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Una crescente inquietudine: la minaccia nucleare russa si espande nello spazio

Il Congresso degli Stati Uniti ha lanciato un nuovo allarme in merito alle capacità offensive nucleari della Russia. Più nello specifico, si tratterebbe del posizionamento in orbita armi nucleari antisatellite in grado di colpire il sistema satellitare statunitense e della Nato, e quindi compromettere le comunicazioni civili, il sistema di sorveglianza dallo spazio e la rete di comando e controllo delle operazioni militari da parte di Washington e dei suoi alleati. Il tutto, senza che la Space Force, creata dall’amministrazione Trump nel 2019, sia in grado di poter effettuare una controffensiva adeguata, dal momento che non esiste ancora un corrispettivo satellitare dell’Iron Dome. Ciò sarebbe un duro colpo all’immagine militare degli USA, la seconda dopo l’utilizzo da parte della Russia in Ucraina dei missili ipersonici, che si trovano ancora in fase sperimentale in America. 

Da Mosca non sono arrivate fin da subito smentite, arrivate dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, il quale ha accusato Washington di star facendo propaganda per giustificare ulteriori aiuti economici e militari a Kiev. Repliche che sono arrivate anche dal viceministro degli Esteri Serghei Ryabkov, argomentando come pesanti accuse del genere dovrebbero essere accompagnate da prove concrete. 

Il vertice della Commissione Intelligence della Camera, il repubblicano moderato Mike Turner, è d’accordo su quest’ultimo punto: anch’egli preme l’amministrazione Biden al fine di declassificare le informazioni riservate in modo da consentire agli USA e i loro alleati di discutere delle azioni necessarie per rispondere a questa minaccia. 

Stando alle dichiarazioni del New York Times, tali informazioni sono già state divulgate agli alleati, e discusse il 15 febbraio dalla cosiddetta “Gang of Eight”, ossia Jake Sullivan e gli altri sette leader di maggioranza e di opposizione del Congresso abilitati a trattare questioni classificate. Secondo informazioni di intelligence, e ribadito da John Kirby, Security Council Coordinator for Strategic Communications, la Russia non ha ancora dispiegato le nuove capacità militari, non raffigurando una minaccia immediata per la sicurezza. Tuttavia, Kirby non ha specificato se si tratti di un’arma nucleare o armi alimentate da reattori nucleari, sottolineando che l’amministrazione Biden intende avviare un’azione diplomatica nei confronti di Mosca per via della gravità della situazione. 

Le nuove capacità nucleari russe nello spazio suscitano incertezze sul loro reale scopo, poiché l’uso di armi atomiche per distruggere satelliti sembra agli occhi di molti analisti eccessivo, oltre che in violazione del Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967. Generano diversi dubbi i satelliti Cosmos 2574 e Cosmos 2575, lanciati in orbita rispettivamente il 27 dicembre e il 9 febbraio, solo gli ultimi in linea temporale sospetti di essere prototipi di armi capaci di distruggere satelliti USA e Nato mascherati da ricognitori Razbeg. 

Non è confermato se la Russia stia realmente collocando armi nucleari in orbita per le operazioni Asat (Anti Satellite), ma è noto che le forze aerospaziali russe (Vozdushno-Kosmicheskiye Sily, VKS) sono impegnate da tempo nel posizionare satelliti per la Space Warfare, concentrandosi soprattutto sul contrasto attivo dei satelliti avversari. La natura esatta di queste attività rimane incerta.

Tutto ciò sarà oggetto di discussione nella Conferenza sulla Sicurezza in apertura il 16 febbraio a Monaco, a cui parteciperanno la vicepresidente USA Kamala Harris, il segretario di Stato Antony Blinken e il presidente ucraino Zelensky. Secondo vari analisti, l’accecamento delle capacità di osservazione satellitare può essere classificabile tra i casi in cui è possibile ricorrere all’arma nucleare, poiché potrebbe essere indizio di un imminente attacco in territorio USA. 




Analisi rischi sistema

Arresto di Durov: il mondo complottista insorge tra accuse di censura e libertà di espressione

Negli ultimi giorni si è molto discusso riguardo l’arresto di Pavel Durov, trentanovenne co-fondatore e amministratore delegato dell’app di messaggistica criptata Telegram, all’aeroporto Le Bourget in Francia avvenuto il 24 agosto. Come si legge in un documento della Procura di Parigi contenente i capi d’accusa, Durov è imputato di complicità nelle attività illegali che si svolgono sull’app (traffico di stupefacenti, terrorismo, frodi, riciclaggio di denaro, pedopornografia, diffusione non consensuale di immagini intime) a causa della mancanza di moderazione, di cooperazione con le forze dell’ordine e, più in generale, degli strumenti offerti, tra cui numeri usa e getta o scambio di criptovalute. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram sia come mezzo di comunicazione che come fonte di informazioni.

Diritto

La Moldova tra l’UE e la Russia: la posta in gioco nei prossimi appuntamenti elettorali

La Moldova è una repubblica parlamentare, con un Presidente della Repubblica (Maia Sandu) e un Primo Ministro (Dorin Recean).
Resasi indipendente dall’Unione Sovietica nell’agosto del 1991, la Moldova è comunque rimasta nell’orbita russa fino alla elezione a Presidente della Sandu. Nel novembre 2020, le elezioni presidenziali hanno premiato il suo programma politico non basato su questioni geopolitiche, ma sulla necessità di cambiare il Paese da dentro. In particolare, ci si concentrava sulla necessità di portare avanti riforme radicali nel campo della giustizia e nelle forze dell’ordine e di lottare contro la corruzione presente nel governo e nell’amministrazione.

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Sergio Mattarella lancia un appello contro la dezinformatsiya da Chișinău

Il 18 giugno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato da Chișinău, durante la prima visita ufficiale italiana in Moldova, un nuovo appello riguardo la campagna di disinformazione russa, la quale rappresenta una minaccia inammissibile per le democrazie occidentali. In particolare, riferendosi all’Italia, ha affermato che esiste nel nostro Paese «una molteplicità di siti web, una diffusa tempesta di fake news che sono forme di ostilità inaccettabili. Mi auguro che siano stabilite regole di comportamento dalle istituzioni internazionali».

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La lotta contro la disinformazione in vista delle elezioni per il Parlamento europeo

Mentre l’Unione Europea si avvicina alle elezioni del Parlamento tra il 6 e il 9 giugno, la lotta contro la disinformazione è cruciale per proteggere la democrazia. La Russia cerca di ridurre il supporto all’Ucraina tramite disinformazione, attacchi hacker e finanziamenti illeciti. La disinformazione manipola contenuti per ingannare il pubblico e destabilizzare le democrazie, spesso utilizzando account falsi e bot. L’UE ha adottato misure per contrastare questi fenomeni, come la sospensione delle trasmissioni dei media pro-Cremlino e l’applicazione del Digital Services Act, che obbliga le piattaforme social a prevenire la diffusione di informazioni ingannevoli. La collaborazione tra istituzioni pubbliche e private è essenziale per affrontare questa sfida.

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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