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Iran, Bandar Abbas tra fiamme e deterrenza: quando un incidente dice più di un negoziato

Il 26 aprile 2025, una devastante esplosione ha colpito il porto di Shahid Rajaee a Bandar Abbas, principale hub commerciale dell'Iran. L'incidente ha causato almeno 70 morti e oltre 1.200 feriti. L’evento avviene mentre Teheran e Washington sono impegnati in un nuovo ciclo di negoziati sul programma nucleare iraniano, sollevando interrogativi sulla sicurezza delle infrastrutture strategiche del Paese e sul fragile equilibrio geopolitico regionale.

Il 26 aprile 2025, una devastante esplosione ha colpito il porto di Shahid Rajaee a Bandar Abbas, principale hub commerciale dell’Iran. L’incidente ha causato almeno 70 morti e oltre 1.200 feriti. L’evento avviene mentre Teheran e Washington sono impegnati in un nuovo ciclo di negoziati sul programma nucleare iraniano, sollevando interrogativi sulla sicurezza delle infrastrutture strategiche del Paese e sul fragile equilibrio geopolitico regionale.

L’incidente di Bandar Abbas: fatti e implicazioni

Secondo fonti ufficiali iraniane, l’esplosione è stata causata da un incendio in un deposito di materiali chimici altamente instabili, tra cui perclorato di ammonio, utilizzato nei combustibili per missili balistici. Sebbene sia stata esclusa l’ipotesi di sabotaggio, il timing e la natura del materiale coinvolto alimentano sospetti. L’incidente ha bloccato temporaneamente le attività del principale porto iraniano, con gravi ricadute economiche.

Negoziati sul nucleare: il programma missilistico resta la vera linea rossa

Negli stessi giorni dell’incidente, Iran e Stati Uniti hanno ripreso i colloqui a Muscat, in Oman. La presidenza iraniana ha manifestato cautela sull’esito dei negoziati, confermando che il programma missilistico resta fuori da ogni compromesso. Teheran considera i missili come elemento irrinunciabile della propria deterrenza strategica.

Israele: diplomazia parallela e calcolo politico

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito pubblicamente che l’intero programma nucleare iraniano deve essere smantellato. Secondo fonti militari, Tel Aviv valuta ancora l’opzione di un attacco preventivo contro impianti strategici iraniani. In parallelo, l’attacco aereo del 27 aprile contro un deposito di Hezbollah a Beirut segnala la volontà israeliana di esercitare una pressione multilivello su Teheran e i suoi proxy.

Trump 2025 e la diplomazia muscolare

Il nuovo mandato presidenziale di Donald Trump imprime una dinamica diversa. Mentre riafferma la disponibilità a negoziare, Trump continua a preferire una “massima pressione” economica, evitando per ora il coinvolgimento militare diretto. Israele, tuttavia, teme che l’amministrazione americana possa accettare un accordo percepito come troppo accomodante.

Cina, Russia e lo spazio multipolare

La Cina, principale partner economico di Teheran, osserva con attenzione gli sviluppi, avendo interessi diretti nel porto di Bandar Abbas nell’ambito della Belt and Road Initiative. Il sospetto che i materiali esplosi fossero di origine cinese rende ancora più delicato il contesto (non confermato ufficialmente ma oggetto di indagini). La Russia, nel frattempo, sfrutta le tensioni per consolidare la propria influenza nel Levante e nel Golfo, pur temendo un’escalation che destabilizzerebbe anche i suoi interessi in Siria e nel Caucaso.

Dal porto alla partita globale

L’incidente di Bandar Abbas non è solo un evento tragico: è un riflesso simbolico e operativo del momento in cui si trova la regione. L’assenza del programma missilistico dai colloqui nucleari è il vero nodo critico. Mentre l’Iran insiste sulla sua autodifesa strategica, Israele preme per un disarmo completo e gli Stati Uniti cercano un equilibrio tra deterrenza e diplomazia. In questo scenario, ogni incidente può diventare messaggio, ogni scintilla strategia.

Alessio Zattolo, PhD Student

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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