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L’immigrazione ridisegna la geografia elettorale europea

Il 23 febbraio 2025 i tedeschi sono stati chiamati alle urne per il rinnovo del Bundestag ed hanno risposto con una affluenza che è arrivata a toccare l’82,5 per cento, oltre 6 punti in più rispetto al 76,4 per cento del 2021, ultima tornata elettorale. Segno che la situazione economica e i suoi risvolti sociali in materia di occupazione e stato sociale sono stati avvertiti dall’elettorato come molto importanti per il futuro del paese.

Il 23 febbraio 2025 i tedeschi sono stati chiamati alle urne per il rinnovo del  Bundestag ed hanno risposto con una affluenza che è arrivata a toccare l’82,5 per cento, oltre 6 punti in più rispetto al 76,4 per cento del 2021, ultima tornata elettorale. Segno che la situazione economica e i suoi risvolti sociali in materia di occupazione e stato sociale sono stati avvertiti dall’elettorato come molto importanti per il futuro del paese.

Anche le manifestazioni e gli attentati dei giorni precedenti non hanno fatto altro che confermare che i tedeschi avvertono le difficoltà del paese.

Le politiche migratorie sono state centrali nel dibattito elettorale e le scelte del candidato della CDU-CSU, Merz, hanno dimostrato di essere vincenti anche quando all’interno del suo partito lo stesso aveva subito forti critiche.

Il segno della sua politica si è dimostrata vincente alla prova del voto ed ha permesso al nuovo leader di frenare l’avanzata della ultra destra.

Una prova tangibile si può certamente rinvenire nel voto alla camera del 29.1.2025, tra l’altro fortemente criticato anche dalla ex cancelliera Angela Merkel, sua storica compagna di partito.

In quella seduta  la CDU-CSU ha accettato il sostegno parlamentare dell’AfD per far passare una mozione sull’immigrazione che ha introdotto: respingimenti immediati alle frontiere per chi tenta di entrare senza documenti validi, arresti obbligatori per chi si trova illegalmente in Germania, procedure accelerate per le espulsioni di persone senza diritto di soggiorno, controlli permanenti alle frontiere con i Paesi vicini, supporto agli Stati federali per rafforzare le capacità di espulsione, revoca della cittadinanza per i doppi cittadini colpevoli di gravi reati.

Questo voto ha dimostrato che, anche il centro, è in grado di garantire politiche severe nei confronti dei migranti, pur opponendo un deciso no durante tutta la campagna elettorale ad un qualsiasi accordo in caso di vittoria delle elezioni tra CDU-CSU e AfD.

Come da previsioni, l’Union (composta dalla Cdu e dal partito gemello bavarese Csu) ha riportato la vittoria con il 28,6 per cento. Il risultato, sebbene minore rispetto le aspettative del 30-31 per cento, che avevano pronosticato i sondaggi, è comunque di 4,4 punti in più rispetto al 24,1 per cento di quattro anni prima, e segna il passaggio della coalizione dall’opposizione al futuro governo del paese. Il leader della Cdu, Friedrich Merz sarà dunque il prossimo Bundeskanzler, cancelliere di Germania. In termini di seggi, questa vittoria si traduce in 208 deputati sui 630 totali dell’Aula.

Al secondo posto, in linea con le tendenze elettorali nei principali paesi dell’Unione Europea, si rileva un aumento di consensi per l’ultradestra di Alternative für Deutschland (AfD), guidata da Alice Weidel e Tino Chrupalla, che ha superato l’Spd raggiungendo il 20,8 per cento.

Il partito di destra ha ottenuto il suo miglior risultato dalla fondazione nel 2013, raddoppiando la percentuale di preferenze rispetto al 10,4 per cento delle ultime elezioni legislative. Nessun’altra formazione ha registrato un incremento così significativo tra le due tornate elettorali. Questo successo si traduce in 152 seggi, destinati a rappresentare l’opposizione.

Al terzo posto si classificano i socialdemocratici dell’Spd, il partito del cancelliere uscente Olaf Scholz, che subisce la sua peggior battuta d’arresto in queste elezioni, con un calo del 9,3 per cento rispetto al 2021, quando era risultato primo, attestandosi al 16,4 per cento. Il risultato del partito è il peggiore dal 1949 e si traduce in 120 seggi.

I cittadini tedeschi hanno espresso una forte critica alle politiche degli ultimi quattro anni, punendo elettoralmente tutte le forze che componevano la coalizione di governo a Berlino. Oltre all’Spd del cancelliere uscente Olaf Scholz, anche i Verdi del vicecancelliere Robert Habeck hanno registrato un calo significativo, perdendo oltre tre punti percentuali e fermandosi all’11,6 per cento, ottenendo così 85 seggi.

Ancora più pesante la sconfitta per i liberali dell’Fdp, guidati dall’ex ministro delle Finanze Christian Lindner, che hanno perso oltre sette punti percentuali, scendendo al 4,3 per cento e rimanendo esclusi dal Bundestag per non aver superato la soglia di sbarramento del 5 per cento.

A sorpresa, invece, la sinistra radicale di Die Linke ha superato le previsioni, raggiungendo l’8,8 per cento e conquistando 64 seggi, risultato probabilmente influenzato dall’alta affluenza alle urne.

Si prospetta dunque un governo bicolore, con una riedizione della storica alleanza tra Cdu e Spd, sulla scia delle esperienze passate dell’era Merkel. Ancora una volta, il sistema proporzionale tedesco si conferma favorevole alla formazione di coalizioni di centro e moderate, grazie alla loro predisposizione naturale al compromesso politico.

Mentre in Italia il sistema proporzionale ha spesso generato instabilità governativa, l’esperienza tedesca dimostra il contrario, grazie anche al meccanismo della sfiducia costruttiva, il modello politico della Germania ha garantito stabilità e continuità, favorendo governi di lungo corso come quelli di Kohl e Merkel, noti per le loro riforme e la loro durata nel tempo.

Il nuovo cancelliere in pectore si pone due obiettivi chiave: sul piano interno, consolidare la sua leadership e rilanciare l’economia tedesca, rafforzando al contempo il ruolo della Germania in Europa; sul fronte esterno, potenziare le alleanze con i paesi emergenti dell’Europa orientale all’interno dell’Unione Europea.

La sicurezza è stata un tema centrale di questa tornata elettorale, dimostrando ancora una volta che, nei periodi di difficoltà economica, le politiche restrittive sull’immigrazione rappresentano un fattore decisivo nel determinare i consensi.

A livello europeo, la Germania potrà contare anche sul sostegno delle opposizioni, inclusi alcuni partiti di governo italiani, nel Parlamento Europeo. Si preannuncia un quadriennio caratterizzato da politiche comunitarie più rigide in materia di asilo e accoglienza dei migranti.

La direzione sembra ormai tracciata: un rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne e l’adozione di misure più efficaci di respingimento per evitare la chiusura dei confini interni. Questo scenario potrebbe persino portare a una revisione dei Trattati di Maastricht, ridefinendo le regole sulla libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione Europea.

Aldo Valtimora – Professore a contratto di Diritto internazionale umanitario e Laboratorio di prima accoglienza dei migranti UNINT

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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