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Legislazioni su AI in UE e in USA: quanto pesano le aspirazioni geopolitiche

Nell’ambito della sua strategia digitale, l’Unione europea ha voluto regolamentare le migliori condizioni per lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. 

Già nell’aprile 2021, la Commissione europea aveva proposto il primo quadro normativo unionale per l’AI. In tale contesto, si indicavano i molteplici usi di questa con un’analisi e una classificazione dei rischi derivanti dal suo utilizzo. 

Il Parlamento europeo, d’altro canto, ha sempre voluto garantire che i sistemi di intelligenza artificiale utilizzati nell’UE fossero sicuri, trasparenti, tracciabili, non discriminatori e rispettosi dell’ambiente; ha sempre preferito che la supervisione fosse attuata dalle persone, piuttosto che dall’automazione, per prevenire esiti dannosi. 

Oggi, l’Artificial Intelligence Act prevede il divieto, per l’intelligenza artificiale, di usare i sistemi di categorizzazione biometrica che utilizzi caratteristiche sensibili (es. convinzioni politiche, religiose, orientamento sessuale, razza); di raccogliere in modo non mirato immagini facciali da Internet; di non riconoscere le emozioni sul posto di lavoro e che l’AI sfrutti le vulnerabilità delle persone. Inoltre, l’utilizzo di questa tecnologia nei sistemi di identificazione biometrica è possibile solo per contrastare alcune fattispecie di reato rigorosamente definite. 

Il Parlamento ha anche incluso una valutazione d’impatto obbligatoria sui diritti fondamentali, applicabile anche ai settori assicurativo e bancario. I cittadini avranno il diritto di presentare reclami sui sistemi di intelligenza artificiale e ricevere spiegazioni sulle decisioni basate su sistemi di AI ad alto rischio che incidono sui loro diritti. Inoltre, si è riusciti a garantire alle imprese, in particolare le PMI, di poter sviluppare soluzioni di intelligenza artificiale senza indebite pressioni da parte dei giganti del settore che controllano la catena del valore.

Infine, l’Artificial Intelligence Act prevede che il mancato rispetto delle norme può portare a sanzioni che vanno da 7,5 milioni di euro o l’1,5% del fatturato a 35 milioni o il 7% del fatturato globale a seconda della violazione e delle dimensioni dell’azienda coinvolta. 

L’impostazione di questa legge rispecchia la volontà europea di bilanciare con attenzione i vantaggi economico-tecnologici dell’AI con i rischi derivanti da un suo incontrollato utilizzo. Inoltre, la legge mira a realizzare e a rafforzare un ecosistema di fiducia intorno a questa tecnologia, proponendo un quadro giuridico per un’AI affidabile. Infatti, la legge si basa sui valori e sui diritti fondamentali dell’UE, incoraggiando le persone e gli altri utenti ad adottare con fiducia soluzioni basate sull’AI e le imprese per svilupparle. Nell’intento del legislatore europeo, l’AI dovrebbe rappresentare uno strumento per le persone e un fattore positivo per la società con il fine ultimo di migliorare il benessere degli esseri umani.

Per quanto concerne l’Executive Order americano (n. 14110), anche questo si concentra sulla necessità di mitigare i rischi sostanziali dell’AI attraverso un’azione congiunta di attori statali, pubblici (mondo accademico e società civile) e privati. 

Il Presidente Biden ha sottolineato la promozione di un approccio coordinato a livello di Governo federale.

Nello specifico, sono individuati otto principi che regolano l’utilizzo e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. La necessità di un’AI sicura e protetta, supportata da valutazioni solide, affidabili, ripetibili e standardizzate e da interventi politici e istituzionali mirati a testare, comprendere e mitigare i rischi derivanti da questi sistemi; la promozione di un’innovazione responsabile, della concorrenza e della collaborazione per consentire agli Stati Uniti di essere leader nel campo dell’intelligenza artificiale con investimenti nell’istruzione, nella formazione, nello sviluppo e nella ricerca; l’impegno a sostenere i lavoratori americani con una contrattazione collettiva che supporti adeguatamente il loro lavoro nel settore; la promozione di politiche sull’AI che valorizzino l’equità e i diritti civili; la tutela degli interessi americani; la protezione della privacy e delle libertà civili dei cittadini americani; un’oculata gestione dei rischi derivanti dall’utilizzo di questa tecnologia e la centralità del Governo federale nell’aprire la strada al progresso tecnologico globale, sociale ed economico.

È possibile notare delle importanti differenze tra la normativa europea e americana. La prima, di tipo formale, si concentra sul fatto che l’intervento unionale si è palesato attraverso una legge che impegna tutti gli Stati membri e gli attori privati presenti nello spazio pubblico UE; quello americano, invece, ha utilizzato la forma dell’ordine esecutivo, ovvero di un provvedimento firmato dal Presidente con la funzione di indirizzare le politiche delle agenzie del Governo federale.

Un’altra importante differenza inerisce al modo di concepire l’intelligenza artificiale. L’Unione europea, istituzione che ha alle sue fondamenta una particolare attenzione sulle questioni economiche e la difesa dei suoi principi e diritti, ha deciso di regolamentare l’AI dal punto di vista della possibile degenerazione nello spazio economico europeo, in difesa di una concorrenza libera e leale e, soprattutto a tutela dei cittadini, destinatari ultimi dei servizi della tecnologia in questione. Invece, gli USA hanno affiancato ad una più generale protezione e valorizzazione delle libertà fondamentali e dei diritti civili e della posizione giuridico-contrattuale dei lavoratori, l’intenzione di lavorare in un quadro disciplinato in modo organico dal Governo federale per rendere il Paese leader al mondo nella lavorazione e utilizzo dell’AI.

Pertanto, appare lecito affermare che questi primi atti disciplinanti l’intelligenza artificiale rappresentano anche le proiezioni legislative delle aspirazioni geopolitiche e delle realtà politico-istituzionali di questi due attori internazionali.

 

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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