Mar Rosso: quale posta in gioco per l’Italia?
- 19 Gennaio 2024
Ogni guerra è un’esperienza unica, eppure, ci sono principi e linee comuni a ogni conflitto. La logica della strategia governa tutto ciò. Anche se di fronte alla fluidità delle minacce e degli attori odierni i canoni stabiliti dai teorici della guerra sembrerebbero non più valide, come affermato da Bernard Henri-Levy. Nell’indirizzo strategico di una guerra è necessario fissare degli obiettivi intermedi, il che significa anche l’interessamento di manovre secondarie in scenari diversi, purché tali obiettivi siano funzionali al raggiungimento del fine generale. Gli attacchi dei ribelli Houthi yemeniti nel Mar Rosso evidenziano come la guerra tra Hamas e Israele si stia espandendo in teatri secondari, decisivi per il raggiungimento dell’obiettivo finale. E la posta in gioco deve far riflettere sul fatto che tali iniziative abbiano una buona conformazione di calcolo strategico. Perché, seppure gli Houthi avessero agito assolutamente di propria iniziativa, comunque ciò è avvenuto con il supporto militare e il consenso dell’Iran. Tutto ciò enfatizza come sia importante l’accettazione generale di obiettivi intermedi quando ci sono più parti coalizzanti in un fronte avversario. Nello specifico, per l’Italia, l’aumento del rischio sul versante del Mar Rosso determinato dall’impiego di missili e droni a partire dal territorio yemenita, che cosa comporta?
Armamenti. Il primo aspetto su cui riflettere è, ovviamente, la questione puramente militare. Per ripristinare la sicurezza dell’area, il 19 dicembre 2023, gli Stati Uniti hanno pubblicamente dato il via a “Prosperity Gurdian”, operazione a carattere difensivo che si avvale dell’appoggio internazionale da parte di altri attori statali, Italia compresa. Sul piano pratico, l’appoggio dell’Italia è stato sostanziato con la dotazione dell’unità F 591 Virginio Fasan, fregata militare della Marina Militare, seconda della classe FREMM – Fregate Europee Multi Missione – e prima con la configurazione ASW – Anti Submarine Warfare. Inizialmente, l’invio della Fasan sarebbe dovuto avvenire a febbraio, nell’ambito dell’operazione militare a carattere marittimo a guida europea “Atalanta”, attiva già dal 2008, per contrastare il fenomento della pirateria nella zona in cui opera la Forza Navale Europea e, cioè, in un’area compresa tra Mar Rosso, Golfo di Aden e Oceano Indiano. Ma, la missione decisa dalla Casa Bianca ha riscritto i progetti.
Catene di fornitura. Il secondo aspetto da tenere in considerazione è legato alla dimensione geografica degli scambi commerciali. Infatti, gli attacchi da parte delle milizie yemenite nel Mar Rosso stanno spingendo le compagnie di navigazione, comprese Msc e Maersk, a cambiare le proprie rotte commerciali, navigando intorno all’Africa, anche se questo vuol dire tempi più lungi e aumento del costo del bunker. Non solo, lo shock geopolitico sulle catene del Mar Rosso si traduce anche in un aumento dei costi assicurativi marittimi e dei carichi che, in un’area così sensibile per il trasporto globale dei carichi liquidi dell’oil & gas, vuol dire aumento ulteriore sul prezzo finale di beni che hanno risentito già del conflitto russo-ucraino. Anche se le petroliere sono state finora di minor interesse per gli attacchi degli Houthi. Al contrario, a essere state maggiormente colpite sono state le navi dedicate al trasporto di autovetture, come accaduto alla Galaxy Leader, che è stata protagonista anche del rapimento dell’equipaggio. In linea generale, la pericolosità rappresentata dal Mar Rosso riguardo alle catene globali di approvvigionamento si configura come un grande rischio per la maritime economy del Mediterraneo e, di conseguenza, per la competitività della movimentazione da e per l’Italia. Suez, specifica SRM, rappresenta per l’Italia il 40% circa dell’import-export marittimo italiano: così, sono minacciati 154 miliardi di euro. I flussi che gravitano attorno ai porti dell’Italia sono a rischio.
La minaccia asimmetrica Houthi: una chiave per capire il presente
Il Mar Rosso si è nuovamente trasformato in un teatro di tensioni che da mesi a questa parte disturbano i sonni di non poche leadership mondiali. Arteria vitale per il fluido scorrimento di circa il 15% del traffico marittimo internazionale, le sue acque meridionali sono interessate da un nuovo tipo di conflitto, nel quale un’entità ibrida a metà tra uno Stato ed una milizia sfida l’ordine talassocratico imposto dalla potenza militare americana.
Sergio Mattarella lancia un appello contro la dezinformatsiya da Chișinău
Il 18 giugno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato da Chișinău, durante la prima visita ufficiale italiana in Moldova, un nuovo appello riguardo la campagna di disinformazione russa, la quale rappresenta una minaccia inammissibile per le democrazie occidentali. In particolare, riferendosi all’Italia, ha affermato che esiste nel nostro Paese «una molteplicità di siti web, una diffusa tempesta di fake news che sono forme di ostilità inaccettabili. Mi auguro che siano stabilite regole di comportamento dalle istituzioni internazionali».
Una finestra temporale stretta per salvare l’Europa dalla marginalità politica
Il generale Claudio Graziano (Torino, 22 novembre 1953 – Roma, 17 giugno 2024) è stato Capo di stato maggiore della difesa (2015-2018), presidente del Comitato militare dell’Unione europea (2018-2022) e presidente di Fincantieri (2022-2024). Per l’Università degli studi internazionali di Roma – UNINT e per il centro studi GEODI è stato un maestro, un docente competente e sempre pronto al dialogo, un esempio di rigore e professionalità, ma anche di affabilità. È stato nostro ospite due volte, in occasione del convegno “Difesa europea. La posta in gioco” (11 ottobre 2021) e in occasione del convegno “La crisi in 5 punti” (3 marzo 2022). Gli studenti ricordano con ammirazione e affetto i suoi interventi e la sua disponibilità al confronto. Di seguito pubblichiamo un estratto della relazione tenuta al convegno sulla difesa europea, poi pubblicato nel volume C. Sbailò (a cura di) “Difesa europea, la posta in gioco”, Unint University Press, 2022. Lo salutiamo con rispetto, dolore e gratitudine (Ciro Sbailò).
Per una Geografia dei movimenti pro Palestina in Italia
A partire dall’offensiva israeliana sul territorio di Gaza, in reazione all’attacco subito il 7 Ottobre 2023 dall’organizzazione terroristica Hamas e da altre forze minori della resistenza armata palestinese, si è assistito su scala globale a una serie di manifestazioni di solidarietà verso la popolazione di Gaza. In buona parte dell’Occidente, Italia inclusa, le università hanno rappresentato lo spazio simbolico di questi movimenti. Molto più rare, invece, sono state le iniziative studentesche pro israeliane, di condanna contro le atrocità subite dalle vittime e dagli ostaggi israeliani del 7 ottobre.
Radicale italiano dell’ISIS arrestato a Torino
All’alba del 28 maggio, si è verificato a Torino l’arresto di Halili Elmahdi da parte della Digos. Elmahdi, ventinovenne marocchino naturalizzato italiano, è accusato di partecipazione ad associazione terroristica internazionale, ed è considerato l’autore dello scritto «Lo Stato Islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare». Individuato dai nostri servizi di intelligence tra il 2014 e il 2015, si tratta di un documento di 64 pagine di propaganda rivolto agli aspiranti terroristi italiani, scritto in perfetto italiano e firmato «Il vostro fratello in Allah, Mehdi».
Attivisti di Palestine Action Scotland sabotano cavi internet di Leonardo a Edimburgo
Mentre a Rafah aumenta l’intensità degli attacchi contro civili, donne e bambini in fuga verso territori apparentemente “sicuri”, aumenta anche la portata delle proteste in Occidente. Il 28 maggio, il gruppo di attivisti Palestine Action Scotland ha tagliato i cavi Internet della fabbrica di Leonardo a Edimburgo, sulla Ferry Road, interrompendo la produzione di sistemi di puntamento per gli aerei da combattimento F-35 israeliani. Il gruppo, inoltre, davanti la fabbrica, ha imbrattato con della vernice l’aereo da caccia esposto per simboleggiare il ruolo della compagnia nello «spargere il sangue palestinese», diffondendo successivamente un video su X in cui il gruppo aprono una scatola di cavi, tagliano dei fili e scrivono «Stop Arming Israel».