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Se l’Ayatollah diventa social: Khamenei scrive ai figli del “Grande Satana”

Ha galvanizzato l’attenzione dei principali media internazionali, il 30 maggio 2024, la lettera della Guida Suprema della Rivoluzione Islamica dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, indirizzata al movimento studentesco americano. L’effetto è stato un’eco virale nei circoli politici e mediatici globali, sia arabi che occidentali. 

Si può solo immaginare  l’espressione di una studentessa di Teheran o di Tabriz, o di uno studente di Isfahan o di Shiraz, intenti a leggere sui social un messaggio dell’Ayatollah Khamenei rivolto ai loro peers americani che sostengono il popolo palestinese nei campus di Boston, di Yale o della Columbia University a Washington. «Cari studenti degli Stati Uniti d’America, siete dalla parte giusta della storia. Avete formato un nuovo ramo del Fronte di Resistenza e avete iniziato una lotta onorevole contro la spietata pressione del vostro governo, che sostiene apertamente i sionisti».

Lo stesso stupore ha colto chi, con qualche anno in più, ricorda che nel 1979  Ruhollah Khomeini definiva gli USA il “Grande Satana”, parole a cui era seguito l’assalto all’ambasciata americana da parte di un gruppo di 500 daneshjuyan. Oggi  il leader supremo della Repubblica islamica si rivolge ai figli dell’America con parole di simpatia e solidarietà, per lo meno a quelli che «difendono le donne e i bambini oppressi di Gaza».

Allo stupore si è aggiunta incredulità, quando  nelle stesse ore, con un messaggio simile, al-Qaida ha elogiato i “resistenti” anti Israele delle università occidentali. Considerato che ogni forma di resistenza viene schiacciata, sia nelle zone sotto il controllo del noto esponente del jihadismo mediorientale, sia nella realtà sociopolitica iraniana, tali appelli presentano un’assurdità tragicomica, in primis per la Piazza persiana.  

La natura di questo paradosso si legge nella violenza che la terza generazione di iraniani, quella “dei nipoti” di Khomeini – imprigionati o condannati a morte perché dissentono, in piazza come sulla rete – e “delle nipoti” – soffocate se non rispettano le norme sull’uso dell’hijab o vestono abiti succinti – porta sulla propria pelle. Un segno tangibile della repressione del regime autoreferenziale dei mullah, permeato dalla corruzione, “campione” globale di censura su internet o sulle piattaforme e di filtraggio dei contenuti, in risposta all’opposizione e alle proteste di massa contro il governo. Un regime, quello iraniano, sempre più militarizzato a causa della crescente influenza esercitata dai Pasdaran, il corpo armato sotto il controllo diretto dell’Ayatollah. È così, attraverso il sostegno ai movimenti islamisti come quello di Hamas, che la teocrazia di Teheran strumentalizza da sempre la questione palestinese per i propri obiettivi espansionistici nella regione, e non solo.

Oltre oceano, la lettera di Khamenei ha provocato reazioni contrastanti, che hanno infiammato ulteriormente la polemica.

Lo Speaker della Camera dei rappresentanti degli USA, Mike Johnson, ha ripostato su X (ex Twitter) il messaggio di Khamenei, ammonendo che “quando si conquista il cuore dell’Ayatollah, si perde l’America”. Il commento di Johnson ha scatenato di rimando  la risposta al vetriolo del commentatore politico Gunter Eaglemen: “Quando non controlli i confini e menti agli americani inviando sessantuno miliardi di dollari all’Ucraina, l’America ha perso”. Christopher Tobias, un attivista politico americano, ha ribattuto : “L’ayatollah Khamenei è sicuro di quello che dice. Sono d’accordo con tutto ciò che è stato detto sin qui” .

Altri hanno accolto con pieno favore il messaggio dell’ayatollah Khamenei, come David Miller. L’accademico britannico ha definito quello del “signor Ali Khamenei” un messaggio “che gli studenti americani farebbero bene a leggere”. Sharmine Narwani, accademica e giornalista, ha commentato il post, asserendo:  “Il fatto che il leader di un Paese straniero difenda i giovani americani, mentre le autorità statunitensi li picchiano, rivela molto di quello stesso Paese”.

Lo scenario statunitense si fa ormai sempre più composito . Le critiche dei politici statunitensi alla lettera dell’ayatollah Khamenei, e la sua accoglienza positiva da una  parte dell’opinione pubblica americana, sono indicativi di una profonda   divisione tra la Casa Bianca e il movimento studentesco, soprattutto tra le frange più giovani. È quanto conferma un sondaggio condotto dall’Università di Harvard, secondo cui il 51% degli studenti americani auspica   l’eliminazione di Israele e la sua annessione ad uno Stato sotto il dominio di Hamas. Il 15% pensa addirittura  che il regime israeliano non abbia il diritto di esistere. Il sondaggio ha evidenziato, inoltre, che il 63% degli studenti americani simpatizza con la resistenza palestinese.

Fox News, la rete internazionale più vista in America, ha dedicato ampio spazio al messaggio della Guida Suprema, arrivato nell’aprile 2024 dopo l’inizio delle manifestazioni nelle università americane a sostegno della Palestina, in segno di protesta contro la guerra a Gaza . In particolare, il network conservatore, molto seguito e vicino al Partito Repubblicano, cita la critiche di Khamenei nei confronti di Stati Uniti e Gran Bretagna per aver “importato gradualmente terroristi in Palestina dopo le guerre mondiali”, e delle “élite sioniste globali” per aver etichettato come “terrorismo” la “resistenza umana e coraggiosa” nello spazio accademico. Inoltre, il leader iraniano ha  elogiato i professori delle università americane che hanno partecipato alle proteste contro Israele, esprimendo la sua simpatia verso  gli studenti e la loro “resistenza” alla polizia ed al governo degli Stati Uniti.

Anche i media di lingua araba hanno dato risalto alla lettera di Khamenei. In Libano, il quotidiano Al-Ahed, ad esempio, ha titolato: “L’Imam Khamenei agli studenti americani: ora fate parte del fronte di resistenza”. Di seguito, i network di Al-Mayadeen, Al-Manar e Al-Nashra hanno rilanciato una sezione specifica della lettera: “Ora siete dalla parte giusta della storia”. Ancora, la testata yemenita Al-Masirah ha riportato il messaggio dell’Ayatollah, sottolineando: “Il leader della rivoluzione islamica in Iran ha scritto una lettera ai giovani e agli studenti americani che sono scesi in campo per difendere i bambini e le donne di Gaza”.

Infine, anche Russia Today ha riportato la lettera di Khamenei, riferendo che il leader iraniano ha scritto un messaggio ai giovani manifestanti che sostengono la Palestina in America.

Umberto Eco ha sottolineato come i nuovi media abbiano dato diritto di parola a tutti, indiscriminatamente. Nessuno aveva mai pensato tuttavia, almeno fino ad ora, che questo sarebbe valso anche per gli ayatollah. Certo, colpisce come l’accesso agli stessi mezzi rimanga ancora fortemente limitato per la popolazione iraniana. La censura applicata da parte delle autorità, rende infatti la libertà di espressione un diritto ancora lontano, il cui esercizio può essere molto pericoloso.   

Alessio Zattolo – PhD student

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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