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2024. Un anno di turbolenze elettorali

Il nuovo anno porterà con sé un ciclo di consultazioni elettorali in grado, potenzialmente, di ridisegnare una nuova mappa politica nel mondo. La portata globale di questo fenomeno elettorale deriva dal fatto che il 51% della popolazione mondiale (4,1 miliardi) andrà ad esercitare il proprio diritto di voto e, in particolare, nei Paesi che producono più della metà del PIL globale.

Nello specifico, si terranno elezioni in tutto il Vecchio Continente per la nuova composizione del Parlamento europeo e negli Stati Uniti per scegliere il nuovo Presidente. 

Inoltre, l’appuntamento elettorale interesserà anche altri 76 Stati, tra i quali India, Iran, Indonesia, Pakistan, Bangladesh, Brasile, Messico, Taiwan e Russia. 

Secondo l’Economist, in poco più della metà degli Stati interessati a questa tornata elettorale si voterà in clima politico pienamente democratico, libero e pluralista.

In relazione all’UE, sarà interessante vedere se i risultati elettorali premieranno la destra o la sinistra dopo che alcune elezioni nazionali hanno visto la sconfitta dell’estrema destra (Polonia) e la vittoria della stessa (Slovacchia e Paesi Bassi).

Le elezioni presidenziali americane, invece, (5 novembre 2024) sono certamente quelle con le conseguenze geopolitiche di maggiore portata.

Le primarie repubblicane che precedono le elezioni saranno lanciate ufficialmente il 15 gennaio, con il caucus dell’Iowa. Il “Super Tuesday”, la data delle primarie in una quindicina di Stati, sarà il 5 marzo. Il 2024 sarà segnato anche da diverse scadenze legali per Donald Trump. Il processo per intralcio al processo elettorale nel 2020 e per il suo ruolo nell’assalto al Campidoglio si aprirà il 4 marzo.

Una vittoria del campo repubblicano potrebbe portare a un significativo inasprimento del confronto con la Cina e a un più marcato disimpegno dal teatro europeo e da quello mediorientale. Anche gli aiuti all’Ucraina sono sempre più contestati da una parte del GOP. Si registra che, ad un anno dalle elezioni presidenziali, il sostegno a Joe Biden sta diminuendo. 

Per quanto riguarda la Russia, le elezioni di marzo porteranno, molto probabilmente, alla rielezione di Vladimir Putin grazie all’emendamento costituzionale che gli consente di rimanere al potere fino al 2036. Già in agosto, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aveva espresso la sua certezza sull’esito del voto, prevedendo una rielezione con oltre il 90% dei voti.

La Russia terrà il primo turno delle elezioni presidenziali a marzo, con un possibile secondo turno ad aprile, (in coincidenza con le elezioni presidenziali in Ucraina). Il voto russo potrebbe indicare il livello di opposizione interna. Con le forze di sicurezza russe concentrate sull’Ucraina, la sicurezza interna potrebbe essere precaria e potrebbero esserci delle proteste. Il rischio di incidenti gravi sarà maggiore al di fuori dei grandi centri metropolitani. Nel caso di una vittoria di Putin, l’approccio della Russia alla guerra in Ucraina potrebbe rimanere invariato con la volontà di Mosca di una guerra lunga, nella speranza che il sostegno occidentale venga meno. 

Anche l’India (elezioni generali ad aprile/maggio 2024), descritta da anni come la democrazia più popolosa al mondo, andrà al voto. Nonostante questo riconoscimento, il politologo Jaffrelot ha sottolineato l’assenza di una vera e propria competizione elettorale.

Il Bharatiya Janata Party (BJP) di Narendra Modi domina la scena della politica indiana dal 2014 e gode di un sostegno significativo, in parte grazie agli importanti risultati economici. Si prevede che Modi vincerà contro Rahul Gandhi, il leader della coalizione di opposizione, un attivista debole. Ma da qui al prossimo aprile si terranno cinque importanti elezioni statali, che potrebbero dare ulteriore slancio al BJP o all’opposizione. Un terzo governo Modi continuerebbe a dare priorità alle riforme favorevoli alle imprese e a perseguire una maggiore influenza indiana a livello internazionale. Si prevede che possa continuare la neutralità indiana su alcune questioni controverse come la guerra in Ucraina e che Nuova Delhi continuerà a presentarsi come leader del mondo in via di sviluppo. È probabile che la tensione tra India e Cina aumenti ulteriormente e che le relazioni dell’India con gli Stati Uniti si svilupperanno. Tuttavia, lo status internazionale di Modi potrebbe essere ulteriormente ostacolato dal nazionalismo indù del suo partito e dalle sue politiche comunitarie.

A Taiwan, le elezioni si terranno nel gennaio 2024. Le relazioni Cina-Taiwan sono tese e le elezioni presidenziali di Taiwan tra tre mesi potrebbero rappresentare un punto critico. La questione cinese è sempre centrale nelle elezioni taiwanesi, con i candidati che adottano posizioni filo-nazionaliste o favorevoli alla Cina continentale. La Cina potrebbe interpretare il risultato come un indicatore di una possibile e pacifica riunificazione dell’isola. 

Una vittoria del DPP aumenterebbe le tensioni con la Cina, con conseguenze per le imprese, come il settore tecnologico, che fanno affidamento sul commercio e sugli investimenti attraverso lo Stretto. Un forte aumento delle tensioni potrebbe avere implicazioni più ampie, come sanzioni contro le società percepite come sovra-indicizzate da entrambe le parti. Ciò avrebbe implicazioni altrove, ad esempio nella campagna elettorale presidenziale statunitense. Una vittoria dell’opposizione potrebbe allentare la tensione tra Taiwan e la Cina continentale nel breve termine, comprese possibili iniziative per promuovere l’integrazione economica delle due sponde dello Stretto. Ma ciò non risolverebbe il dilemma a lungo termine del futuro di Taiwan.

In Messico, invece, per la prima volta, due donne sono entrate in corsa per le elezioni presidenziali di giugno. Ci riferiamo a Claudia Sheinbaum per il partito al potere e Xochitl Galvez per l’opposizione.

Insomma, sarà un anno fitto di appuntamenti elettorali. E, come si sa, gli appuntamenti elettorali portano promesse, speranze e attese, turbolenze sociali e passioni. Se, come sembra, l’economia globale si avvia verso una fase recessiva, c’è da chiedersi come interagiranno i due fenomeni. E’ difficile mantenere le promesse quando le risorse scarseggiano. 

 

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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