Colloqui a Doha tra il governo congolese e i ribelli dell’M23: possibile il cessate il fuoco?
- 10 Aprile 2025

Dopo il fallimento dell’Angola, il Qatar tenta una mediazione tra la Repubblica Democratica del Congo – RDC – e i ribelli dell’M23 – Movimento 23 marzo – per porre fine agli scontri nella parte est del paese. L’esito positivo delle trattative è fondamentale per scongiurare un allargamento della guerra con il coinvolgimento di tutti gli Stati della regione, l’Uganda ed il Burundi innanzitutto. Il conflitto tra il governo congolese e l’M23 è in corso da molto tempo. L’M23 già nel 2012 aveva conquistato Goma, la capitale del Nord Kivu, salvo poi ritirarsi e mantenere un atteggiamento dismesso fino al 2021, anno in cui ha ripreso le operazioni belliche culminate con la recente escalation di fine gennaio che ha portato alla riconquista di Goma. Il conflitto tra il Congo e l’M23 ha radici di carattere etnico, strettamente connesse con il genocidio ruandese del 1994, che si intrecciano a motivazioni di ordine politico ed economico che attengono al controllo ed allo sfruttamento delle ingenti risorse minerarie presenti in Congo. L’M23 prende il nome dagli accordi di pace sottoscritti il 23 marzo 2009 tra il governo del Congo e il Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo CNDP, un gruppo armato ribelle che ha combattuto per la conquista della regione del KIVU. I suddetti accordi prevedevano l’integrazione nell’esercito regolare congolese del gruppo armato che rinunciava alla lotta armata per trasformarsi in partito politico. La fazione più radicale del CNDP, denunciando il mancato rispetto degli accordi da parte del governo congolese, nel 2012 riprende la lotta armata sotto la denominazione M23, che ricorda la data degli accordi disattesi. Il gruppo è formato a maggioranza dalla etnia tutsi. In Ruanda i tutsi nel 1994 sono stati vittime di un vero e proprio genocidio da parte degli hutu che ebbe fine quando le milizie tutsi, guidate dall’attuale presidente ruandese Paul Kagame, riuscirono a sovvertire il governo degli hutu, molti dei quali si rifugiarono in Congo. Per tale ragione Kagame sostiene che è compito del Ruanda difendere i diritti dei tutsi anche in territorio congolese e per tale motivo appoggia, di fatto, i gruppi armati a maggioranza tutsi come l’M23. Nonostante le smentite ufficiali del governo ruandese l’M23 è un proxy del Ruanda, il quale sostiene economicamente e militarmente il gruppo armato. Più rapporti dell’ONU hanno accertato che il Ruanda fornisce attrezzature militari e provvede addestrare i combattenti dell’M23. Inoltre, non meno di 4000 soldati ruandesi sono presenti in territorio congolese. Il Ruanda ha interessi economici nello sfruttamento delle miniere congolesi. La competizione per il controllo delle ingenti risorse minerarie di cui è ricco il Congo è la ragione ulteriore del conflitto. La sovrabbondanza delle cosiddette terre rare e dei metalli rari, del cobalto, dell’oro, del coltan, materiale essenziale per produzione di computer e smartphone, del litio, necessario per la produzione delle batterie soprattutto delle macchine elettriche, hanno fatto del Congo il luogo di incontro/scontro di interessi economici e geopolitici. Le milizie paramilitari ed i signori della guerra finanziati da reti internazionali che controllano le miniere sono una costante della storia del Congo dalla liberazione dalla colonizzazione del Belgio del 1960. Gli Stati confinati come il Rwanda, l’Uganda ed il Burundi per proteggere i loro interessi, spesso e continuo si sono intromessi negli affari interni del Congo sostenendo gruppi armati locali. Il territori del Nord Kivu, controllato dall’M23, è ricchissimo di risorse minerarie, soprattutto di coltan, il che ha permesso l’arricchimento del movimento ribelle. L’ONU in molti rapporti ha spiegato che l’M23 controlla il territorio esercitando una forma di sovranità statale, imponendo e prelevando imposte fiscali, rilasciando permessi ed autorizzazione e controllando l’attività di estrazione dalle miniere. I minerali vengono poi esportate nel Ruanda. Le Nazioni Unite calcolano che solo nel 2024 la suddetta attività abbia portato al gruppo ribelle circa 10 milioni di dollari. La lunga guerra in corso ha arrecato morte e devastazione alla popolazione civile. Solo gli scontri per la conquista di Goma hanno causato secondo l’ONU più di 8.000 morti. Il faccia a faccia tra il governo congolese e l’M23 è un passo avanti rispetto al passato visto che, nonostante gli interventi di vari organizzazioni sovranazionali africane ed internazionali non si è riusciti ad arrivare ad un risultato concreto. La speranza è di arrivare ad un cessate il fuoco definitivo.
Giuseppe Arena – Ricercatore di diritto pubblico comparato, Università degli studi Kore, Enna


