Germania, il profilo dei responsabili degli ultimi attentati terroristici
- 20 Febbraio 2025

Negli ultimi mesi la Germania è stata teatro di gravissimi attacchi contro la popolazione in luoghi pubblici, condotti da immigrati provenienti dall’Afghanistan o dal Medio Oriente, con profili tuttavia alquanto differenti tra loro.
L’ultimo attentato in ordine di tempo è avvenuto il 13 febbraio 2025 a Monaco di Baviera, dove un cittadino afghano di 24 anni ha travolto con un’auto un corteo sindacale. Nell’impatto sono rimaste ferite oltre 30 persone, e due giorni dopo sono decedute una donna di 37 anni e la figlia di due. Secondo i media tedeschi l’attentatore sarebbe arrivato nel 2016 come minore non accompagnato dapprima in Italia, per poi spostarsi in territorio tedesco senza venire registrato, come invece avrebbero richiesto gli accordi di Dublino. In Germania la sua richiesta di asilo era stata respinta ed era stato emanato inizialmente un provvedimento di espulsione a suo carico. Successivamente gli era stato concesso un permesso di soggiorno temporaneo, che aveva legalizzato la sua presenza in territorio tedesco: ciò gli aveva consentito di completare una formazione come responsabile della sicurezza in esercizi commerciali, e di iniziare a lavorare. Proprio per la sua occupazione di sorvegliante in un supermercato era stato convocato due volte come testimone in procedimenti contro autori di furti nell’esercizio commerciale in cui l’afghano era impiegato. L’erronea interpretazione di questa notizia aveva indotto alcuni giornali a scrivere che l’attentatore fosse già noto alle forze dell’ordine. Un’altra notizia apparentemente smentita da successive indagini riguardava la presunta radicalizzazione dell’uomo, il quale in realtà sembrerebbe essersi limitato a scrivere in chiusura di sue recenti E-mail la frase “Oh Allah, proteggici sempre”. Le autorità bavaresi classificano in ogni caso l’attacco come un attentato di matrice islamista.
Il 22 gennaio 2025 un altro cittadino afghano di 28 anni aveva attaccato un gruppo di bambini in un parco di Aschaffenburg, in Baviera, uccidendo un bambino di due anni di origine marocchina ed un uomo che era intervenuto per fermare l’attentatore, e ferendo altre tre persone, alcune delle quali in modo grave. L’uomo era arrivato in Germania dalla Bulgaria nel novembre 2022, ed anche in questo caso era stato emesso in prima istanza un ordine di espulsione a suo carico. L’uomo aveva quindi interrotto la procedura di richiesta di asilo, dichiarando di voler lasciare il Paese: tuttavia, nel 2023 l’espulsione verso la Bulgaria – così come previsto dai regolamenti di Dublino – non era andata a buon fine a causa del mancato rispetto delle necessarie tempistiche burocratiche richieste dall’iter procedurale, verosimilmente a causa del sovraccarico di lavoro dell’Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati (BAMF). In passato, l’uomo si era reso responsabile di svariati episodi di violenza, ed era stato temporaneamente ricoverato in un ospedale psichiatrico diurno e quindi in una clinica psichiatrica a Werneck, dove gli era stata diagnosticata una schizofrenia “temporanea” e gli erano stati prescritti farmaci che gli avevano permesso di tornare nel centro di accoglienza per richiedenti asilo, senza essere ricoverato in un istituto detentivo.
L’uomo era inoltre già stato condannato a pene pecuniarie in due procedimenti penali, uno per lesioni personali e l’altro per aver viaggiato su mezzi pubblici senza biglietto. Non avendo pagato la prima sanzione, avrebbe dovuto scontare un mese di reclusione sostitutiva poco prima di Natale, ma non si era presentato alle autorità di sicurezza. Il mancato pagamento della seconda sanzione avrebbe rideterminato l’entità della pena detentiva da scontare, ma questo aveva provocato un rinvio dell’esecuzione del mandato di arresto, e l’uomo era quindi rimasto in libertà. La vicenda ha riportato al centro dell’attenzione le condizioni psico-fisiche dei rifugiati, il 30% dei quali, secondo uno studio citato dai media tedeschi, soffrirebbe di disturbi post-traumatici, ma solo il tre per cento di loro riceverebbe effettivamente assistenza psicologica.
Ancora il 20 dicembre 2024, a Magdeburgo, un uomo di 50 anni ha intenzionalmente investito con la propria auto gli ospiti di un mercatino di Natale, causando sei vittime e 299 feriti. L’attentatore è un cinquantenne cittadino saudita, arrivato in Germania nel 2006: dopo il suo ingresso nel Paese, aveva inizialmente vissuto ad Amburgo con un permesso di soggiorno temporaneo per motivi di studio, per poi ricevere asilo in quanto perseguitato politico sciita ed un permesso di soggiorno a tempo indeterminato. L’uomo lavorava come medico specialista in psichiatria e psicoterapia presso la Salus-Klinik di Bernburg, nel distretto di Salzland, e dal 2020 era impiegato in un istituto di detenzione per tossicodipendenti, ma recentemente era stato dichiarato inabile al lavoro. L’uomo è stato licenziato in tronco tre giorni dopo l’attentato, e ha visto sospesa l’autorizzazione all’esercizio della professione medica, che dopo la condanna per il reato commesso potrebbe essere definitivamente revocata. Il movente del reato non è ancora stato definitivamente stabilito: negli ultimi mesi, tuttavia, secondo diversi organi di informazione l’uomo si presentava sui social network come un accanito critico dell’Islam e dell’Arabia Saudita, ma anche della Säkulare Flüchtlingshilfe, una ONG di Colonia che fornisce aiuto a rifugiati atei, e delle autorità tedesche, accusate di aver permesso la fuga, la migrazione e l’asilo, tra gli altri, dei siriani. Secondo un esperto, l’uomo si sentiva “attaccato e offeso dallo Stato tedesco, dalla società tedesca, perché è liberale e cosmopolita”.
Già prima dell’attentato le autorità avevano documentato più di 100 indizi ed episodi che riguardavano l’attentatore: nel dicembre 2023, ad es., la polizia di Dessau-Roßlau aveva avviato un’indagine a suo carico per disturbo della quiete pubblica e minacce di reato, mentre su Twitter risultavano suoi messaggi con cui annunciava tra l’altro in inglese che “Qualcosa di grande accadrà in Germania”. Inoltre, in diversi tweet su X l’attentatore aveva espresso simpatie per il partito di estrema destra AfD e per la sua leader Alice Weidel, per la sua politica profondamente ostile agli immigrati. Le indagini non avevano tuttavia accertato la presenza di reati, per cui alla fine i procedimenti penali erano stati archiviati.
Andrea De Petris – Ricercatore di diritto comparato, UNINT


