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La parabola discendente di Milei: consensi in calo e forti concessioni sulla legge Omnibus

L’esperimento Milei in Argentina non sta andando come previsto dai sostenitori del neopresidente: a soli due mesi dal suo insediamento, stando ai sondaggi, il consenso è calato notevolmente, con solo il 32,2% che approva pienamente ciò che ha fatto il governo ultraliberale argentino, contro il 52,9% che si è dichiarato contrario alle scelte fin qui operate. Inoltre, seppur Milei ha ottenuto il rinnovamento del programma di credito da 44 miliardi di dollari con il FMI, pesa anche la prevista una recessione del 2,8% dell’economia argentina nel 2024.

Una divisione che si registra anche nelle aspettative economiche del Paese, con il 33,2% che si definisce ottimista e il 44,3% pessimista, nonostante la crisi economica attuale venga attribuita maggiormente al precedente governo peronista di Alberto Fernandez.

A pesare sulle opinioni dell’operato governativo influiscono soprattutto le promesse elettorali che sono saltate nelle ultime settimane. In seguito allo sciopero generale del 24 gennaio convocato dalla Cgt, la più radicata confederazione sindacale del Paese, in cui si chiedeva il ritiro immediato del decreto di Necessità e Urgenza e della legge Omnibus al grido di “la patria non si vende”, Milei si è visto costretto a liquidare proprio il pacchetto fiscale dalla legge Omnibus, il mega-decreto sulla deregulation contenente inizialmente 660 articoli, a causa della mancata maggioranza in Parlamento. 

Per sopperire al rifiuto, si giunse venerdì 2 febbraio ad un compromesso che ridimensionò il testo del maxi-disegno di legge, vedendo pressoché dimezzati gli articoli. Dopo tre giorni di discussioni estenuanti, Milei ottenne un parziale via libera alla Camera dei deputati, con un totale di 144 voti favorevoli e 109 contrari. Tuttavia, alcuni dei punti più salienti della legge ad essere saltati riguardarono la privatizzazione dell’azienda energetica nazionale YPF, l’abolizione della banca centrale e la dollarizzazione dell’economia: ossia, cavalli di battaglia promossi da Milei in campagna elettorale. Il Ministro dell’Economia Luis Caputo ha suggerito che il governo non ha completamente abbandonato l’idea di chiudere la Banca Centrale e di perseguire il progetto di dollarizzazione del sistema monetario, ma che tali decisioni sono state rimandate.

La proposta più controversa sottoposta a revisione è stata la dichiarazione di “emergenza pubblica” in diversi settori, come quello finanziario, sanitario e della sicurezza, che inizialmente avrebbe dovuto conferire al presidente “poteri straordinari” per decidere su tali questioni senza passare attraverso il Congresso. Il governo ha accettato di ridurre di oltre la metà le aree di emergenza previste, e anche la durata di questo potere emergenziale è stata ridotta: inizialmente era stata proposta una durata di due anni, prorogabile per altri due anni con decisione dell’Esecutivo stesso, consentendo a Milei di estenderne la durata per tutto il mandato di Milei. La revisione della proposta riduce questo periodo a un anno, con la possibilità di estenderlo per un altro anno, ma con necessaria approvazione del Congresso.

L’opposizione peronista e di sinistra ha concentrato le sue critiche anche sulle riforme del Codice penale che prevedono la criminalizzazione delle proteste di piazza, la privatizzazione delle imprese, l’aumento del debito estero senza l’approvazione del Congresso.

Forti proteste e manifestazioni si sono verificate davanti al Congresso anche giovedì 1 gennaio, dove la polizia, forti anche del controverso pacchetto anti-protesta di Milei, ha reagito sparando proiettili di gomma, gas lacrimogeni e idranti contro i manifestanti, e diverse persone sono rimaste ferite, tra cui giornalisti e un assistente parlamentare.

Dopo il parziale successo del 2 febbraio con il compromesso raggiunto alla Camera dei deputati sulla legge omnibus, martedì 6 febbraio il partito di Milei La Libertad Avanza ha ritirato il testo integrale del disegno di legge omnibus, facendolo tornare al punto di partenza delle commissioni, a causa della mancanza di consenso su punti chiave dell’iniziativa, tra cui le privatizzazioni e questioni relative alla sicurezza. Il Ministro dell’Interno, Guillermo Francos, ha aggiunto come «la politica non riflette ciò per cui ha votato il popolo argentino. La società ha votato per un cambiamento e la leadership non lo convalida. Questa è la grande disputa». A ciò si aggiungono le forti critiche da parte di Milei, che accusa i governatori di aver distrutto la legge omnibus, articolo per articolo, poche ore dopo aver accettato di sostenerla e di star ricattando il popolo per mantenere i loro privilegi.

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