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Arresto di Durov: il mondo complottista insorge tra accuse di censura e libertà di espressione

Negli ultimi giorni si è molto discusso riguardo l’arresto di Pavel Durov, trentanovenne co-fondatore e amministratore delegato dell’app di messaggistica criptata Telegram, all’aeroporto Le Bourget in Francia avvenuto il 24 agosto. Come si legge in un documento della Procura di Parigi contenente i capi d’accusa, Durov è imputato di complicità nelle attività illegali che si svolgono sull’app (traffico di stupefacenti, terrorismo, frodi, riciclaggio di denaro, pedopornografia, diffusione non consensuale di immagini intime) a causa della mancanza di moderazione, di cooperazione con le forze dell’ordine e, più in generale, degli strumenti offerti, tra cui numeri usa e getta o scambio di criptovalute. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram sia come mezzo di comunicazione che come fonte di informazioni.

Negli ultimi giorni si è molto discusso riguardo l’arresto di Pavel Durov, trentanovenne co-fondatore e amministratore delegato dell’app di messaggistica criptata Telegram, all’aeroporto Le Bourget in Francia avvenuto il 24 agosto. Come si legge in un documento della Procura di Parigi contenente i capi d’accusa, Durov è imputato di complicità nelle attività illegali che si svolgono sull’app (traffico di stupefacenti, terrorismo, frodi, riciclaggio di denaro, pedopornografia, diffusione non consensuale di immagini intime) a causa della mancanza di moderazione, di cooperazione con le forze dell’ordine e, più in generale, degli strumenti offerti, tra cui numeri usa e getta o scambio di criptovalute. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram sia come mezzo di comunicazione che come fonte di informazioni.

Nato in Russia ma apolide da dieci anni, risulta residente a Dubai con un patrimonio di 15 miliardi di dollari. Durante gli anni dell’università fondò insieme al fratello l’equivalente del Facebook russo, VKontakte, ostacolando fin da subito le richieste di violazione della privacy degli utenti provenienti da funzionari vicini a Vladimir Putin. Successivamente, nel 2014, in seguito al rifiuto di consegnare dati utili a identificare dimostranti in piazza contro l’invasione della Crimea e di bloccare il profilo di Alexei Navalny, ha ceduto il social network ad altri imprenditori, più vicini al Cremlino, lasciando il paese con 300 milioni di dollari.

Già il 25 agosto, la società di messaggistica ha commentato la vicenda affermando come: «Telegram rispetta le leggi dell’Ue, incluso il Digital Services Act: la sua attività di moderazione è conforme agli standard del settore e in continuo miglioramento.️ Il Ceo di Telegram, Pavel Durov, non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa. È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell’abuso di tale piattaforma. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Stiamo aspettando una rapida risoluzione di questa situazione».

Telegram ha attirato persone interessate a usarlo per attività illecite, ma, secondo esperti di cyber sicurezza, è meno sicuro rispetto ad altre app di messaggistica, in quanto la crittografia end-to-end viene applicata solo alle chat segrete, mentre nelle chat normali questa protezione non è presente, a differenza di Signal e WhatsApp, dove è la norma. Se confermati, i capi d’accusa contro Durov non riguardano la libertà di espressione, ma la mancata implementazione di misure di sicurezza per prevenire reati. Resta da capire come l’accusa formulerà i dettagli e gestirà il caso, evitando che la questione si trasformi in una forma di censura, un rischio delicato che le autorità devono evitare.

In Russia, le autorità politiche stanno sfruttando il caso di Pavel Durov per fini propagandistici. L’ambasciata russa ha contattato le autorità francesi per ottenere informazioni sull’arresto, mentre Dmitry Medvedev ha commentato sarcasticamente che Durov pensava di avere problemi solo in Russia. Questo suggerisce che la vicenda potrebbe essere manipolata dalla propaganda russa per attaccare l’Occidente. Manifestanti del movimento Новые люди (New People, partito politico formatosi in Russia nel 2020, considerato un partito liberale di centro-destra) hanno manifestato deponendo aeroplanini di carta fuori dall’ambasciata francese a Mosca, Russia, per protestare contro l’arresto di Pavel Durov.

Non si sono fatte attendere le reazioni da parte dell’orbita complottista e della destra internazionale, i quali hanno colto l’occasione per fare di Pavel Durov un nuovo eroe della libertà di parola. Ciò rientra nella narrativa complottista, guidata da vari personaggi influenti, come Elon Musk o Tucker Carlson (ex conduttore di punta della Fox), che accusa la società Occidentale di reprimere i dissidenti politici e la libertà di parola. Tra le reazioni più popolari sullo stesso Telegram in diversi gruppi, si riportano: 

  • «La Russia e il mondo reagiscono all’arresto di Pavel Durov: perché Zuckerberg è libero? Perché Durov è stato arrestato e Zuckerberg è ancora libero?»;
  • Aleksei Pushkov, deputato della Duma di Stato: «Una dittatura liberale non tollera individui che non giocano secondo le sue regole»;
  • Tucker Carlson: «Alla fine, non è stato Putin ad arrestarlo per aver permesso al pubblico di esercitare la libertà di parola. È stato un paese occidentale, alleato dell’amministrazione Biden ed entusiasta membro della NATO, a rinchiuderlo. Pavel Durov siede in una prigione francese stasera, un avvertimento vivente per qualsiasi proprietario di piattaforma che si rifiuta di censurare la verità per volere dei governi e delle agenzie di intelligence. L’oscurità sta scendendo rapidamente sul mondo precedentemente libero»;
  • Elon Musk: «POV: È il 2030 in Europa e vieni giustiziato per aver apprezzato un meme». Va ricordato che Musk ha diversi interessi personali nella vicenda, in quanto è in conflitto con la Commissione europea per le indagini sul Digital Services Act, che richiede una maggiore moderazione dei contenuti online. Tra novembre 2023 e maggio 2024, X ha ridotto quasi 800 moderatori, e Musk critica l’Europa per difendere la gestione della sua piattaforma;
  • L’ex dipendente della NSA statunitense Edward Snowden, diventato una fonte per smascherare il programma di sorveglianza di massa alimentato dalla Casa Bianca: «La detenzione di Durov è un attacco ai diritti umani fondamentali, alla libertà di parola e di associazione. Sono sorpreso e profondamente rattristato che Macron si sia fermato al livello della presa di ostaggi come strumento per ottenere l’accesso alle comunicazioni private. Ciò è umiliante, non solo per la Francia, ma per il mondo intero».

In un’epoca in cui ci si interroga sempre più pedissequamente fin dove possa arrivare la libertà di parola, e se e fin dove le big-tech debbano essere considerate responsabili di ciò che avviene sulle loro piattaforme, l’attenzione sul caso Durov è ai massimi livelli, in quanto può diventare un precedente importante dal punto di vista giuridico. Con tutto ciò che ne consegue. Da monitorare, saranno sicuramente le reazioni di possibili estremisti di natura complottista che, in caso di condanna di Durov e di chiusura di Telegram, potrebbero insorgere in massa o replicando il fenomeno dei lone wolfes, estremamente più difficili da prevenire, reagendo alla percezione di vivere in una società distopica di orwelliana memoria. 

Stefano Lovi – PhD student

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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