Germania: Bundeswehr di Breuer e la nuova dottrina militare
- 10 Ottobre 2025

La Germania sta attraversando la più profonda trasformazione militare dalla fine della Seconda guerra mondiale. Il nuovo organigramma del Ministero della Difesa, ottenuto da Politico, concentra poteri senza precedenti nelle mani del generale Carsten Breuer, ispettore generale della Bundeswehr, che dal primo ottobre è diventato il vero e proprio capo operativo delle forze armate tedesche.
Per decenni, la pianificazione militare e la gestione delle operazioni erano rimaste disperse tra più dipartimenti, soffocate da una burocrazia inefficiente e da linee di comando sovrapposte. La riforma voluta dal ministro Boris Pistorius, tra le figure principali che ha incarnato il “nuovo corso” della difesa tedesca, vuole scardinare questa struttura e restituire alla Bundeswehr una catena di comando chiara, rapida e orientata all’azione. In un contesto in cui la Germania si prepara a diventare “kriegstüchtig”, pronta alla guerra, il generale Breuer assume un ruolo cruciale per garantire che le promesse di rinascita militare non restino sulla carta.
Il tempismo della riforma non è casuale. Con l’aggressione russa all’Ucraina, la minaccia di Mosca alle frontiere orientali della NATO e un’America trumpiana sempre più isolazionista, Berlino ha compreso che la propria sicurezza non può più poggiare solo sul tradizionale ombrello statunitense. La nuova architettura del Ministero della Difesa mira proprio a rendere la Germania più autonoma nella deterrenza e, se necessario, nella difesa attiva del continente europeo.
Il nuovo assetto del ministero va oltre la catena di comando. Nasce un Dipartimento per l’innovazione e la sicurezza informatica, che integra i grandi progetti europei ad alta tecnologia: caccia franco-tedesco-spagnolo di sesta generazione (FCAS), il sistema di difesa aerea europea Sky Shield, le iniziative per la cybersicurezza e l’intelligenza artificiale applicata alla difesa. L’obiettivo è duplice: ridurre la dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti e stimolare un ecosistema industriale europeo capace di sostenere la potenza militare tedesca nel lungo periodo.
Un’altra priorità è il personale. La Direzione per la Crescita, un nome tecnico per un problema politico di fondo, si occuperà della sfida demografica e organizzativa: la Bundeswehr conta oggi circa 180.000 effettivi, ma Berlino punta a espandere le forze di almeno 30.000 unità entro il 2031. Per farlo, il governo valuta il ripristino parziale del servizio nazionale obbligatorio, sostenuto da incentivi economici e nuove infrastrutture di accoglienza militare.
Questa ristrutturazione si innesta su un quadro finanziario senza precedenti dal 1945. Dopo l’invasione russa, il cancelliere Olaf Scholz ha lanciato il fondo speciale da 100 miliardi di euro per l’ammodernamento delle forze armate, rompendo il tabù del “freno al debito” sancito dalla Costituzione. Ma la Zeitenwende, la “svolta epocale”, non si è fermata lì: nel 2024 la spesa per la difesa ha raggiunto gli 88,5 miliardi di dollari, pari all’1,9% del PIL, e il governo Merz ha annunciato l’obiettivo di arrivare al 3,5% entro il 2029. Significa che la Germania, nel prossimo quinquennio, investirà oltre 650 miliardi di euro in difesa, più di qualsiasi altro Paese europeo.
Questo riarmo segna un ritorno della potenza tedesca anche sul piano geopolitico. Berlino non punta a un nazionalismo militare, ma a un nuovo equilibrio continentale in cui la Germania possa guidare l’Europa nella deterrenza e nella difesa collettiva. In questa visione, la Bundeswehr diventa non solo uno strumento nazionale, ma un asset europeo, interoperabile con Francia, Polonia e Paesi nordici in un’ottica di difesa comune. Non a caso, Breuer ha già intensificato la cooperazione con Parigi per il comando congiunto delle forze di reazione rapida e con Varsavia per la protezione del fianco orientale della NATO.
Resta però una doppia sfida. Da un lato, quella interna: tradurre i finanziamenti in capacità operative concrete, superando inefficienze, ritardi industriali e carenze di personale. Dall’altro, quella geopolitica: evitare che la rinascita militare tedesca riaccenda diffidenze storiche in Europa e alimenti tensioni con partner più cauti come l’Italia o l’Olanda.
L’accentramento del potere nelle mani del generale Breuer è il simbolo di un nuovo paradigma: la Germania, che come la maggior arte dei paesi europei per decenni aveva affidato la sua sicurezza agli altri, ora si assume la responsabilità di difendere sé stessa e l’Europa. La domanda aperta è se la società tedesca, ancora segnata dalla memoria del passato, sia pronta a sostenere una leadership militare duratura. In un’epoca di ritorno della guerra convenzionale e di declino delle certezze atlantiche, è una scelta che ridefinirà l’identità geopolitica della Germania nel XXI secolo.
Stefano Lovi – PhD Candidate


