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Piano Mattei, cos’è e cosa prevede la nuova strategia italiana per l’Africa

Il Governo Meloni ha inaugurato lo scorso 29 gennaio, con un vertice al Senato, il piano che intende promuovere lo sviluppo socioeconomico tra Italia e Stati africani. Lo scenario geopolitico attuale sta attraversando una fase di profondo cambiamento e Roma deve rilanciare la propria posizione internazionale. Il Presidente Meloni ha scelto di partire dall’Africa, promuovendo una serie di interrelazioni strategiche.  

Il Piano prende il nome dall’intraprendente e lungimirante manager Enrico Mattei che, nel secondo dopoguerra anziché liquidare l’Agip, scelse di rilanciare la ricerca petrolifera italiana e, nel 1953, trasformò l’azienda di Stato nell’Ente Nazionale Idrocarburi. Mattei fu l’interprete esemplare del neoatlantismo: quella politica estera italiana che, pur rimanendo ancorata all’alleanza atlantica, era orientata a raggiungere una maggiore autonomia. La vittoria economico-commerciale di Mattei fu garantita dalla scelta per la diversificazione e dall’atteggiamento meno aggressivo rispetto a quello attuato dalle compagnie anglo-americane dell’epoca. Una formula incentrata sulla promozione di un servizio orientato a favorire anche i bisogni delle comunità locali, non solo quelli del nostro Paese. Riprendendo questo approccio, che oggi è definito dual flag, l’Italia vuole dimostrare la modernità del modello del fondatore di Eni.  

Il Piano Mattei si concentrerà su cinque grandi priorità di intervento: istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua ed energia. Attualmente i fondi sono stimati su una base di 5,5 miliardi di euro che il Governo intende ampliare con il convolgimento di istituzioni finanziarie internazionali, banche multilaterali di sviluppo, Unione Europea e donazioni da parte di altri Paesi. Inoltre, Cassa Depositi e Prestiti lancerà entro l’anno corrente un fondo di investimento per facilitare il coinvolgimento dei privati. 

I punti di forza di questo piano sono essenzialmente due: la scelta di riconoscere il continente africano come uno spazio di possibilità – e non solo come luogo consegnatario di aiuti – che devono essere afferrate nel rispetto delle realtà locali, e la determinazione a sviluppare ed enfatizzare le capacità dell’industria italiana. Non a caso al summit Italia-Africa di Palazzo Madama erano presenti anche i delegati delle società partecipate e di altre importanti aziende italiane. A partire dagli Amministratori Delegati: Claudio Descalzi (Eni), Pierroberto Folgiero (Fincantieri), Dario Scannapieco (CDP), Giuseppina di Foggia (Terna), Alessandra Ricci (Sace), Regina Corradini d’Arienzo (Simest), Fabrizio Palermo (Acea), Stefano Venier (Snam), Pietro Salini (WeBuild). E ancora, l’Amministratore Generale Flavio Cattaneo (Enel) e i Presidenti Stefano Pontecorvo (Leonardo) e Matteo Zoppas (Ice).

Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, Repubblica democratica del Congo e Mozambico sono i nove Paesi che sono compresi in progetti pilota. Ovviamente, tanti altri sono gli obiettivi finali del Piano, così come i progetti e le intenzioni che non sono stati ancora svelati pubblicamente.

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Uno sguardo sugli appuntamenti elettorali in Africa

Il 2024 si prospetta un anno cruciale per diverse nazioni africane, con un calendario elettorale fitto di appuntamenti che avranno un impatto significativo non solo a livello locale, ma anche sul piano regionale e globale. Dalla Tunisia al Ghana, passando per paesi come il Mozambico, la Namibia e il Ciad, le prossime elezioni rappresentano momenti decisivi per la stabilità politica, lo sviluppo economico e i rapporti internazionali di ciascun Paese. In molti casi, i riflettori sono puntati sulla capacità di questi governi di gestire questioni cruciali come le migrazioni, le risorse naturali e la cooperazione con potenze globali come la Cina e l’Unione Europea. Attraverso queste consultazioni, si delineeranno anche gli equilibri futuri dell’Africa nel contesto geopolitico internazionale.

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La Cina non è vicina

Il documento “La Relazione Annuale 2023 sulla politica dell’informazione per la sicurezza” individua i rischi geopolitici rilevanti per gli interessi italiani all’estero. Tra gli scenari geostrategici dello scorso anno, il rapporto evidenzia la presenza di Russia e Cina in Africa. Infatti, qualsiasi movimento di rilievo nel continente africano ha un impatto potenziale sull’Italia nel commercio e nella migrazione. La presenza di Mosca si basa sui militari, mentre Pechino esercita il potere economico. La potenza militare, come si è visto con l’invasione russa dell’Ucraina, ha dimostrato la sua importanza, ma, a lungo termine, il dominio finanziario e il controllo delle risorse strategiche possono rivelarsi più efficienti.

Geopolitica

Giordania: il difficile equilibrio tra stabilità regionale e caos interno

Lo scorso 5 luglio una folla di manifestanti ha marciato per il centro di Amman, sventolando cartelli e bandiere a sostegno della Palestina.
Jason Burke, inviato del The Guardian riporta che centinaia di manifestanti hanno attraversato Rainbow street, un tempo meta preferita dei turisti, all’urlo di “Bruceremo Israele! Vogliamo la testa di Netanyahu!”.
Dall’attacco in Israele del 7 ottobre, e dalla successiva invasione di Gaza, la Giordania sta attraversando una delle sue sfide più difficili.

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Il RisiKo energetico di Cipro e la sua centralità negli equilibri del Mediterraneo

L’avvertimento fatto dal leader del movimento sciita libanese a Cipro, oltre ad alcune riflessioni politico-giuridiche sul piano della difesa, deve sollevare anche altre osservazioni: più sottili, più geopolitiche. Nel Mediterraneo, infatti, la réclame più influente nel gioco dei rapporti internazionali è sempre la stessa, l’energia.

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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