Se l’Unione Europea gioca la carta geopolitica indiana
- 28 Febbraio 2025

Ursula von der Leyen è in missione a Nuova Dehli, con l’intento di consolidare una partnership strategica tra Unione Europea e India.
L’iniziativa segna un possibile punto svolta per la geopolitica delle due parti coinvolte. Alla base dell’intensificarsi delle relazioni bilaterali vi è infatti il mutato contesto globale, in particolare i rapporti con Cina e Stati Uniti.
Bruxelles e Delhi parlano di interessi comuni, che vanno dalla stabilità internazionale alla sicurezza economica, passando per una crescita inclusiva. Ma la vera partita si gioca sul terreno di un accordo di libero commercio.
È la prima volta che la presidente della Commissione Europea guida il suo team in una visita in India. Secondo una bozza di accordo visionata dalla testata Politico.eu, l’Unione Europea sta tentando un avvicinamento con Dehli a livello geopolitico, a causa delle crescenti tensioni con Stati Uniti e Cina.
Il confronto tra le due parti è incentrato sul Trade and Technology Council (TTC) – un accordo tecnologico-commerciale – al fine di rafforzare legami che contrastino, da un lato le minacce americane sui dazi, e dall’altro le assertive pratiche commerciali cinesi.
Il paventato ritiro dalla scena mondiale da parte del presidente Trump, offre infatti alla Cina l’opportunità di riempire l’eventuale vuoto, in particolare attraverso finanziamenti in campo tecnologico ai Paesi in via di sviluppo. E l’Europa pare intenzionata a garantirsi una presenza in Asia.
Dal canto suo, l’India sta spingendo per un accesso al mercato europeo, ma le rispettive posizioni appaiono ancora distanti. Delhi richiede infatti un’espressa formulazione della questione nel Trade and Technology Council, mentre Bruxelles preferirebbe inserirla nei negoziati riguardanti il Free Trade Agreements (FTA).
Secondo le sette pagine della bozza, le parti intendono rafforzare “l’impegno verso un sistema economico multilaterale, come àncora nell’attuale contesto geopolitico”. Quest’affermazione – sottolinea Politico.eu – suona come musica per le orecchie dell’industria automobilistica del vecchio continente. Stretta tra la minaccia trumpiana di dazi sulle auto al 25%, e l’invasione delle auto elettriche cinesi, la produzione europea ha infatti urgente bisogno di un nuovo mercato per l’export.
In suo soccorso potrebbe accorrere proprio l’India, la quinta economia del mondo. Secondo stime di S&P Global, destinata a una crescita di oltre il 6% tra il 2026 e il 2031, lo stesso tasso registrato dalla Cina a inizio anni duemila.
Il Paese del subcontinente asiatico sta effettuando la conversione dai motori a combustione (ICEѕ) – secondo S&P Global in discesa al 35% entro il 2035 – a quelli elettrici (EVѕ). Anche se il sistema di ricarica rimane la questione irrisolta della transizione energetica. Le parti potrebbero tuttavia arrivare a standard comuni, grazie a una ricerca congiunta focalizzata proprio sulle batterie elettriche. Il progetto beneficerebbe di un budget di 60 milioni di Euro erogato dal programma dell’Unione Europea ‘Horizon Europe’, oltre che di fondi della controparte.
La partnership tra UE e India prevede inoltre un piano di Ricerca&Sviluppo in materia di microchip, scambio di talenti, un memorandum sul 6G, nonché connessioni tra l’AI Office della Commissione europea e l’AI Mission indiana, in attesa del summit internazionale sull’intelligenza artificiale previsto in India per la prossima estate. Bruxelles e Delhi puntano anche sulle telecomunicazioni e su una connettività “sicura e di fiducia”, leggi svincolata dai network cinesi.
Alla vigilia della sua partenza, Von der Leyen ha dichiarato che “Europa e India sono partner affini, uniti dalla convinzione che la democrazia serva al meglio il popolo”. Di rimando, diverse organizzazioni umanitarie – tra cui Amnesty International e Human Rights Watch – l’hanno invitata a sollevare la questione del rispetto delle libertà col governo indiano. La richiesta fa riferimento alla recente cronaca indiana: l’arresto di alcuni giornalisti del Kashmir, le interruzioni di Internet e l’uso dello spyware Pegasus.
Data la distanza delle parti su alcuni punti, in corso d’opera la bozza di accordo potrebbe comunque venire rivista, e riservare alcune sorprese.
Donata Zocche, giornalista e PhD candidate in “Global Studies&Innovations”


