GEODI – UNINT

Attivisti di Palestine Action Scotland sabotano cavi internet di Leonardo a Edimburgo

Mentre a Rafah aumenta l’intensità degli attacchi contro civili, donne e bambini in fuga verso territori apparentemente “sicuri”, aumenta anche la portata delle proteste in Occidente. Il 28 maggio, il gruppo di attivisti Palestine Action Scotland ha tagliato i cavi Internet della fabbrica di Leonardo a Edimburgo, sulla Ferry Road, interrompendo la produzione di sistemi di puntamento per gli aerei da combattimento F-35 israeliani. Il gruppo, inoltre, davanti la fabbrica, ha imbrattato con della vernice l’aereo da caccia esposto per simboleggiare il ruolo della compagnia nello «spargere il sangue palestinese», diffondendo successivamente un video su X in cui il gruppo aprono una scatola di cavi, tagliano dei fili e scrivono «Stop Arming Israel».

Palestine Action (PA) è una rete di azione diretta di gruppi e individui formatosi in Gran Bretagna con l’obiettivo di agire contro il commercio di armi israeliane, specialmente contro Elbit Systems Ltd, un’azienda israeliana attiva nello sviluppo di tecnologie per il settore della difesa. Un portavoce di PA ha affermato che «è un obbligo morale fare la nostra parte nello smantellamento delle fabbriche di armi nelle nostre città che contribuiscono al genocidio di Gaza. Israele interrompe regolarmente l’accesso a Internet ai palestinesi, massacra famiglie e distrugge comunità. Quando il nostro governo non riesce a porre fine alla nostra complicità, spetta al popolo agire direttamente contro le aziende che compiono omicidi».

Ciò avviene in seguito al grave incidente nel campo profughi a Rafah, nel sud di Gaza, avvenuti durante il fine settimana, per cui il Segretario di Stato per gli affari esteri David Cameron ha richiesto un’indagine rapida sugli attacchi aerei israeliani. Cameron ha espresso su X, ex Twitter, il suo profondo dispiacere per le scene angoscianti a Rafah e ha sollecitato un’indagine rapida, completa e trasparente da parte dell’IDF. Ha anche sottolineato la necessità urgente di un accordo per liberare gli ostaggi e permettere l’ingresso degli aiuti umanitari, auspicando una pausa nei combattimenti per lavorare verso un cessate il fuoco sostenibile e a lungo termine.

La sede scozzese di Leonardo era già stata presa di mira in precedenza dagli attivisti pro-Palestina: il 19 gennaio 2023, un enorme schieramento di polizia ha dovuto presidiare la struttura mentre il gruppo Palestine Action Scotland organizzava una protesta, in cui alcuni membri riuscirono anche a raggiungere il tetto dell’edificio. In quell’occasione, tre persone vennero arrestate in relazione alla protesta. Alle 5 del mattino, quattro attivisti riuscirono ad entrare nel sito, nonostante l’elevata sicurezza e la doppia recinzione, e iniziarono a smantellare apparecchiature elettroniche, sistemi di condizionamento dell’aria, finestre, e imbrattando i locali con la tipica vernice rossa, a simboleggiare «il sangue versato con Leonardo». In risposta alla protesta di gennaio 2023, Leonardo UK non ha negato di aver fornito armi a Israele, ma ha semplicemente affermò che «è pienamente conforme a tutti i protocolli di controllo delle esportazioni del governo britannico» e di avere «un ruolo positivo nella salvaguardia del Regno Unito e dei suoi alleati».

In un’intervista da parte dello Scottish Left Review alla co-fondatrice di PA, Huda Ammori, nel settembre 2023, alla domanda da parte del Redattore su quali fossero i principali obiettivi di Palestine Action in Scozia o con collegamenti scozzesi, Ammori rispose: «I nostri obiettivi principali in Scozia sono Thales, che ha uno stabilimento a Govan, e Leonardo a Edimburgo. Palestine Action è iniziata in Inghilterra e Galles, dove il nostro obiettivo principale è Elbit Systems, il più grande produttore di armi israeliano. Forniscono l’85% della flotta militare di droni israeliani e l’85% delle loro attrezzature terrestri. Forniscono le munizioni, i proiettili usati per massacrare i palestinesi, e forniscono gas lacrimogeni, parti di aerei, parti di carri armati. Gran parte del lavoro di Elbit viene svolto in Inghilterra e lavora a stretto contatto con aziende come Thales, che è uno dei maggiori produttori di armi al mondo e un obiettivo a pieno titolo. […] L’altro nostro obiettivo principale scozzese, Leonardo, è un’azienda italiana di armi con un enorme sito a Edimburgo che impiega 2000 lavoratori. Questi lavoratori stanno costruendo sistemi di puntamento laser per gli aerei da combattimento F35. Israele è il principale acquirente di questi jet, che vengono utilizzati per attaccare costantemente la popolazione palestinese, come ha ammesso Leonardo dopo una delle nostre azioni sul loro sito quest’anno».

Il rimando a una sorta di diritto alla ribellione di tradizione giusnaturalistica, riconosciuto in quanto facente parte dei diritti naturali ed inalienabili dell’Uomo, è evidente: tuttavia, sebbene la protesta e la disobbedienza civile siano forme di espressione garantite dal sistema democratico, il sabotaggio intenzionale delle infrastrutture industriali e delle catene di approvvigionamento militare va oltre l’attivismo, con conseguenze che potrebbero incidere sulle operazioni di sicurezza internazionali.

 

Stefano Lovi – PhD Student UNINT

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

Università degli Studi Internazionali di Roma - UNINT

Via Cristoforo Colombo, 200 - 00147 Roma | C.F. 97136680580 | P.I. 05639791002 | Codice SDI: M5UXCR1 | Mail: geodi@unint.eu