GEODI – UNINT

Brand Hamas: quanto dobbiamo preoccuparci del rischio di emulazione

In seguito all’offensiva di Hamas sul territorio israeliano, alcuni analisti hanno ipotizzato un cambiamento semantico del movimento, equiparando gli eventi del 7 ottobre con l’attentato dell’11 settembre 2001 commesso da al-Qaeda, o ancora con gli attentati del 13 novembre 2015 condotti da Daesh in Francia. Questo slittamento semantico propone di equiparare la lotta della fazione sunnita palestinese fondata da Yassin ai gruppi terroristici noti come jihadisti, i quali hanno diffuso la loro violenza soprattutto al di fuori delle comunità musulmane, creando così un collegamento problematico.

L’analisi teorico-empirica porta a rifiutare l’idea che esista un’equivalenza tra questi fenomeni: mentre al-Qaeda e Daesh affermano di essere movimenti jihadisti globali, sin dalla sua genesi nel 1987 Hamas si è mossa su un fronte di resistenza islamo-nazionalista circoscritta al territorio conteso con Israele, evidenziato dal fatto che Hamas non abbia mai condotto azioni violente al di fuori dei confini palestinesi e di Israele. Inoltre, non si evincono ramificazioni del movimento palestinese fuori dal teatro locale, seppur il Politburo agisca in esilio dall’estero, mentre i movimenti jihadisti globali sono presenti in più aree geografiche dove conducono le loro azioni. Infine, i media affiliati ad Hamas non hanno mostrato scene di esecuzioni di persone che potevano essere percepite come civili, al contrario delle pratiche che si sono diffuse all’interno di Daesh.

Anche da un punto di vista ideologico vi sono delle differenze sostanziali, evidenziata dalla convergenza di opinioni, affermata nella Carta costitutiva di Hamas, tra il movimento e la Fratellanza Musulmana. Al contrario, Daesh e al-Qaeda non condividono la dottrina della Fratellanza, considerata da alcuni estremisti come un’ideologia apostata. In questo senso, la retorica filopalestinese è molto più presente nel discorso dei Fratelli Musulmani che in quello degli altri movimenti cosiddetti jihadisti. Inoltre, le relazioni che Hamas intrattiene con il mondo sciita, specialmente con la Repubblica islamica iraniana, cristallizzano le tensioni con Daesh e al-Qaeda.

Un ulteriore segnale della diversificazione presente, si riscontra nel fatto che l’attacco del 7 ottobre non è stato menzionato da Daesh nel suo giornale del 12 ottobre 2023, mentre, sebbene al-Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqim) abbia espresso soddisfazione per gli eventi in Palestina in un comunicato del 13 ottobre, non ha menzionato Hamas, preferendo focalizzarsi su Jund al-Aqsa e sulle Brigate dei martiri Izz al-Din Qassam (Brigate Ezzedine Al Qassam), il braccio armato associato ad Hamas.

Fatte le dovute premesse di carattere tassonomico, gli avvenimenti del 7 ottobre hanno chiaramente suscitato interesse nel mondo estremista islamico: Muhammad Muthana Hassan, ideologo di al-Qaida nel subcontinente indiano (Aqis), ha diffuso una dichiarazione di 11 pagine lodando le azioni compiute dai palestinesi a Gaza, incitando, da un lato, i giovani musulmani residenti in Pakistan e Afghanistan a prendere le armi e, dall’altro, i musulmani residenti in Occidente a compiere attacchi in risposta al sostegno dei vari governi alle operazioni militari israeliane.

In una dichiarazione congiunta pubblicata online, le derivazioni di al-Qaida in Nord Africa e in Africa occidentale, al Qaida nel Maghreb islamico (Aqim) e Jamaat Nusrat al Islam wa al Muslimin (Jnim), hanno elogiato l’offensiva palestinese contro Israele, esortando i «leoni della Cisgiordania» a perseverare nel cammino del jihad e a portare a compimento ciò che è stato iniziato, per poi incoraggiare tutti i musulmani a sostenere attivamente la causa palestinese. Nella stessa dichiarazione dell’Aqim, viene descritto l’attacco come un tentativo per «sollevare la spada dell’umiliazione dal collo» dei musulmani: inoltre, vengono apertamente incitati i palestinesi della Cisgiordania a sollevarsi cercando l’aiuto della Umma islamica, grazie a cui sarà possibile liberare Gerusalemme. Anche Tanzim Hurras al Din, organizzazione sunnita affiliata ad al-Qaida in Siria, ha esortato i suoi membri e tutti i musulmani a unirsi al jihad dei fratelli palestinesi.

Il 3 novembre, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ribadito che il Libano sarà «sempre al fianco dei fratelli palestinesi», ma non ha annunciato alcuna escalation del conflitto. Nasrallah ha sottolineato che le perdite inflitte ad Israele da parte di Hamas hanno chiaramente evidenziato la fragilità delle forze armate israeliane, nonostante il significativo supporto ricevuto dagli Stati Uniti, costituendo una prova di forza incoraggiante che dovrebbe rafforzare coloro che si oppongono allo Stato ebraico: in questo senso, se è vero che si è riusciti a circoscrivere il conflitto in corso, è evidente come l’immagine di invincibilità associata a Israele sia stata compromessa. 

Essendo l’unico gruppo terroristico ad essere riuscito a danneggiare significamene Israele sul suo territorio, Hamas è diventato un modello jihadista agli occhi degli estremisti islamici di varie tendenze. L’emergere del nuovo simbolo mondiale rappresentato da Hamas, infatti, potrebbe generare diverse conseguenze: il politologo francese Gilles Kepel ha introdotto il concetto di «jihadismo atmosferico», indicando come la diffusione dell’ideologia jihadista tra una minuscola minoranza di musulmani, specialmente in Europa, senza un leader carismatico o un’adesione strutturata a organizzazioni jihadiste, potrebbe portare alla radicalizzazione di nuovi individui simpatizzando con il concetto di jihad globale. In questo contesto, Hamas potrebbe diventare un nuovo punto di riferimento per questi «viaggiatori liberi» del jihad. Il direttore dell’FBI, Christopher Wray, ha evidenziato in numerose occasioni l’aumento del livello di minaccia, affermando davanti al Congresso come l’agenzia governativa sostenga che le azioni di Hamas e dei suoi alleati serviranno da ispirazione nei prossimi mesi, o addirittura anni, al pari del califfato proclamato dall’Isis anni fa.

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

Università degli Studi Internazionali di Roma - UNINT

Via Cristoforo Colombo, 200 - 00147 Roma | C.F. 97136680580 | P.I. 05639791002 | Codice SDI: M5UXCR1 | Mail: geodi@unint.eu