Rotta Transatlantica: le relazioni Europa-USA dagli anni ‘80 all’11 Settembre
- 11 Ottobre 2024
Il convegno, organizzato dalla Fondazione Craxi a Roma il 30 settembre 2024, ha visto la partecipazione di importanti esponenti della politica italiana, tra cui il Ministro degli Esteri Antonio Tajani e la Presidente della Commissione Esteri del Senato Stefania Craxi, e importanti accademici e diplomatici. Il dibattito si è concentrato sul rapporto tra Europa e Stati Uniti, il futuro del Medio Oriente, l’Africa e l’importanza delle relazioni transatlantiche in un contesto globale sempre più frammentato e competitivo.
La situazione in Medio Oriente
Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha descritto la situazione in Medio Oriente come «molto complicata», esprimendo l’auspicio di poter ottenere un cessate il fuoco sia a Gaza che in Libano. Durante il suo intervento, Tajani ha sottolineato l’importanza di affrontare le tensioni nella regione attraverso il dialogo e la diplomazia.
Tajani ha posto l’accento sulla crescente influenza di Cina, Russia e Iran in Africa, sottolineando che l’Italia e l’Europa non possono permettersi di lasciare il controllo commerciale e politico di questo continente a potenze extra-occidentali, esprimendo preoccupazione per il crescente utilizzo della valuta cinese nei contratti commerciali africani, a discapito dell’euro. Per Tajani, il coinvolgimento statunitense e della NATO è essenziale per equilibrare l’influenza delle autocrazie in Africa e nel Mediterraneo.
Il ministro ha dovuto interrompere prematuramente la sua presenza telematica al convegno a causa di una riunione con gli altri ministri degli Esteri dell’Unione Europea per discutere urgentemente la questione.
L’Africa e il predominio cinese, russo e iraniano
Franco Bruni, presidente dell’ISPI e Professore Emerito presso il Dipartimento di Economia dell’Università Bocconi, ha ribadito come la Cina non possa essere esclusa dal nuovo ordine globale e che l’Africa sia già un campo di confronto tra diverse potenze. Anche il Global South (Africa, India, Brasile) non vuole essere parte di nessun blocco e richiede una rappresentanza maggiore nelle istituzioni globali, evidenziando la necessità di cooperare con il Global South e riformare la governance globale per affrontare questioni come il cambiamento climatico e le disuguaglianze economiche.
La necessità di una difesa europea
Stefania Craxi, Presidente della Commissione Esteri del Senato, ha dichiarato che l’invasione russa dell’Ucraina è stata un «brusco risveglio» dal sogno globalista, che ha messo in luce la necessità per l’Europa di definire una propria politica di difesa autonoma. Craxi ha criticato l’approccio passato di alcuni Paesi europei, come la Germania, che hanno mantenuto rapporti commerciali con la Cina e la Russia nonostante fossero parte integrante dell’Occidente. La senatrice ha inoltre evidenziato come la NATO, di cui prima si diceva in uno stato di coma cerebrale, abbia ritrovato una nuova visione strategica a seguito del conflitto ucraino.
Si è discusso delle divisioni all’interno dell’Europa, con l’Ungheria di Viktor Orbán come esempio di un paese che si distingue dalle politiche comunitarie. Inoltre, si è evidenziato il continuo dibattito sui contributi economici dei membri europei alla NATO, con gli USA che chiedono una maggiore partecipazione economica da parte dell’Europa.
Nel suo intervento, Stefania Craxi ha ribadito l’importanza di sviluppare una difesa europea, per trasformare l’Europa in un soggetto politico capace di influenzare il sistema internazionale. Questo processo richiederà anni, ma è fondamentale per la sicurezza del continente, soprattutto considerando le sfide provenienti dal Mediterraneo profondo. Craxi ha sottolineato come sicurezza e difesa siano strettamente connesse alla tecnologia e ha menzionato il ruolo della NATO, che ha istituito un Fondo per l’innovazione, al quale partecipa anche l’Italia.
Le relazioni transatlantiche
Riguardo le relazioni con gli alleati d’oltreoceano, Tajani ha affermato che le relazioni tra Europa e Stati Uniti sono cruciali per l’Italia e rappresentano una delle “stelle polari” della politica estera italiana. Ha auspicato che Washington continui a prestare attenzione non solo all’Indo-Pacifico, ma anche al Mediterraneo e all’Africa. Queste aree sono strategicamente rilevanti e offrono opportunità di crescita, ma rischiano di essere dominate da potenze come la Cina e la Russia se non vi sarà un adeguato coinvolgimento occidentale.
Stefania Craxi, di contro, ha espresso forti critiche nei confronti del funzionamento attuale delle Nazioni Unite, affermando come l’ONU non possa più funzionare in questo modo. Facendo eco alle parole della Premier Giorgia Meloni, ha affermato che non dovrebbero esserci Paesi di serie A e Paesi di serie B nell’arena internazionale. Secondo Craxi, il sistema delle Nazioni Unite richiede una profonda riforma per affrontare efficacemente le sfide globali, citando come esempio la sfida di Sigonella in cui Bettino Craxi riuscì a dimostrarsi alleato degli USA senza esserne schiavi.
Inoltre, sia Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello IAI, che Michele Valensise, già Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri, hanno parlato con preoccupazione del disimpegno degli USA in Europa, esprimendo la necessità di una maggiore coesione europea indipendentemente dall’esito delle elezioni americane. Al di là delle differenze tra un’eventuale presidenza Harris, che darebbe continuità a Biden, e una di Trump, che comporterebbe cambiamenti imprevedibili, riguardo temi come il multilateralismo, il rapporto con la NATO e la politica estera verso la Cina e l’Ucraina, sia Feroci che Valensise auspicano una maggiore coesione europea, indipendentemente dagli alleati americani.
Stefano Lovi – PhD student