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Capire il voto del Bundestag: una lettura geopolitica e comparata

Il voto del Bundestag del 6 maggio 2025 resterà nella storia della politica tedesca e non solo. Per la prima volta nella storia della Bundesrepublik un candidato Cancelliere proposto dal Presidente Federale non ha ricevuto il voto favorevole della maggioranza assoluta dei Deputati al primo turno di votazione, a scrutinio segreto. In 86 anni non era mai successo.

Il voto del Bundestag del 6 maggio 2025 resterà nella storia della politica tedesca e non solo. Per la prima volta nella storia della Bundesrepublik un candidato Cancelliere proposto dal Presidente Federale non ha ricevuto il voto favorevole della maggioranza assoluta dei Deputati al primo turno di votazione, a scrutinio segreto. In 86 anni non era mai successo.

Alla prima chiamata in programma nella mattina del 6 maggio sono stati soltanto 310 i voti a favore dell’elezione a Cancelliere del candidato della CDU/CSU Friedrich Merz, mentre sulla carta la coalizione composta da Union ed SPD ne avrebbe avuti a disposizione 328, e 316 ne sarebbero bastati per raggiungere la maggioranza assoluta necessaria. Appena battuta dalle agenzie, la notizia ha fatto il giro del mondo, sconvolto palinsesti ed impaginature, affossato borse e mercati. Nessuno si attendeva un risultato del genere, perché – appunto – di regola la politica tedesca si basa su una procedura lunga ma condivisa della formazione di programma e componenti dell’Esecutivo di turno, ed anche in questo caso erano stati necessari oltre due mesi di negoziati per mettere insieme il “Contratto di Governo”, il dettagliato programma che i partiti della coalizione avevano concordato di realizzare nella legislatura appena iniziata. Anche la composizione del Gabinetto del I Governo Merz era stata in larga parte definita ed accettata dagli esponenti dei due partiti, per cui il voto del Bundestag era ritenuto poco più che una doverosa, autorevole ma scontata formalità.

La battuta d’arresto inattesa ha scatenato immediatamente scontri mediatici sulle ragioni del fallimento, per il quale sono state diffuse speculazioni sui motivi che potrebbero aver causato la debacle, così come sull’identità dei franchi tiratori responsabili. Il dato numerico fornisce innanzi tutto qualche indizio utile a fare chiarezza: sono mancati 18 voti su 328 disponibili, troppi per ascriverli ad un unico gruppo parlamentare. La SPD dispone di 120 voti su 630: se fossero stati tutti socialdemocratici i 18 Deputati mancanti, vorrebbe dire che quasi uno su sei dei Parlamentari della SPD avrebbe tradito l’indicazione del proprio Capogruppo. Poco verosimile, in verità. Altrettanto improbabile è che i voti mancanti siano tutti di appartenenti a CDU ed CSU: per quanto Friedrich Merz non sia amato dalla totalità dei suoi Deputati, è stato il candidato dell’Union dall’inizio, e immaginare una compatta fronda interna contro di lui non è credibile. Probabilmente, i refrattari alla disciplina di partito vanno ricercati in entrambe le fazioni.

Assodato questo, occorre chiedersi perché abbiano votato contro il loro Cancelliere in pectore. Su questo non ci sono dati oggettivi su cui basarsi, ma solo congetture da richiamare, almeno in questa fase. E’ noto che il nuovo Governo tedesco punta ad una forte politica di riarmo interno, come primo passaggio in vista di una possibile politica di difesa comune europea nella quale integrare reparti rammodernati e meglio equipaggiati della Bundeswehr. Più in generale, non è un mistero che Berlino punti a rilanciare la cooperazione europea con chi sia disponibile a farlo, e Parigi e Varsavia sembrano le cancellerie più sensibili all’argomento, per il momento. Inoltre, Merz appartiene allo stesso partito di Ursula von der Leyen, e la conquista della Cancelleria da parte del primo indubbiamente rafforzerebbe l’asse Berlino-Bruxelles nei prossimi quattro anni. Insomma, è possibile che qualche voto a Merz sia stato fatto mancare per mandare segnali sulle prospettive di alleanza che il nuovo Gabinetto tedesco sembra intenzionato a perseguire. In mancanza di elementi di prova, non si può andare oltre le congetture, ma intanto è possibile considerare anche tali elementi.

In conclusione, nel pomeriggio del 6 maggio la crisi è comunque rientrata: 325 Deputati hanno sostenuto Merz in seconda votazione, ed il nuovo Governo tedesco è ora pronto a formarsi. Comprendere questa, come altre vicende del genere, non è agevole, ma per farlo è imprescindibile un’analisi che sappia tenere insieme la prospettiva giuridico-comparatistica e quella geopolitica. Occorre conoscere infatti i modelli di governo con cui ci si confronta, come pure i contesti e gli scenari geopolitici in cui le vicende di interesse hanno luogo. Geopolitica e diritto comparato sono diventati insomma le cartine di tornasole necessarie per decifrare la realtà politica contemporanea: è bene tenerlo a mente per il futuro, in vista di scenari ormai stabilmente improntati alla complessità.

 

Andrea De Petris – Professore incaricato in diritto comparato, UNINT

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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