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Sergio Mattarella lancia un appello contro la dezinformatsiya da Chișinău

Il 18 giugno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato da Chișinău, durante la prima visita ufficiale italiana in Moldova, un nuovo appello riguardo la campagna di disinformazione russa, la quale rappresenta una minaccia inammissibile per le democrazie occidentali. In particolare, riferendosi all’Italia, ha affermato che esiste nel nostro Paese «una molteplicità di siti web, una diffusa tempesta di fake news che sono forme di ostilità inaccettabili. Mi auguro che siano stabilite regole di comportamento dalle istituzioni internazionali».

Il 18 giugno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato da Chișinău, durante la prima visita ufficiale italiana in Moldova, un nuovo appello riguardo la campagna di disinformazione russa, la quale rappresenta una minaccia inammissibile per le democrazie occidentali. In particolare, riferendosi all’Italia, ha affermato che esiste nel nostro Paese «una molteplicità di siti web, una diffusa tempesta di fake news che sono forme di ostilità inaccettabili. Mi auguro che siano stabilite regole di comportamento dalle istituzioni internazionali». 

Nel suo discorso, il presidente della Repubblica ha fatto chiaro riferimento sia alla tecnica nota col nome di Doppelganger, la quale consiste nel creare siti web o profili online che fingono di essere autentici organi di informazione o testate giornalistiche rinomate, come l’Ansa o il Guardian, sia all’utilizzo degli spin doctor, ossia l’uso di account per inviare link e materiali contenenti notizie false per aumentare la risonanza mediatica del Cremlino, per poi cancellare rapidamente gli stessi profili una volta che le informazioni sono entrate nel circolo informativo.

Mattarella non è nuovo a tentativi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica riguardo tali questioni, ma la scelta di lanciare l’ultimo appello sembra tutt’altro che casuale, dal momento che la capitale della Moldova è quotidianamente soggetto a offensive da parte delle ingerenze russe sotto i colpi delle fake news. Ciò si riallaccia al referendum, promosso dalla presidente europeista Maia Sandu, per inserire nella Costituzione l’adesione all’Europa, che si terrà ad ottobre. Sandu, che ha lanciato l’allarme per le intrusioni russe in Moldova attraverso il web, ha inoltre ricordato come i due maggiori problemi del suo paese siano l’aggressività della Russia e la corruzione. 

Sono altresì da segnalare due importanti appelli lanciati dal presidente della Repubblica: il primo, che si riallaccia al gap esponenziale tra lo sviluppo tecnologico e i tentativi del diritto di stare al passo, riguarda la necessità di giungere a risposte tempestive e immediate, evitando procedure goffe e lente. La seconda esigenza, che dovrà essere al centro del lavoro dei nuovi vertici europei, è la nascita di una politica di difesa e sicurezza comune nell’Unione, sollecitata ancora di più dalle azioni della Russia. Del resto, nel febbraio 20217, il Ministro della Difesa Sergey Shoigu confermò la creazione di truppe specializzate per operazioni di information warfare, ammettendo gli sforzi di guerra dell’informazione da parte dell’esercito russo. Shoigu dichiarò che le truppe d’informazione russe fossero impegnate in una “propaganda intelligente ed efficace”, senza però fornire dettagli specifici sulle unità specifiche o i loro obiettivi. Questa ammissione arrivò in seguito alle ripetute accuse rivolte alla Russia di condurre attacchi informatici contro le nazioni occidentali, con la NATO come uno degli obiettivi principali.

Tuttavia, è importante sottolineare che le operazioni di disinformazione russa al di fuori dell’Europa e del Nord Africa hanno ricevuto molta meno attenzione, nonostante la Russia stia aumentando i suoi investimenti per espandere la sua influenza in Africa e America Latina, con risultati notevoli. L’Africa, in particolare, rappresenta un buon esempio della crescente presenza russa. Insieme a una crescente presenza fisica russa nel continente, le operazioni di informazione e l’influenza risultante di Mosca sono in costante crescita. La Russia è riuscita a sfruttare abilmente i risentimenti post-coloniali, specialmente verso i francesi nel Sahel francofono e nell’Africa centrale, posizionandosi come un’alternativa all’Occidente e un alleato naturale dei paesi africani nella loro lotta anticoloniale.

Ma la Russia sta ottenendo successi informativi anche in Medio Oriente. Grazie alla sua presenza in Siria, ha investito da anni nella creazione di piattaforme rivolte al pubblico arabo e ha utilizzato attivamente la disinformazione per promuovere i propri interessi, avviando, ad esempio, campagne di disinformazione per deviare la responsabilità degli attacchi chimici in Siria dal regime siriano all’Occidente o alle Ong. RT Arabic, la filiale in lingua araba di Russia Today, è uno dei siti di notizie più popolari nella regione con ben 15 milioni di visualizzazioni mensili, dietro solo ad Al-Jazeera e Al-Arabiya. Secondo l’Arab Youth Survey 2022, quasi un terzo (31%) dei giovani arabi, compresi tra i 18 e i 24 anni, attribuisce la colpa della guerra in Ucraina agli Stati Uniti e alla NATO, mentre solo il 18% incolpa la Russia. 

Il tutto senza dimenticare che la guerra ibrida che la Russia sta operando non si limita solo alla cosiddetta Information warfare, ma sfocia anche in atti di sabotaggio in territorio europeo. Diversi governi europei hanno accusato cittadini e delegati russi di incidenti minori, ma si fermano prima di accusare la Russia di attacchi specifici: la mancanza di prove chiare ha spinto i funzionari a lasciare casi aperti o a dichiarare le indagini inconcludenti. 

Nel mese di aprile, procuratori tedeschi hanno arrestato due cittadini con doppia nazionalità russo-tedesca sospettati di spionaggio per conto di Mosca con l’obiettivo di interrompere l’assistenza militare occidentale all’Ucraina attraverso azioni di sabotaggio contro le ferrovie. Funzionari polacchi a febbraio hanno arrestato un uomo che lavorava per l’intelligence russa che, stando alle accuse, aveva pianificato di commettere atti di sabotaggio, incluso l’incendio di strutture nella città occidentale di Wroclaw, un grande hub di rifornimento per l’Ucraina. 

Lo scorso autunno, gli investigatori finlandesi hanno collegato una nave registrata in Cina, gestita da un equipaggio russo, al taglio del gasdotto Balticconnector che trasporta gas naturale verso l’Europa continentale. Individuare potenziali attacchi è sempre più difficile perché la Russia, da quando ha lanciato la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina due anni fa, si è rivolta maggiormente ai civili e alle navi commerciali per sorvegliare ed eventualmente attaccare infrastrutture critiche come i collegamenti sottomarini, gli impianti energetici offshore e le reti di trasporto. 

Insomma, in un Europa in cui si fa molta fatica a prendere posizioni forti nei confronti di atti intimidatori, il presidente Mattarella va decisamente in controcorrente. 

 

Stefano Lovi – PhD student

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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