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Commissione europea vs Ungheria: porte aperte a Moldavia e Ucraina

La Commissione europea ritiene che Ucraina e Moldavia abbiano rispettato tutte le priorità richieste per far parte dell’Unione europea. Nello specifico, Kiev ha completato le riforme in sospeso relative alla repressione degli oligarchi, alla protezione dei diritti delle minoranze nazionali; Chisinau, invece, si è impegnata nel campo delle riforme giudiziarie. 

La portavoce per l’allargamento della Commissione europea, Ana Pisonero, ha specificato che i requisiti richiesti sono stati soddisfatti, che i 27 Stati membri sono stati informati e ora proprio questi sono chiamati a portare avanti le discussioni su questi ingressi. L’occasione migliore potrebbe essere la Conferenza intergovernativa per il Montenegro, altro Paese candidato che ha registrato importanti miglioramenti per un ingresso in UE, con il quale i negoziati per l’adesione sono iniziati dal 2012.

L’entusiasmo per questa possibilità, però, rimane al momento un po’ soffocata. 

Fonti diplomatiche interne all’UE hanno affermato che ci sarebbero ancora delle resistenze da parte dell’Ungheria ad un ingresso ucraino nell’Unione europea. In particolare, la posizione ungherese era già avversa all’inizio, quando Bruxelles ha indicato a Kiev i punti sui quali intervenire per allinearsi agli standard unionali. Orban, in quell’occasione, ha espresso preoccupazioni per i livelli di corruzione nel Paese e la mancanza di misure per proteggere i diritti della minoranza ungherese nella regione di confine della Transcarpazia.

Da allora, gli altri Stati membri hanno cercato di limitare la posizione ungherese e l’Ucraina è anche intervenuta, legislativamente, per garantire un’adeguata offerta scolastica a favore delle lingue minoritarie.

Nonostante ciò, possiamo affermare che il percorso di ingresso di questi due Paesi non è ancora del tutto definito. Infatti, c’è una frattura tra le volontà di alcuni Stati e le regole in seno alla stessa UE. Dodici Paesi membri hanno fatto recapitare una lettera al ministro degli Esteri belga, Hadja Lahbib, il cui governo attualmente presiede il Consiglio dell’UE, affinché i negoziati di adesione siano fatti iniziare entro la fine di giugno. Dall’altra parte, il regolamento che disciplina tale procedimento potrebbe costituire un “ostacolo” importante data la necessità del sostegno unanime per decidere su determinate decisioni.

Un altro possibile terreno di scontro potrebbe diventare proprio il Consiglio dell’UE. Infatti, il governo di Orban ne assumerà la presidenza a luglio con il potere di fissare l’ordine del giorno e presiedere le riunioni ministeriali.

Il timore per alcuni Stati membri è che i colloqui possano essere ulteriormente deragliati a meno che l’Ungheria non cambi idea entro la fine di giugno.

Vanni Nicolì – PhD student

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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