L’India potrebbe aiutare un’Europa che invecchia
- 10 Aprile 2025

Sono state accolte con molto entusiasmo da parte della Presidente della Commissione europea Von der Leyen e del Primo Ministro indiano Modi le negoziazioni per finalizzare un accordo di libero scambio (FTA) tra UE e India, discusso per la prima volta nel 2007.
L’impulso a portare avanti l’accordo sembra essere il risultato di una corsa dell’UE nel trovare mercati alternativi, proprio mentre gli Stati Uniti dichiarano una guerra commerciale. Per rispondere ai dazi americani, la Presidente von der Leyen ha prima firmato un accordo con il blocco latinoamericano del Mercosur, e ora ha guardato all’India.
Il vantaggio di questo accordo deriva da diversi fattori. Il primo è legato al dato demografico: l’India, con una popolazione di oltre 1,4 miliardi di persone, offre un vasto mercato per i beni e i servizi europei, una base manifatturiera in cui investire e da coltivare per contrastare la Cina e una vasta riserva di capitale umano da utilizzare.
Già nel 2023, l’UE aveva preparato un piano d’azione per attrarre lavoratori stranieri e soddisfare le carenze a livello di blocco in 42 occupazioni, a condizione che le loro qualifiche siano riconosciute e che le procedure per i visti siano semplificate.
Dal punto di vista delle qualifiche, la popolazione indiana è pronta a colmare il gap con l’Occidente avendo rafforzato il proprio know-how nei settori della tecnologia, dell’assistenza sanitaria e dell’ospitalità nella maggior parte dell’Occidente. Medici e infermieri indiani sono molto ricercati negli Stati Uniti e nel Regno Unito; sono un bacino di assunzione attraente per personale di hotel e ristoranti di lingua inglese e lavoratori stagionali del turismo.
L’India, dal suo canto, sta cercando di presentarsi come un partner allettante con il quale è conveniente instaurare un accordo in questo settore, collaborando al punto tale da accettare di rimpatriare coloro che entrano illegalmente in Europa. Su questa scia, si ricorda come l’India abbia firmato diversi “Migrant Mobility Agreement”, più di recente con Germania, Italia e Francia miranti a migliorare le opportunità per studenti e professionisti indiani, assicurando anche, per coloro che arrivano senza la documentazione adeguata, il rimpatrio.
Nell’ambito del quadro con l’Italia , gli studenti indiani possono acquisire un’esperienza professionale iniziale dopo aver completato la formazione accademica o professionale nel paese, e può essere loro concessa la residenza temporanea fino a 12 mesi. I due paesi hanno anche concordato quote per lavoratori stagionali e non stagionali per i prossimi due anni, in modo da avvantaggiare i cittadini indiani adatti a lavori nell’ospitalità e nell’agricoltura, nonché i datori di lavoro italiani a corto di manodopera.
Rispetto a quanto detto in precedenza, si ricorda come l’articolo 5 dell’accordo tra India e Francia sulla migrazione e la mobilità consenta il rimpatrio delle persone in situazioni irregolari una volta che la loro nazionalità sia definitivamente accertata.
Suddette previsioni sono in grado di soddisfare l’esigenza europea di un’immigrazione controllata e, al contempo, la domanda di manodopera in un continente che invecchia.
Ritornando alla definizione dell’accordo euro-indiano, le posizioni dei due attori internazionali sono diventate ancor più reciprocamente accomodanti dato che sia Bruxelles che Nuova Delhi sono intenzionate a fare delle concessioni.
Sembra che l’India abbia finalmente il coraggio di ridurre i dazi doganali (che potevano arrivare fino al 100% o più su prodotti come automobili, vino e whisky), mentre alcuni in Europa hanno mostrato comprensione per le limitazioni imposte dall’India all’apertura del suo settore agricolo alle importazioni europee.
L’accordo tra UE e India diventa ancor più strategico considerando che Nuova Delhi rappresenta una fonte importante nella produzione di semiconduttori e altri prodotti che aiuterebbero a proteggere le catene di approvvigionamento controllate dalla Cina; inoltre, l’India potrebbe rappresentare anche un partner importante nella produzione di idrogeno verde. Come ricordato da Jacob Kirkegaard, ricercatore senior presso Bruegel e ricercatore senior presso il Peterson Institute for International Economicsda, l’India ha un programma di decarbonizzazione molto vigoroso.
Anche da questo punto di vista, le posizioni indiana e europea sono cambiate molto. In passato, l’India si è opposta alla tassa dell’UE sui prodotti ad alta intensità di carbonio come l’acciaio e ha accusato Bruxelles di protezionismo in nome della crescita industriale pulita; oggi, invece, nutre la speranza di aggirare il problema sottolineando il suo impegno per le energie rinnovabili e per raggiungere il suo obiettivo di zero emissioni nette entro il 2070.
Traduzione dell’articolo “India could help save an aging Europe”, scritto da Anchal Vora, disponibile su: https://www.politico.eu/article/india-europe-relations-aging-trade-migration/
Vanni Nicolì – PhD Candidate


