La cooperazione tecnoscientifica rafforza l’affair tra Pechino e Riad
- 25 Gennaio 2024
Negli ultimi anni, lo Stato saudita ha lavorato attivamente per inseguire un modello di modernizzazione economica fondato sulla tecnologia. La costruzione della città futuristica di NEOM e la concessione della cittadinanza a un robot sono gli esiti più esplicativi di questo sviluppo. Oltre a importanti manovre interne, come la costruzione di un apparato burocratico mirato a sostenere questi sforzi, la tecnomodernizzazione di Riad ha bisogno del contributo di partner stranieri, così nella logica del do ut des, si è affacciata Pechino.
I rapporti sino-sauditi iniziano a compiere significativi passi in avanti in ambito tecnoscientifico nella seconda metà degli anni 2000, all’indomani della “politica verso est” promossa dal Regno saudita verso l’Asia, raggiungendo traguardi nella ricerca genomica, nell’energia nucleare e nell’esplorazione spaziale. Ma, la vera accelerazione delle azioni combinate tra i due è arrivata in occasione della promozione degli intenti comuni per accrescere Vision 2030 e la Digital Silk Road, per potenziare le componenti smart di città intelligenti e reti energetiche, e le infrastrutture digitali come la fibra ottica. Tutte queste iniziative hanno portato a una crescente integrazione industriale tra i due Paesi e, come sottolinea una ricerca condotta da studiosi del Carnagie Endowment for International Peace, tra il 2007 e il 2021 i progetti congiunti si sono concentrati su circa venti campi tecnoscientifici differenti che spaziano dalla nanotecnologia ai veicoli elettrici, dall’Internet of Things alle energie rinnovabili, dalla governance digitale ai servizi cloud e informatica, passando per droni, sistemi satellitari, scienza dei materiali e altri ancora.
Di recente, un importante accordo è stato raggiunto nel settore della transizione ecologica, la King Abdullah University of Science and Technology (KAUST) ha stretto una collaborazione operativa con due aziende cinesi, la Shandong Lianxin Environmental Protection Technology e la Hangzhou Hecai Technology, per produrre policarbonati alifatici, componenti all’avanguardia di plastica green, che verrà impiegata nell’ambito di prodotti biomedici e imballaggi alimentari.
Non solo, la collaborazione tra i due attori riguarda settori che incrociano più da vicino altri terreni di scontro. La mela lanciata dalla dea della discordia riguarda l’intelligenza artificiale e il modello linguistico AceGPT. E, questa volta, più che le dee presenti al matrimonio di Peleo e Teti, i protagonisti della vicenda sono Washington e Pechino. In particolare, gli Stati Uniti hanno innalzato il livello di preoccupazione per questo particolare trasferimento tecnologico tra Arabia Saudita e Cina. La KAUST, la Chinese University di Hong Kong e il Shenzhen Research Institute of Big Data sono gli artefici di questo sistema di intelligenza artificiale incentrato sulla lingua araba, creato dall’unione delle proprie sinergie. In seguito alla decisione statunitense di ampliare i requisiti di licenza di esportazione per le unità di elaborazione grafica fabbricate da Nvidia e AMD, imprescindibili per la produzione di modelli di intelligenza artificiale generativa, ricercatori della KAUST hanno iniziato a esprimere preoccupazioni riguardo alla propria collaborazione con la Cina. Inoltre, diversi ambienti nel Regno, si stanno allarmando sulle possibili conseguenze che questa partnership con la Cina potrebbe causare a livello delle relazioni politico-militari con gli Stati Uniti. Ad ogni modo, dalla Casa Bianca aumentano le iniziative per cercare di ridurre l’influenza cinese nel Golfo: la concorrenza in materia di infrastrutture, per esempio, si aggiunge all’elenco dei settori in cui Cina e Stati Uniti si vedono rivali. L’idea del corridoio marittimo e ferroviario tra India, Medio Oriente ed Europa è una delle tante ambizioni che Washington intende trasformare in realtà per contrastare geoeconomicamente Pechino.