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I rimpianti ucraini per il disarmo nucleare post-sovietico

Nei quasi due anni di durata della guerra seguita all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, in molti hanno richiamato la vicenda del Memorandum di Budapest, e della dismissione delle armi nucleari da parte dell’Ucraina che questo comportò.

Il Memorandum è conseguenza delle condizioni in cui si trovarono molte ex Repubbliche facenti parte dell’URSS all’indomani del crollo del regime comunista di Mosca nel 1991. In quel momento, l’Ucraina si ritrovò ad avere sul proprio territorio la terza riserva di armi nucleari più grande del mondo: un arsenale di cui tuttavia Kiew aveva solo il controllo fisico, non potendolo materialmente utilizzare. Anche dopo lo scioglimento dell’URSS, infatti, la Russia continuava a controllare i codici necessari per un eventuale impiego delle armi nucleari.

Nel momento in cui si pose il tema del disarmo nucleare globale, la posizione dell’Ucraina rispetto a quegli armamenti divenne particolarmente importante. Per questo, il 5 dicembre 1994 a Budapest fu firmato da RussiaStati UnitiRegno Unito e Ucraina il citato Memorandum sulle garanzie di sicurezza connesse all’adesione dell’Ucraina al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Firmando il Memorandum, l’Ucraina si impegnava a consegnare le armi presenti sul proprio territorio successivamente allo scioglimento dell’URSS, ottenendo in cambio la garanzia che la Russia e gli altri firmatari del Memorandum avrebbero rispettato la sua sicurezza, indipendenza e integrità territoriale. 

Già in occasione dell’invasione russa della Crimea nel 2014, il governo ucraino aveva denunciato la violazione del Memorandum da parte di Mosca, ma all’epoca né USA né Gran Bretagna ritennero che sussistesse un loro obbligo ad intervenire, essendo loro dell’avviso che il Memorandum non prevedesse un obbligo di supporto militare a Kiew. Dopo l’invasione russa del territorio ucraino del febbraio 2022 la scena si è ripetuta: il governo ucraino ha lamentato la violazione degli accordi firmati a Budapest ormai 30 anni fa e registrati 10 anni dopo, ma invano. Mosca ritiene di non sentirsi vincolata da quel Memorandum, mentre molti in Ucraina rimpiangono di aver ceduto un arsenale atomico che, secondo alcuni, avrebbe forse garantito meglio i confini di Kiew se fosse rimasto in possesso ucraino anche dopo il crollo sovietico.

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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