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Talassocrazia e dintorni: Mar Rosso off limits per il traffico da Gioia Tauro

Il conflitto a Gaza scatenato dall’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre del 2023 sembra a un passo dal trasformarsi in un conflitto regionale. Di fatto, esso sta già avendo effetti “sistemici”, che riguardano in primo luogo l’Italia.

I missili lanciati dai ribelli Houti dello Yemen contro le navi di Israele nel Mar Rosso provocano reazioni a livello internazionale e l’intervento di task force a cui partecipano diversi Stati, geograficamente lontani, ma i cui interessi sono assolutamente vicini e si sintetizzano in uno solo: la rotta. 

Si sta ponendo con forza un problema di carattere “talassocratico”, relativo, cioè, sia alla libertà di navigazione, in quanto tale, sia al potere legato al controllo dei mari. 

Se non si può passare attraverso il canale di Suez e il canale di Bab-el-Mandeb il commercio globale impone di trovare un’altra rotta, che però è più lunga; più giorni di navigazione determinano costi più alti e se aumenta il prezzo del trasporto la conseguenza negativa ricade negativamente sui consumatori finali. 

“La situazione nel comprensorio del Mar Rosso è molto delicata”  ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Reggio Calabria, a margine di un congresso politico, ma in realtà la situazione internazionale si somma da queste parti ad un altro problema: la direttiva europea sulla riduzione delle emissioni in atmosfera nel settore marittimo, entrata in vigore il 1° gennaio 2024, che rischia di far diminuire moltissimo il traffico dei container sul porto Porto di Gioia Tauro, il più grande d’Italia per transhipment. Mentre in un’intervista alla Stampa, il ministro della Difesa Guido Crosetto fa notare che il carattere palesemente selettivo degli attacchi (navi cinesi e russe non vengono attaccate) “crea un disallineamento commerciale”. 

Andiamo con ordine: il Mediterraneo è uno spazio unico, quindi il porto di Tangeri in Marocco e quello di Port Said in Egitto sono diretti concorrenti di quello calabrese. Ma il nuovo sistema di tassazione potrebbe indurre le linee di navigazione a spostare i traffici in scali extra-europei, perché nei Paesi del Nord Africa la direttiva UE non verrebbe applicata.

Questi porti di Paesi terzi potrebbero essere soggetti alla “clausola di trasbordo”, una misura compensativa per alleviare la distorsione a livello concorrenziale. Tuttavia, neanche questo sarebbe sufficiente dato che, a causa della situazione internazionale, il Mar Rosso sembra essere per ora off limits per il traffico proveniente da Gioia Tauro.

E’ stata chiesta, finora senza esiti, una modifica alla direttiva, perché il pacchetto di misure previsto dal Green Deal europeo sembrerebbe andare contro la neutralità tecnologica e un approccio green commercialmente sostenibile. Se anche questa modifica arrivasse, oggi non sarebbe comunque risolutiva.

Per le compagnie sarà facile re-indirizzarsi in porti del Nord Europa, lontani dal Mar Rosso e dal Mar Mediterraneo. Perché circumnavigare l’Africa non conviene a nessuno, all’inizio del 2024. Ed il valore aggiunto, il valore unico del porto di Gioia Tauro, quello di essere al centro del Mediterraneo, finisce di essere tale se nel Mar Rosso si lanciano missili.

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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