Somalia sia sempre stato percepito come una minaccia minore rispetto ad al-Shabaab, affiliato di al-Qaeda. Tuttavia, negli ultimi anni il gruppo jihadista ha rafforzato la propria rete, guadagnando una centralità inedita all’interno del panorama terroristico globale. L’emittente londinese riferisce che secondo alcuni osservatori Abdulqadir Mumin, leader dell’ISIS somalo, potrebbe essere diventato il capo dell’intera organizzazione a livello internazionale, sebbene la sua morte in un precedente attacco statunitense non sia mai stata ufficialmente confermata.

 

Un altro elemento chiave messo in luce dalla BBC riguarda i legami tra l’ISIS somalo e altri gruppi jihadisti attivi nel Medio Oriente. Fonti dell’intelligence occidentale, riprese dal network britannico, affermano che il gruppo abbia ricevuto supporto logistico e armi dagli Houthi dello Yemen, rafforzando la propria capacità operativa. Tale connessione, come evidenziato nel reportage della testata, preoccupa non solo il governo somalo, ma anche gli alleati regionali degli Stati Uniti, tra cui il Kenya e l’Etiopia.

 

La testata britannica mette in evidenza anche un altro aspetto: l’ISIS in Somalia non è solo una minaccia militare, ma anche un attore economico capace di autofinanziarsi attraverso estorsioni e traffico illecito. Secondo le stime riportate dall’analisi della BBC, il gruppo è riuscito a creare un sofisticato sistema di tassazione forzata, consolidando una presenza stabile nelle aree sotto il suo controllo.

 

Puntland, tra strategia locale e pressioni internazionali

 

Il governo federale somalo ha espresso soddisfazione per l’operazione americana, ma la reazione delle autorità del Puntland è stata più cauta. Il reportage della BBC dà spazio alle dichiarazioni di Mohamed Mubarak, responsabile della sicurezza della regione semi-autonoma, il quale ha sottolineato che le forze locali combattono da anni l’ISIS con risorse limitate, senza ricevere il sostegno internazionale che meriterebbero. Mubarak, intervistato dall’analista somala, Mary Harper, ha osservato che, mentre l’attenzione internazionale si è sempre concentrata sulla lotta ad al-Shabaab, il Puntland ha dovuto affrontare da solo l’espansione dell’ISIS.

 

Gli analisti citati dalla BBC notano come il recente attacco statunitense possa indicare un cambio di strategia, ma resta da vedere se sarà il preludio a un maggiore coinvolgimento americano o se rimarrà un episodio isolato.

 

Operazione mirata o iniziativa elettorale?

 

L’analisi della BBC non si limita a esaminare l’aspetto militare dell’operazione, ma pone anche interrogativi sulle reali motivazioni della Casa Bianca. Alcuni esperti intervistati dall’emittente londinese suggeriscono che l’attacco possa essere letto come una mossa politica, volta a rafforzare l’immagine di Trump come leader deciso nella lotta al terrorismo, specialmente in vista delle prossime sfide interne.

 

Tricia Bacon, esperta di antiterrorismo alla American University di Washington, interpellata nel dossier curato da Mary Harper, evidenzia come l’ISIS in Somalia non sia più solo una minaccia locale, ma possa diventare una piattaforma per il jihad globale. Secondo Bacon, se gli Stati Uniti non intensificheranno il loro impegno, il gruppo potrebbe riuscire a consolidare la propria rete e influenzare attacchi in Occidente.

 

Quale futuro per la Somalia e la politica estera americana?

 

Il primo attacco ordinato da Trump nel suo secondo mandato segna un momento cruciale per la politica estera statunitense in Africa. Come sottolineato dalla BBC, l’operazione militare potrebbe indicare un rinnovato interesse per la lotta al terrorismo nel continente, ma l’imprevedibilità dell’amministrazione Trump lascia aperti molti interrogativi.

 

L’approfondimento dell’emittente britannica evidenzia come la Somalia resti un teatro complesso, caratterizzato dalla presenza di molteplici attori locali e internazionali con interessi divergenti. Mentre il governo di Mogadiscio spera in un impegno più costante da parte di Washington, i leader africani guardano con scetticismo, chiedendosi se questa sarà l’inizio di una nuova strategia o solo una dimostrazione muscolare destinata a rimanere isolata.

 

L’analisi della BBC si chiude con un punto chiave: il successo di un’eventuale strategia americana in Somalia dipenderà dalla capacità degli Stati Uniti di coordinarsi con i partner locali e regionali. Senza un piano a lungo termine, il raid aereo potrebbe rivelarsi solo un fuoco di paglia, destinato a lasciare irrisolto il problema della radicalizzazione jihadista nel Corno d’Africa.

 

Alessio Zattolo – PhD Student

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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