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A Gaza è guerra, ma cosa rischia il circondario?

L’impatto della guerra in Medio Oriente è misurabile, oltreché in termini umanitari, anche sul piano più banalmente economico. Per Israele, le perdite sono causate principalmente dalla mobilitazione di 360mila riservisti in età da lavoro, dalla perdita di una parte significativa della manodopera palestinese, e dall’azzeramento del turismo, che solo nel periodo natalizio genera due terzi delle entrate annuali. Nei territori palestinesi, dove la qualità della vita è sempre stata piuttosto bassa (qui, secondo l’ONU, l’80% degli abitanti vive sotto la soglia di povertà), l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) non può pagare stipendi e pensioni a causa del trattenimento da parte di Tel Aviv delle tasse raccolte, facendo registrare un calo del PIL e un ulteriore aumento della povertà.

La guerra ha causato danni significativi all’economia della regione anche oltre i confini israeliani, con conseguenze negative su prodotto interno, l’occupazione e settori chiave come il turismo e l’agricoltura. Oltre allo Stato ebraico e ai territori palestinesi di Gaza e della Cisgiordania, i più colpiti sono i Paesi con essi immediatamente confinanti. In Giordania, Libano ed Egitto, già duramente colpiti dalle conseguenze globali del conflitto in Ucraina (soprattutto sul piano degli approvvigionamenti alimentari) nei primi tre mesi di guerra è stata registrata una perdita di PIL del 2,3%, equivalente a 9,3 miliardi di euro. Se il conflitto dovesse persistere, i danni potrebbero raggiungere complessivamente 16,2 miliardi di dollari, con 500mila nuovi poveri. La Giordania perde 200 milioni di dinari al mese nel turismo, e l’Egitto, già colpito dal calo del transito nel Canale di Suez a causa delle azioni piratesche dei ribelli Houthi filo-iraniani, vede crollare le prenotazioni nelle località solitamente frequentate dagli occidentali sul Mar Rosso. Il Libano, già nel pieno di una crisi che ne ha causato il dimezzamento del prodotto interno, rischia dai due ai quattro punti del PIL nazionale, con gravi danni, in particolare, nel settore agricolo. 

L’impatto della guerra in Medio Oriente ha delineato un quadro economico e sociale desolante, con rischi di instabilità che non possono essere sottovalutati. Le operazioni militari israeliane, la crisi umanitaria tra i civili e la crisi economica rischiano di destabilizzare l’equilibrio interno di questi Paesi e del resto della regione, con possibili conseguenze drammatiche anche per l’Europa, soprattutto sotto il profilo securitario e migratorio. In questo contesto, infatti, è a rischio la tenuta di regimi che hanno a lungo fondato la propria stabilità su scricchiolanti sistemi di welfare insediati da dinamiche di corruzione e malgoverno. Lo stato di salute di questi regimi sarà influenzato da come evolverà, nei prossimi mesi, la qualità della vita delle rispettive popolazioni e dal mutare, dunque, delle condizioni sociali delle classi medie e dei giovani.

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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