Incursioni nel Mar Rosso. Se la Cina soffre in silenzio…
- 29 Dicembre 2023
L’intensificazione delle incursioni degli Houthi yemeniti potrebbe portare a una rapida regionalizzazione del conflitto in Medio Oriente. Lo dimostra, tra l’altro, l’annuncio iraniano di voler “chiudere” il Mediterraneo. Tehran non dispone di un accesso strategico al Mare Nostrum, ma può contare su vari gruppi “resistenti”, quali Hezbollah e la stessa Hamas, nonostante alcune diversità di vedute. In ogni caso, gli attacchi degli Houthi contro navi e cargo in navigazione stanno già influenzando i sistemi logistici e potrebbero generare impatti economici di scala globale.
Se l’Europa e gli Stati Uniti hanno di che preoccuparsi, la Cina, in teoria, avrebbe di che tremare. Lo snodo del Mediterraneo è essenziale per la sua strategia geo-economica, per non parlare dei suoi interessi in Africa, sulle coste orientali e, specificamente, in Eritrea, con i suoi 2.230 chilometri di costa sul Mar Rosso e lo stretto di Bab el Mandeb, che congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden.
Il 14 maggio 2023, il Presidente cinese Xi Jinping e il Presidente dello Stato dell’Eritrea Isaias Afwerki hanno avuto dei colloqui a Pechino, in seguito ai quali Xi ha dichiarato come i legami tra i due Paesi sono fondamentali per la pace regionale e l’equità internazionale, promuovendo ulteriormente la cooperazione. L’Eritrea, un paese politicamente isolato che ha ottenuto l’indipendenza dall’Etiopia nel 1993 dopo una lunga e sanguinosa guerra, è sottoposta da tempo a diverse sanzioni da parte degli USA e dell’ONU, tra cui l’embargo sulle armi e sanzioni finanziarie dal 2009 poiché sospettata di fornire sostegno a gruppi armati in Somalia, contribuendo indirettamente alla promozione dei rapporti diplomatici ed economici con la Cina.
Nel corso dell’incontro con Xi, Afwerki, legato personalmente a Pechino da cui ha ricevuto istruzione e addestramento militare nel 1967, ha sottolineato il legame speciale che unisce l’Eritrea alla Cina da oltre cinquant’anni, evidenziando che il popolo eritreo serba un’immutabile gratitudine per il sostegno inestimabile offerto dal popolo cinese durante il periodo dell’indipendenza dall’Eritrea.
Secondo diversi esperti, la visita di Afwerki è stata vista come un’opportunità per rinvigorire la collaborazione bilaterale in settori cruciali come l’edilizia infrastrutturale, le telecomunicazioni, l’agricoltura, l’estrazione mineraria, la pesca, l’assistenza sanitaria e il miglioramento della governance. L’obiettivo sarebbe quello di promuovere la realizzazione di progetti e infrastrutture all’interno della Belt and Road Initiative, a cui il paese africano ha formalmente aderito nel 2021, il Forum sulla Cooperazione Cina-Africa e le Prospettive di Pace e Sviluppo nel Corno d’Africa. Inoltre, va rimarcata l’importanza geostrategica e geopolitica dell’Eritrea, con la sua lunga costa sul Mar Rosso che consente un facile accesso al Canale di Suez e al Mediterraneo, come pure ai paesi del Golfo e all’Oceano Indiano a sud.
Sotto il punto di vista economico, gli investimenti cinesi in Africa sub-sahariana nell’ambito della Nuova via della seta hanno raggiunto i 4,03 miliardi di dollari nella prima metà del 2023, registrando un aumento del 130% rispetto allo stesso periodo del 2022: l’Eritrea, nello specifico, ha giovato di un proficuo +359%. Inoltre, gli investimenti strutturali in Eritrea proseguono da decenni: la riqualificazione del porto di Massaua è stato reso possibile grazie al forte finanziamento cinese, e alla fine del 2019 la China Shanghai Corporation per la cooperazione economica e tecnologica estera (Sfeco) ha iniziato la costruzione di una parte della strada di 500 chilometri che collega i porti eritrei di Massaua e Assab, entrambi dotati di zone economiche speciali, mentre sul piano dell’agricoltura il ministero dell’Agricoltura e degli Affari Rurali della Cina ha inviato in Eritrea gruppi di esperti per svolgere assistenza tecnica nei settori di legumi, frutticoltura e dell’olio, come anche si registrano progetti minerari su larga scala come la miniera d’oro di Zara, la miniera polimetallica di Bisha, la miniera polimetallica di Asmara in costruzione e una miniera di potassio di livello mondiale a Colluli in fase di progettazione.
Prima del conflitto con il Tigrai, la cooperazione con la Cina aveva permesso all’Eritrea la realizzazione di diversi progetti di importanza strategica, come la linea ferroviaria Addis Abeba-Gibuti e un’altra linea più leggera nella capitale, o l’area di “sviluppo verde” Riverside ad Addis Abeba, l’Accademia per la leadership africana. Inoltre, si deve alla Cina la costruzione nel 2022 dell’Orota Referral Hospital, il più grande ospedale dell’Eritrea.
Insomma, sulla carta sarebbe vitale per la Cina evitare che il conflitto israelo-palestinese si diffonda all’intera regione, considerando anche che in seguito agli attacchi Houthi al trasporto marittimo, compagnie cinesi, come la statale Cosco, hanno interrotto i traffici via Suez.
Tuttavia, la grande assente nella task force promossa dagli USA per affrontare la minaccia che gli Houthi costituiscono per le rotte marittime, è proprio la Cina. Secondo alcuni analisti, da un lato Pechino non vuole evitare di essere percepita come reattiva alle pressioni di Washington, ma allo stesso tempo non intende dare ai propri alleati, tra cui l’Iran, l’impressione di sostenere Israele attraverso iniziative che potrebbero essere fraintese come un sostegno diretto.