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DeepSeek e la tempesta cyber-finanziaria perfetta

Dalla Cina DeepSeek ha scatenato una tempesta cyber-finanziaria perfetta. E per farlo ha scelto un timing ideale: la settimana del lancio di Stargate, il progetto da 500 miliardi per l’IA americana. Ma anche delle semestrali delle aziende leader, e delle decisioni da parte delle principali banche centrali del mondo – FED inclusa – delle proprie politiche monetarie, in primis dei tassi di interesse.

Dalla Cina DeepSeek ha scatenato una tempesta cyber-finanziaria perfetta. E per farlo ha scelto un timing ideale: la settimana del lancio di Stargate, il progetto da 500 miliardi per l’IA americana. Ma anche delle semestrali delle aziende leader, e delle decisioni da parte delle principali banche centrali del mondo – FED inclusa – delle proprie politiche monetarie, in primis dei tassi di interesse.
Stargate è l’asse portante dell’egemonia USA nel campo dell’IA, ragion per cui è proibita l’esportazione verso la Cina dei chip Nvidia più avanzati. Il blocco imposto dagli USA è stato però aggirato da DeepSeek, che per lo sviluppo del proprio modello di IA – denominato R1- si è servita di altri chip, meno evoluti.
Il resto ha riempito le cronache degli ultimi giorni, dove il tracollo di Nvidia a Wall Street, assieme ad altri titoli tech, è stato associato al declino tecnologico a stelle e strisce.
Al netto delle speculazioni finanziarie, lo scenario è quello di una guerra fredda tra USA e Cina combattuta con l’IA.

Il lancio dell’IA di DeepSeek lo scorso 27 gennaio, ha scosso il market share delle big tech a Wall Street. Nel premercato Nvidia è crollata dell’11,7%, e i futures sul Nasdaq del 3,5%.
A valanga sono scesi anche i titoli energetici. All’apertura delle borse europee, il trend negativo si è poi abbattuto sui mercati del vecchio continente, con perdite consistenti per i titoli tecnologici.
Il sell-off è stato causato da timori da parte degli investitori di un imminente calo dei margini di guadagno. 

Le borse hanno reagito alle dichiarazioni rilasciate da DeepSeek poche ora prima. Secondo la startup cinese – fondata nel 2023 e supportata dall’hedge fund High-flyer – il proprio modello di IA DeepSeek R1, offrirebbe infatti prestazioni paragonabili, se non migliori, dei corrispettivi USA (Gpt-4 di OpenAI, ClaudeAI e Lama 3.1 di Meta). Ma a costi inferiori, e soprattutto servendosi di chip meno avanzati.  

Secondo la ricerca diffusa dalla stessa compagnia cinese, il modello di IA sarebbe stato addestrato per meno di 6 milioni di dollari, utilizzando i chip a capacità ridotta H800.
A questo si aggiunge che DeepSeek – al contrario dei competitor americani – è un modello open-source, che consente l’uso commerciale pressoché gratuito. Le differenze sono notevoli: OpenAI addebita 15 dollari per milione di token di input (una sequenza di caratteri di un testo), mentre DeepSeek solo 0,5 dollari, ossia il 96% in meno. Inoltre, è utilizzabile anche offline. Altro fattore rilevante è che l’IA cinese sarebbe meno energivora, da cui il crollo dei titoli energetici a Wall Street. 
Il risultato è che DeepSeek è diventata in poco tempo l’app gratuita più scaricata in Cina e negli Stati Uniti, superando persino ChatGpt. 

Ma davvero una startup semi-sconosciuta può aver causato a un colosso come Nvidia perdite per 600 miliardi di dollari – quasi l’intero valore della borsa di Milano – in un solo giorno?
In un articolo su Altraeconomia, il professor Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea all’università di Pisa, individua altre due motivazioni del tracollo, oltre a quello che la finanza definisce ‘stampede’, ossia il fuggi fuggi generale da un titolo.
La prima è che i Big Three – i fondi speculativi azionisti di Nvidia (BlackRock, Vanguard e State Street) – hanno deciso di vendere il titolo prima che crollasse, a prezzi ancora alti.
La seconda riguarda il cambio dell’amministrazione USA. Trump ha lanciato più volte messaggi contro lo strapotere delle Big Three, fatto che per le conseguenti scommesse al ribasso ha reso a rischio i titoli, prima protetti dalla politica.
Volpi ipotizza che da un lato questo sia un modo per guadagnare e poi ricomprare a prezzi stracciati, evitando le conseguenze derivanti dal temuto scoppio della bolla tecnologica. Dall’altro, l’occasione per sostituire alcuni player dei fondi con altri più graditi alla presidenza Trump. 

Le dichiarazioni di DeepSeek vanno tuttavia verificate. Secondo uno studio di Semianalysis – una società di ricerca indipendente – la startup non si servirebbe solo di chip H800, ma anche H100, che hanno lo stesso potere computazionale, ma una larghezza di banda superiore. I costi pari a 6 milioni di dollari comprenderebbero solo il pre-addestramento dell’IA, ossia una minima parte di quelli complessivi. La spesa totale in conto capitale dei server equivarrebbe in realtà a 1,3 miliardi di dollari.  Inoltre, le capacità di ragionamento del modello sarebbero paragonabili a quelle delle IA americane, ma non necessariamente per ogni parametro di prestazione. Servono, insomma, test bed di terze parti.

In ultima analisi, data la velocità di sviluppo dell’IA, i presunti vantaggi di DeepSeek potrebbero presto ridursi. I competitor americani potrebbero infatti servirsi delle innovazioni introdotte, colmando eventuali gap nel lungo termine.
Al di là dello scoppio di una bolla tecnologica ormai matura da tempo, il caso DeepSeek secondo molti analisti rientra nella guerra fredda in atto tra USA e Cina nel campo dell’IA. 
Con DeepSeek il dragone ha sferrato un attacco al gigantismo americano di Stargate. Solo test bed indipendenti, potranno tuttavia stabilire se i mega data centre previsti dal progetto si riveleranno inutili, a fronte di una reale agilità di DeepSeek. In tal caso, vedendo la propria supremazia digitale sotto scacco, l’America dovrà decidere di cambiare il proprio modello di business. 

Donata Zocche, giornalista e PhD candidate in “Global Studies & Innovation” 

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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