Cresce la pressione militare in Mar Rosso. Aggiornamenti sulle strategie occidentali
- 17 Febbraio 2024
Lo Yemen è sempre stato animato da una efferata violenza tribale e, dal 2004, gli Houthi hanno intrapreso una lotta insurrezionale contro il governo centrale (ROYG), per esprimere il dissenso verso la corruzione della società yemenita e per sostenere i diritti dei musulmani zaiditi, ramo dell’Islam sciita di cui fanno parte. La capacità di attaccare le navi sul versante geografico di Bab el-Mandeb inizia a manifestarsi già qualche anno fa, e migliora con l’aiuto effettivo da parte dell’Iran. L’intensificazione delle operazioni marittime contro le navi diventa sia un’alternativa vincente alla fallimentare azione politica degli Houthi nei territori yemeniti da essi controllati, sia una manovra che fa in qualche misura aumentare la solidarietà attorno a questa minoranza sciita. Sostenendo la causa palestinese, infatti, gli Houthi possono allargare i consensi a livello regionale e, più in generale, nel panorama anti-statunitense. Attualmente, le conseguenze più preoccupanti legate agli attachi di questo gruppo di miliziani riguarda il sistema mercantile mondiale. Il Kiel Institute ha stimato che, a dicembre 2023, il volume dei container trasportati nel Mar Rosso è crollato oltre il 70%. Mentre, a gennaio 2024, le stime hanno registrato un ribasso di oltre l’80%. Secondo l’UNCTAD, peraltro, le interruzioni nel Canale di Suez aggiungono un ulteriore livello di complessità al commercio internazionale, su cui gravano pesantemente anche le interruzioni nel Mar Nero e le implicazioni dei cambiamenti climatici che stanno interessando il Canale di Panama.
Dunque, con gli attacchi nel Mar Rosso, gli Houthi sono andati ben oltre la causa yemenita. Il proprio watchword “Dio è sommo, morte all’America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei, vittoria per l’Islam” sta ledendo irrimediabilmente gli interessi vitali degli Stati al di là della regione mediorientale. Non a caso, numerose associazioni di categoria che rappresentano settori dell’economia globale hanno aderito a una lettera aperta – pubblicata dalla CNBC – che invita più governi di tutto il mondo a unirsi per ripristinare la sicurezza marittima nel Mar Rosso.
Attualmente, il principale impegno militare nell’area è rappresentato dall’operazione Prosperity Guardian, lanciata lo scorso dicembre dal Segretario alla Difesa USA Lloyd Austin. Si tratta di una coalizione di natura difensiva, consistente in scorta ai convogli e autodifesa estesa, che conta ad oggi 23 Paesi. L’iniziativa multinazionale, infatti, è stata inserita nella combined task force 153, una delle cinque task force multinazionali che compongono le combined maritime forces (CMF). A causa del perdurare degli attacchi, anche l’Unione Europea ha deciso di intensificare i suoi sforzi e, durante la riunione del Consiglio Affari Esteri tenutasi lo scorso 22 gennaio, è stato raggiunto un “accordo di principio” relativo all’impulso di una nuova missione militare europea. In particolare, il 4 febbraio è stato reso noto che all’Italia spetterà il compito di fornire il Force Commander della nuova operazione Aspides, che intende assicurare il principio di libertà di navigazione nel Mar Rosso. Questa notizia, oltre a configurarsi come un rafforzamento militare dell’Unione Europea, consolida la presenza italiana di primo piano nell’area: giacché dal 12 febbraio, l’Italia ha assunto anche il comando tattico dell’Operazione Eunavfor Atalanta – la missione navale europea già attiva dal 2008 al largo delle coste somale con l’obiettivo di contrastare le attività di pirateria – affidando alla Martinengo il ruolo di unità di bandiera.
Rotta Transatlantica: le relazioni Europa-USA dagli anni ’80 all’11 Settembre
Il convegno, organizzato dalla Fondazione Craxi a Roma il 30 settembre 2024, ha visto la partecipazione di importanti esponenti della politica italiana, tra cui il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e la Presidente della Commissione Esteri del Senato Stefania Craxi, e importanti accademici e diplomatici. Il dibattito si è concentrato sul rapporto tra Europa e Stati Uniti, il futuro del Medio Oriente, l’Africa e l’importanza delle relazioni transatlantiche in un contesto globale sempre più frammentato e competitivo.
Richiedente asilo siriano considerato affiliato all’ISIS si costituisce per l’attentato di Solingen
La sera del 23 agosto un uomo ha accoltellato apparentemente a caso dei passanti durante le celebrazioni del cd. “Festival della Diversità”, indetto in occasione del 650° anniversario della fondazione della città di Solingen, in Germania. L’attentatore era fuggito nel trambusto e nel panico seguiti all’attacco. Due uomini di 67 e 56 anni e una donna di 56 anni sono morti, mentre otto persone sono rimaste ferite, quattro delle quali momentaneamente in pericolo di vita. Nella giornata del 24 agosto la milizia terroristica ISIS aveva rivendicato la responsabilità dell’attacco, motivato come una vendetta per gli attacchi condotti contro cittadini islamici in Palestina e nel resto del mondo, ma le autorità di sicurezza non avevano confermato l’esistenza del movente islamista.
Arresto di Durov: il mondo complottista insorge tra accuse di censura e libertà di espressione
Negli ultimi giorni si è molto discusso riguardo l’arresto di Pavel Durov, trentanovenne co-fondatore e amministratore delegato dell’app di messaggistica criptata Telegram, all’aeroporto Le Bourget in Francia avvenuto il 24 agosto. Come si legge in un documento della Procura di Parigi contenente i capi d’accusa, Durov è imputato di complicità nelle attività illegali che si svolgono sull’app (traffico di stupefacenti, terrorismo, frodi, riciclaggio di denaro, pedopornografia, diffusione non consensuale di immagini intime) a causa della mancanza di moderazione, di cooperazione con le forze dell’ordine e, più in generale, degli strumenti offerti, tra cui numeri usa e getta o scambio di criptovalute. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram sia come mezzo di comunicazione che come fonte di informazioni.
Commissario per la difesa UE: identikit di una nuova figura
Ieri, Ursula Von der Leyen è stata rieletta in qualità di Presidente della Commissione europea.
Il programma per questo nuovo mandato si concentrerà su alcuni punti saldi. Il primo inerisce all’ambiente e al green deal europeo, con il dichiarato obiettivo di ridurre le emissioni del 90% per il 2040. Il secondo riguarda le migrazioni, con l’intenzione di elaborare nuove strategie per contrastare i flussi irregolari nel rispetto del diritto internazionale, garantendo soluzioni sostenibili ed eque per gli stessi migranti e i Paesi interessati dalle rotte migratorie. Infine, la neo-eletta Presidente si è espressa anche sulla difesa europea, sostenendo la nomina per un Commissario per la difesa europea per contribuire al coordinamento in questo settore. Tale figura, nel pieno rispetto dei Trattati, collaborerà a stretto contatto con il prossimo Alto Rappresentante/Vicepresidente.
La minaccia asimmetrica Houthi: una chiave per capire il presente
Il Mar Rosso si è nuovamente trasformato in un teatro di tensioni che da mesi a questa parte disturbano i sonni di non poche leadership mondiali. Arteria vitale per il fluido scorrimento di circa il 15% del traffico marittimo internazionale, le sue acque meridionali sono interessate da un nuovo tipo di conflitto, nel quale un’entità ibrida a metà tra uno Stato ed una milizia sfida l’ordine talassocratico imposto dalla potenza militare americana.
Ad Astana Putin e Xi Jinping delineano un nuovo ordine mondiale anti Occidente. La politica ambigua di Erdogan
Ad Astana Putin e Xi Jinping delineano un nuovo ordine mondiale anti Occidente. La politica ambigua di Erdogan Il 3 luglio 2024, riuniti in Kazakistan,