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Israele: la Corte Suprema blocca i fondi ai religiosi esentati da leva militare

La Corte Suprema di Israele ha emesso un’ordinanza provvisoria che impedisce al Governo di Gerusalemme di finanziare gli stipendi mensili, da lunedì 1° aprile, degli Ebrei ultraortodossi che studiano nei seminari e sono esentati dal servizio di leva militare. 

La motivazione dell’ordinanza è la mancanza di un quadro giuridico che disciplini questa “eccezionalità” per gli ultraortodossi.

La decisione della Corte è arrivata nonostante il tentativo di Netanyahu di chiedere ai giudici di rinviare la sentenza affinché il governo potesse avere tempo e modo di elaborare un nuovo piano di coscrizione militare. Il Presidente ha addotto la motivazione della guerra come discriminante per l’Esecutivo e come giustificazione per spiegare il mancato rinnovo dell’accordo sull’argomento. L’obiettivo del Presidente era quello di arginare le polemiche della maggioranza della popolazione (giovani e anziani) che sono impiegati nel servizio militare ormai da mesi nella guerra contro Hamas. Infatti, il caso dell’esenzione militare in favore degli ultraortodossi rappresenta una questione che va avanti da diversi anni, ma oggi ha assunto un valore ancor più importante proprio per lo scenario bellico che interessa Gerusalemme.

La decisione della Corte ha scatenato la dura e contrariata reazione da parte dei due partiti ultra-ortodossi, “United Torah Judaism” e “Shas”, facenti parte della coalizione religioso-nazionalista del Governo Netanyahu. Questi partiti hanno promesso di lottare per quello che continuano a ritenere un diritto dei loro elettori, sfiorando la minaccia di dimissioni dall’Esecutivo. 

D’altro canto, il procuratore generale Gali Baharav-Miara (già contraria alle riforme sulla giustizia promosse dal governo Netanyahu) ha proceduto con la decisione data la mancanza di motivazioni legali per non proseguire.

La decisione potrebbe provocare qualche scossa all’Esecutivo israeliano dove gli ultraortodossi costituiscono una parte importante della maggioranza, ma potrebbe trovare una risposta positiva da parte della società israeliana che, stanca del conflitto, non ha accettato questa esenzione per gli ultraortodossi. Quest’ultimi costituiscono il 13% dei 10 milioni di abitanti di Israele; tale cifra sembra destinata a crescere fino a raggiungere il 19% entro il 2035 a causa del loro alto tasso di natalità e alcuni economisti hanno anche calcolato che, stare nel seminario e non essere inclusi nella leva militare e non essere parte del mondo del lavoro, potrebbe comportare un elevato pagamento del tasso di welfare da parte dello Stato.

L’esenzione per gli Ebrei ultraortodossi, anche conosciuti come Haredi, deriva dalla famigerata legge Tal, entrata in vigore nel 2002, dopo i lavori della Commissione Tal, iniziati nel 1999. La legge prevede agli studenti della yeshivah a tempo pieno di tardare il servizio militare fino all’età di 23 anni. A quel punto, gli studenti possono continuare a studiare a tempo pieno la Torah, prestare un servizio militare ridotto di 16 mesi (invece dei canonici tre anni) o un anno di servizio nazionale. Successivamente, possono scegliere di unirsi alla forza lavoro.

L’obiettivo della legge era quello di portare fuori dalle yeshivah le persone. Infatti, la coscrizione militare era prevista fino a 40 anni e si poteva uscire dalle yeshivah verso i 30 anni. Ma i numeri di Ebrei ortodossi che hanno volontariamente deciso di imbracciare le armi non ha mai raggiunto, tranne in un solo caso, numeri significativi. 

La situazione degli Ebrei ultraortodossi è simile a quella dei cittadini arabi musulmani o cristiani presenti in Israele. Anche per loro, la coscrizione non è obbligatoria, salvo un loro spontaneo ingresso.



Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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