GEODI – UNINT

Polonia: ritorno alla leva militare obbligatoria?

Il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato che il governo sta lavorando a un programma di addestramento militare obbligatorio per tutti gli uomini adulti in Polonia. L’obiettivo è garantire una riserva adeguata alle potenziali minacce, con un modello operativo previsto entro la fine dell’anno.

Il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato che il governo sta lavorando a un programma di addestramento militare obbligatorio per tutti gli uomini adulti in Polonia. L’obiettivo è garantire una riserva adeguata alle potenziali minacce, con un modello operativo previsto entro la fine dell’anno.

Tusk ha sottolineato la necessità di aumentare la dimensione dell’esercito polacco dagli attuali 200.000 effettivi a 500.000, considerando la disparità numerica con le forze armate russe, la quale dispone di 1,3 milioni di soldati. Anche le donne potranno partecipare all’addestramento, sebbene il premier abbia specificato che la guerra resta un “dominio degli uomini”.

A maggio 2024, la Polonia ha espresso l’intenzione di partecipare al progetto dello scudo europeo di difesa aerea, sviluppando un proprio sistema satellitare per monitorare il territorio e lo spazio aereo. Questo progetto, finanziato tramite un prestito dalla Banca Europea per gli Investimenti, si inserisce in una più ampia strategia di difesa congiunta con i partner europei. Con un investimento di 10 miliardi di zloty (equivalenti a 2 miliardi e 383 mila euro), la Polonia sta costruendo un sistema di fortificazioni e barriere lungo il confine orientale (con Bielorussia e Ucraina), rendendolo impraticabile per un’eventuale invasione. Questo progetto, chiamato East Shield, mira a creare una linea difensiva simile a quelle storiche, rafforzando il confine contro attacchi o infiltrazioni.

In ambito nucleare, la Polonia sta valutando la proposta francese di estendere l’ombrello nucleare all’Europa e, sebbene l’acquisizione di un arsenale nucleare nazionale sia improbabile, Tusk ha ammesso che renderebbe il Paese più sicuro. Sebbene improbabile, la dichiarazione di Tusk sulla possibilità di acquisire armi nucleari riflette la volontà polacca di ridurre la dipendenza dagli alleati e rafforzare la deterrenza contro la Russia. La Francia potrebbe usare l’ombrello nucleare europeo come leva per rafforzare la sua leadership militare nel continente. Tuttavia, un arsenale nucleare polacco rischierebbe di scatenare un nuovo ciclo di corsa agli armamenti in Europa orientale.

Sul piano della difesa, Varsavia prevede di destinare il 5% del PIL alla spesa militare, superando il 4,7% attuale, già il più alto tra i membri della NATO. Inoltre, il governo valuta il ritiro dalla Convenzione di Ottawa e dalla Convenzione di Dublino, che vietano rispettivamente le mine antiuomo le munizioni a grappolo. Tusk ha riconosciuto che questa non è una decisione “piacevole”, ma ha insistito sul fatto che la Polonia deve considerare le proprie esigenze di sicurezza. “Tutto ciò che può rafforzare la difesa della Polonia sarà implementato. Utilizzeremo tutte le opzioni disponibili”. 

L’eventuale abbandono delle convenzioni su mine antiuomo e munizioni a grappolo segnalerebbe un cambio di politica militare, con un possibile ritorno a tattiche più aggressive. Giovedì 6 marzo, la vicina Lituania si è ritirata dal trattato che mette al bando le munizioni a grappolo, citando la minaccia rappresentata dalla Russia. È stato il primo paese dell’UE a ritirarsi da un accordo internazionale sulla regolamentazione degli armamenti.

Inoltre, a livello di armamenti, la Polonia ha firmato contratti con Stati Uniti e Corea del Sud per un totale di circa 20 miliardi di dollari, acquistando carri armati, aerei da combattimento e missili. Il clima di ansia sulla sicurezza è aumentato dopo la decisione di Donald Trump di sospendere le forniture militari all’Ucraina, portando alcuni polacchi a investire in rifugi antiaerei.

La Polonia sta adottando una politica di sicurezza aggressiva in risposta alla minaccia russa, aumentando la spesa militare, ampliando l’esercito e valutando scenari nucleari. Sebbene queste mosse rafforzino il ruolo polacco nella NATO, potrebbero avere conseguenze geopolitiche rilevanti, tra cui un’ulteriore escalation con Mosca e tensioni con alcuni alleati occidentali. Il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità di bilanciare la sicurezza nazionale con la stabilità economica e diplomatica.

Stefano Lovi – PhD Candidate

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

Università degli Studi Internazionali di Roma - UNINT

Via Cristoforo Colombo, 200 - 00147 Roma | C.F. 97136680580 | P.I. 05639791002 | Codice SDI: M5UXCR1 | Mail: geodi@unint.eu