"Notizie a memoria": il rapporto Migranti
- 19 Gennaio 2024
“Notizie a memoria”: si intitola così l’XI rapporto appena pubblicato dall’associazione Carta di Roma 2023, a cura di Giuseppe Milazzo e Paola Barretta (Osservatorio di Pavia), che rileva una vera e propria involuzione negli ultimi dieci anni con riferimento alla narrazione giornalistica sul fenomeno delle migrazioni.
Se il 2013 è ricordato per il tragico naufragio di Lampedusa, il 2023 sarà ricordato per quello di Cutro. Tuttavia, se dopo gli oltre trecento morti a largo dell’isola italiana a Sud di Tunisi, era seguita la visita del Papa ed una forte sensibilizzazione sull’accoglienza, dopo Cutro sembra di essere tornati indietro. Si usa di nuovo troppo spesso la parola clandestini.
“È l’abitudine alla memoria che andrebbe adottata nella consuetudine del vocabolario giornalistico italiano. L’uso quotidiano del ricordo di ciò che è accaduto, nell’analisi di ciò che sta accadendo. Il vocabolario propagandistico della politica non dovrebbe mai avere il sopravvento sulla verità sostanziale dei fatti” si legge nell’introduzione del rapporto.
L’analisi condotta, dall’Associazione Carta di Roma, che ha esaminato le prime pagine dei principali quotidiani italiani, rivela un incremento dell’attenzione al tema rispetto all’anno precedente: 1536 titoli nel 2023, con un aumento del 173% rispetto al 2022. Dopo lo scoppio del conflitto russo- ucraino i migranti hanno avuto il volto di persone dell’Est.
Nell’ultimo anno però i migranti hanno ripreso ad arrivare prevalentemente dall’Africa. Attraversando il Mediterraneo sono considerati parte di movimenti di massa, tradotti come “flussi”, con perdita dell’individualità.
L’analisi del trend dei titoli sulle prime pagine rivela, nel corso del 2023, un’attenzione continua al tema migrazioni, con un picco nel mese di marzo per la tragedia di Cutro (306 titoli) e un altro a settembre (249 titoli), per il vertice europeo. Tuttavia, aumenta il tono allarmistico.
Nei primi 10 mesi del 2023 sono stati pubblicati dalla stampa italiana 6.866 titoli su migranti e migrazioni, in aumento rispetto agli anni precedenti, caratterizzati dalle notizie sul Covid-19 e sull’invasione russa dell’Ucraina. Si legge nel rapporto: “Gli eventi più incisivi che determinano l’ampia copertura del 2023 sono: il naufragio di Cutro del 26 febbraio, dove hanno perso la vita 94 persone, di cui 35 bambini, a pochi metri dalla costa italiana, le politiche del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni, le relazioni con i partner europei e i tentativi di accordi con paesi terzi, tra cui Tunisia e Albania, e l’aumento di arrivi via mare, nei primi 10 mesi del 2023, il 37% in più del 2022”.
Un altro passaggio fa riflettere: “Tra gennaio e ottobre 2023 è stato pubblicato in media un titolo ogni 21 persone arrivate via mare. Un rapporto uguale a quello registrato nel 2022, il più basso registrato nell’arco temporale 2013-2023. Nel 2019, questo rapporto era di un titolo per ogni persona arrivata via mare”.
Le parole più ricorrenti sono «migrante» (1.230 occorrenze), «Meloni» (549), «UE» (406), «Italia» (365), «sbarco» (285), «Lampedusa» (271). La dimensione locale della cronaca nei territori è ridotta, diradata.
Il fenomeno migratorio dal 2013 al 2023 è identificato come l’emergenza permanente. Una crisi infinita? Cutro è diventato il termine simbolico nell’anno: ha dato il nome al decreto-legge in materia di immigrazione approvato da un Consiglio dei Ministri straordinario in loco. È lo stesso decreto che ha ridotto quasi a zero la protezione speciale. Una frase del rapporto merita attenzione: “Il termine derogatorio e giuridicamente inesistente «clandestino» è comparso 1.714 volte nei titoli della stampa, 68 volte nei primi 10 mesi del 2023, con una penetrazione nell’1% dei titoli”. E ancora: “In tutto l’arco temporale 2013-2023, l’uso dei termini migrante-immigrato-straniero supera quello di profugo-rifugiato-richiedente asilo”. Nelle pagine pubbliche di Facebook/Meta (FB), si assiste a una crescita di utilizzo del termine improprio «clandestino» nel periodo 2013-2023: sui social media dilagano lessici diretti, enfatici, provocatori e offensivi. Si è avuta una criminalizzazione (discorsiva e non) delle Ong, portata avanti soprattutto da politici di centrodestra. E ancora: nel 2023, @repubblica e @corriere pubblicano complessivamente 1.294 tweet sulle migrazioni. Rispetto agli anni precedenti, i tweet che menzionano trafficanti e/o scafisti sono in aumento. Quando la politica – rilanciata dai media – spiega il fenomeno migratorio, parla di trafficanti e scafisti. Pochi invece i tweet sulle condizioni di vita dei Paesi di emigrazione. Nei primi dieci mesi del 2023 i notiziari italiani forniscono 3.076 notizie dedicate alle migrazioni, un incremento del 134% rispetto al 2022 che riporta la copertura ai livelli del 2019. Il tema “accoglienza” si riduce a una quota marginale dei telegiornali (4%). Tre quarti dell’informazione sulle migrazioni è concentrata sulla cronaca degli arrivi via mare e sulle (discussioni) politiche italiane ed europee per fronteggiare l’aumento di arrivi. Nel 2023 si parla tanto di flussi migratori, criminalità, terrorismo. La voce “criminalità e sicurezza” è lievemente più coperta dai Tg Mediaset (13%), rispetto a Rai (10%) e La7 (9%). Il 46% dei cittadini percepisce l’immigrazione come minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico. Circa un terzo delle notizie sulle migrazioni (31%) contiene almeno una dichiarazione di un soggetto politico. Solo il 7% dei servizi dei Tg ascolta la voce dei protagonisti delle migrazioni.
Se i media descrivono questi viaggi tragici come flussi fatti di persone di un altro colore, senza volto e senza voce, supportano inevitabilmente quella politica che vuole utilizzare la paura come fattore di consenso. Si ha paura di ciò che non si conosce, di ciò che non è descritto dal punto di vista umano. E qui la linea di confine tra informazione e propaganda – che deve essere chiara e netta in una democrazia- diventa troppo sfumata.