GEODI – UNINT

Trump, processo a New York: questa volta il tycoon è davvero preoccupato

Nonostante il sostegno dei Repubblicani e la positiva cavalcata elettorale nelle primarie, la stretta cerchia di collaboratori politici di Donald Trump è consapevole che è necessario evitare una condanna penale. Un esito giudiziario di questo tipo lo penalizzerebbe con gli elettori indipendenti e i residenti delle aree periferiche, in particolare l’elettorato femminile, che già gli hanno fatto perdere la presidenza nel 2020.

Ma da quando Trump è stato incriminato per la prima volta, lui e il suo team hanno considerato di vitale importanza assicurarsi la nomina. Infatti, l’ex Presidente è ormai destinato a diventare il primo ex Presidente degli Stati Uniti a subire un processo. Da questo, la necessità di assicurarsi la nomina.

Un giudice di New York ha fissato al 25 marzo la data di inizio del processo sulle accuse mosse dal procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin L. Bragg, che accusa Trump di aver falsificato documenti aziendali per coprire i rimborsi per un pagamento segreto effettuato nel 2016 ad un’attrice hard che ha detto di aver avuto una relazione passata con lui.

Gli esperti giuridici hanno commentato che, rispetto alle accuse che Trump deve affrontare per aver conservato documenti sensibili sulla sicurezza nazionale e aver ostacolato gli sforzi per recuperarli, o con le accuse che lo vedrebbero coinvolto in una cospirazione per frodare gli Stati Uniti nel tentativo di ribaltare un’elezione, il silenzio sul caso del denaro sembra molto meno importante.

E quelle accuse di denaro nascosto rappresentano un crimine di basso livello e un potenziale periodo di detenzione comparativamente inferiore.

Nonostante la rabbia di Trump per l’emersione della notizia e della conseguente violazione della sua privacy, i suoi consiglieri hanno sfruttato con grande efficacia l’accusa di nascondere denaro. Questa è stata la sua prima accusa su quattro che ha dovuto affrontare nel ciclo delle primarie del 2024 e proprio questa ha permesso di raggiungere incredibili risultati per la sua raccolta fondi, spingendo anche i repubblicani diffidenti – compresi i suoi oppositori – a mettere in discussione le accuse.

L’approccio del team di Trump da quando è stata emessa l’accusa da Bragg è stato quello di ritrarre tutta la sua esposizione criminale – 91 reati in tutto – come parte di una grande cospirazione del presidente Biden e dei democratici per fermarlo.

Di contro, però, c’è uno svantaggio giuridico che potrebbe arrivare da questo processo in caso di condanna. A differenza di casi di reati federali, Trump non potrebbe cercare di “perdonarsi” (pensiamo agli istituti del nostro diritto costituzionale come l’indulto o l’amnistia) se dovesse diventare di nuovo presidente. Tuttavia, permangono interrogativi sulla realtà pratica dell’imposizione di una pena detentiva a un presidente eletto coinvolto in un processo locale e non incriminato per un reato federale.

I legami politici all’interno della questione legale continuano ad essere sottolineati dagli alleati di Trump. A tal proposito, questi ultimi hanno ripetutamente sottolineato il fatto che Bragg sia un democratico e che il suo predecessore, insieme ai pubblici ministeri federali, non abbiano sporto denuncia in relazione ai fatti del caso, per sottolineare le sue affermazioni di vittimismo. Si sottolinea il fatto che il procuratore distrettuale sia il rappresentante di un distretto in cui i democratici costituiscono la stragrande maggioranza delle persone registrate per votare.

Nel frattempo, la macchina organizzativa della campagna elettorale di Trump si è preparata a organizzare eventi serali a New York e in altre località, durante il processo.

Negli Stati Uniti, però, l’opinione pubblica ha maturato una riflessione degna di nota.

Per quanto mettere in cattiva luce la posizione del procuratore distrettuale possa essere una strategia positiva dal punto di vista squisitamente politico, la vera questione ruota attorno alla figura e al ruolo della giuria. Trump ha già subito, per questioni societarie, tre processi a Manhattan con le giurie che si sono pronunciate contro.

Questa volta, però, un certo esito piuttosto che un altro potrebbe rappresentare un termometro sociale-elettorale molto importante per l’ex Presidente, a prescindere da quanto riportato dai sondaggi che, con Trump di mezzo, hanno già fatto vedere di non essere molto affidabili. 

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

Università degli Studi Internazionali di Roma - UNINT

Via Cristoforo Colombo, 200 - 00147 Roma | C.F. 97136680580 | P.I. 05639791002 | Codice SDI: M5UXCR1 | Mail: geodi@unint.eu