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La legge della Georgia sugli “agenti stranieri”. Tblisi simile a Mosca (ma in piazza si invoca Bruxelles)

In data 14 maggio, dopo la terza e ultima lettura, il Parlamento ha votato con 84 voti favorevoli e 30 contrari la legge sugli “agenti stranieri”. Questa è stata voluta dal partito populista “Sogno Georgiano”.

Questa nuova legge obbliga media e ONG che ricevono almeno il 20% dei propri fondi dall’estero a registrarsi come entità che “perseguono gli interessi di una potenza straniera”. Inoltre, queste sarebbero monitorate dal ministero della giustizia e potrebbero essere costrette a condividere informazioni sensibili, pena multe molto elevate.

La legge, con alcune modifiche, è stata già proposta circa 12 mesi fa per poi essere sospesa dopo le proteste di piazza. Questa legge è stata anche fortemente contestata dalle opposizioni perché ritenuta in grado di limitare i diritti fondamentali e le libertà democratiche nel Paese.

In Russia, la legge sugli “agenti stranieri” indica tutte le organizzazioni o gli individui che Mosca ritiene impegnati in attività politiche con il sostegno di Paesi stranieri. Questa definizione comprende anche ONG, testate giornalistiche, blog che ricevono finanziamenti internazionali o riportano notizie dall’estero. Tale legge, secondo la CEDU (application n. 9988/13) viola i diritti umani, creando incoerenza e incertezza nel sistema.  

Se la legge georgiana si ponesse in continuità con quella russa, potrebbe violare l’articolo 6, secondo comma della Costituzione nazionale che afferma come la legislazione nazionale debba essere conforme ai principi e alle norme del diritto internazionale universalmente riconosciute. 

A margine di questa novella legislativa, i pareri internazionali sono stati negativi. Gli Stati Uniti hanno manifestato la loro preoccupazione per questa legge. La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha affermato che in questo modo Tblisi si allontana dall’Unione europea. Inoltre, gli USA hanno fatto sapere che potrebbero essere costretti a rivedere i rapporti tra i due Paesi. Un portavoce dell’UE, Peter Strano, gli ha fatto eco, sottolineando come questa legge rappresenti un ostacolo grave nel percorso della Georgia verso l’adesione all’Unione europea.

Il rischio di bloccare il percorso georgiano verso l’UE potrebbe interrompere un dialogo istituzionale avviato nel 2022. Infatti, il 3 maggio di quell’anno, Tblisi ha presentato domanda di adesione e il 23 giugno il Consiglio europeo l’ha discussa dichiarando la volontà di concedere lo status di Paese candidato, come effettivamente accaduto nel dicembre 2023. 

In seguito, il Consiglio ha invitato la Georgia a dimostrare un chiaro impegno a favore dei valori dell’UE, continuando a progredire nel suo programma di riforme.

Le questioni messe in evidenza sono state il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e le riforme connesse alla giustizia e allo Stato di diritto. Inoltre, sono stati evidenziati progressi generali per quanto riguarda le riforme relative alla pubblica amministrazione, agli appalti pubblici e all’economia e ha incoraggiato Tblisi ad approfondire ulteriormente la cooperazione settoriale con l’UE, sulla base dell’accordo di associazione UE-Georgia e dell’accordo di libero scambio globale e approfondito tra l’UE, la Georgia, la Moldova e l’Ucraina rispettivamente.

Un altro aspetto importante è stata l’aspettativa di Bruxelles nel fatto che la Georgia incrementi notevolmente il suo allineamento alle posizioni e alle misure restrittive nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune dell’UE, anche quelle nei confronti della Russia e della Bielorussia.

Inoltre, il dialogo europeo-georgiano è anche presente nella Costituzione del Paese. L’articolo 104 afferma che, entro gennaio 2014, avrebbero potuto partecipare alle elezioni presidenziali e parlamentari coloro che, oltre ad avere l’età legale, vivessero permanentemente in Georgia e che, alla data in vigore della disposizione (17 ottobre 1995), avessero la cittadinanza di un Paese dell’Unione europea.

L’eventuale allontanamento da Bruxelles potrebbe causare un’ulteriore spaccatura con la società e, soprattutto, la fascia giovanile della popolazione. Infatti, sono state numerose le manifestazioni pro-Europa da parte della generazione Z georgiana che chiede di non isolarsi dall’UE e di mantenere questo dialogo per il loro futuro.

Vanni Nicolì – PhD Student

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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