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Missione italiana in Libano

L’Italia partecipa alla missione UNIFIL in Libano con 1072 unità di personale militare, mezzi terrestri e unità aeree.

La missione è stata prorogata nel 2018 da parte della Camera attraverso la risoluzione n. 6-00039. 

Il nostro Paese partecipa anche alla missione MIBIL.

UNIFIL

La UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) prevedeva la verifica del ritiro delle truppe israeliane, il ristabilimento della pace e della sicurezza internazionale e l’assistenza al Governo libanese affinché ripristinasse la propria effettiva autorità sul territorio. Pertanto, possiamo identificare tale missione come peace keeping e state enforcement

La fase di monitoraggio del ritiro israeliano è iniziata nel 1982 ed è terminato nel 2000. Da quel momento, UNIFIL ha svolto un ruolo importante nella fase di transizione, nel pattugliamento e sminamento delle aree liberate, nella definizione della linea di confine e nell’assistenza alla popolazione. Dal 2006, UNIFIL ha conosciuto una seconda fase iniziata in seguito ad un’offensiva missilistica di Hezbollah. L’ONU, con la risoluzione n. 1701 dell’agosto 2006, ha assegnato nuovi compiti a UNIFIL. Tra questi, il monitoraggio dell’effettiva cessazione delle ostilità, il controllo dell’effettivo disarmo dei gruppi armati in Libano e l’assicurazione dell’accesso umanitario da parte della popolazione civile.

Nel 2022 la presenza italiana è stata ridotta a 1.169 uomini, 368 mezzi di terra, sette aerei e una nave. La missione è partita in seguito alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu n.425 del 1978, adottata in seguito all’invasione del Libano da parte di Israele. L’Italia partecipa dal 1979 e la sede del contingente è a Naqoura. La missione viene periodicamente prorogata, e ha visto anche un mutamento nel corso degli anni degli obiettivi da perseguire, fino alla crisi in corso, che impone un ulteriore ripensamento di regole di ingaggio e aree di operatività.

Negli ultimi 17 anni, tra i compiti svolti figura l’assistenza ai civili, al fine di garantire l’accesso agli aiuti umanitari e un ritorno sicuro agli sfollati. Se ostacolata nello svolgimento dei propri compiti o in caso di pericolo e minaccia per il proprio personale, civili e operatori umanitari, Unifil può intervenire ‘con la forza’. L’operatività di Unifil, allo stato attuale, si basa sul controllo attraverso check point, monitoraggio e osservazione attraverso postazioni fisse e pattugliamento. Il tutto in coordinamento con le forze armate locali. Tra la guerra del 2006 e il conflitto scaturito il 7 ottobre scorso, l’area ha vissuto un lungo periodo di stabilità, ma la situazione attuale presenta più di un rischio di esplosione del conflitto e spinge verso un ripensamento delle regole di ingaggio. Una necessità recentemente sottolineata dal governo italiano. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che “le regole di ingaggio attuali non danno sicurezza ai contingenti”.

MIBIL

Iniziata l’11 marzo 2015, è una missione sotto egida Onu che si colloca nel contesto dell’intervento portato avanti da ‘International Support Group for Lebanon’ (ISG). Tale missione si inquadra nell’ambito delle iniziative dell’International support Group for Lebanon (ISG), inaugurato a New York nel settembre del 2013 alla presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite. La costituzione dell’ISG deriva da un appello del Consiglio di Sicurezza per un forte e coordinato sostegno internazionale inteso ad assistere il Libano nei settori in cui esso è più colpito. 

Sono tre i principali fini della missione: sostegno ai rifugiati in fuga dal conflitto, interventi per mitigare le ricadute sull’economia e formazione delle forze armate locali. Proprio in quest’ultima area operativa la Missione Bilaterale italiana ha costituito un centro di addestramento nel sud del Libano, un’area tradizionalmente calda in quanto vicina al confine con Israele. I corsi, tenuti da istruttori Alpini paracadutisti e Carabinieri, hanno consentito ai militari libanesi di acquisire competenze e accrescere la propria capacità operativa. Il centro di addestramento italiano continua a svolgere importanti attività di formazione per le forze di sicurezza libanesi (LAF), altra cosa rispetto alle milizie sciite di Hezbollah. La crescita del LAF mira anche a controbilanciare l’influenza delle stesse milizie sciite, che ad oggi rimangono fuori dall’esercito libanese e mettono a repentaglio la stabilità del Paese. Le attività sono state condotte dal Comando Operativo di Vertice Interforze, l’Alto Comando della Difesa deputato alla pianificazione, coordinazione e direzione delle operazioni militari, delle esercitazioni interforze nazionali e multinazionali. Unifil Libano (Onu)

La missione consta di 190 unità che possono contare anche su un mezzo navale e uno aereo. Obiettivo è fornire supporto al Libano in seguito alle conseguenze socioeconomiche derivate dal conflitto in Siria, esploso nel 2011. L’intervento si pone l’obiettivo di mitigare ed evitare ripercussioni sulla stabilità e sicurezza del Paese dei Cedri ed è stato deciso dalla comunità internazionale a sostegno del Paese che, insieme alla Turchia, più di tutti ha subito le conseguenze della guerra in Siria.

L’Italia partecipa a questa missione con 53 unità di personale militare. Dal 2018, dietro richiesta delle Autorità del posto, abbiamo avuto un’estensione delle attività di formazione e addestramento che hanno interessato anche la Marina militare e le forze di polizia. 

Oggi, il territorio tra Israele e Libano è diventata una zona caldissima data la recente crisi nell’area. In questa zona ci sono 1100 soldati dei Granatieri di Sardegna che operano con compiti di peacekeeping e di sorveglianza di 52 km di frontiera.


Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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