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Cipro: tra la minaccia di Hezbollah e la protezione dell’UE

Cipro, il più grande Stato insulare del Mediterraneo, è oggi una Repubblica presidenziale.
Indipendente dal 1960, il trattato di Zurigo e Londra siglato da Regno Unito, Grecia e Turchia riconosceva tale autonomia e consentiva a questi tre Stati di intervenire nel caso in cui ci fosse stato un cambio nelle politiche di gestione dei rapporti tra le comunità greche e turche presenti nell’isola.
Il territorio è caratterizzato da una divisione in due parti: la prima, costituente la “Repubblica di Cipro”, a maggioranza greco-cipriota e riconosciuta internazionalmente come unico governo legittimo dell’isola; la seconda, che coincide con la zona settentrionale del territorio isolano, rientrante nell’autoproclamata “Repubblica turca di Cipro Nord” (KKTC) e riconosciuta internazionalmente soltanto da Ankara. La divisione tra queste due aree è segnata dalla cosiddetta “linea verde”, presidiata dalla United Nations Peacekeeping Force in Cyprus (Unificyp).
Attualmente, il Presidente della Repubblica è Nikos Christodoulidīs, nominato dopo la vittoria alle elezioni del 2023 e la sua coalizione di governo è mista, avendo raccolto dissidenti di diversi partiti (sia a destra che a sinistra) e godendo dell’appoggio extra-parlamentare di altre forze politiche.
Cipro è un membro dell’Unione europea soltanto dal 2004, nonostante il dialogo con l’Europa sia iniziato molto prima. Tra il 1972 e il 1973 abbiamo avuto la firma e l’entrata in vigore dell’accordo di associazione tra Cipro e la Comunità economica europea con l’obiettivo di realizzare un’unione doganale. Dal 2008, Nicosia ha condiviso la moneta unica ed è ancora in fase di negoziazione con Bruxelles per aderire alla Convenzione di Schengen. Lo stesso governo cipriota ha definito l’ingresso nel sistema Schengen una priorità nella sua agenda politica per il 2024.
Le minacce subite da Hezbollah riaccendono l’attenzione internazionale sull’isola. In particolare, l’accusa rivolta contro Nicosia riguarda informazioni secondo le quali Israele sta conducendo addestramenti a Cipro e negli aeroporti dell’isola.
L’UE ha dichiarato che un attacco a Cipro è un attacco all’intera Unione. Infatti, in qualità di Paese membro dell’UE, Nicosia potrebbe ricevere pieno sostegno da parte degli altri 26 Stati dell’Unione. A tal proposito, citiamo l’articolo 42, comma 7 del Trattato sull’Unione europea che afferma che “Qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri” e l’articolo 222 del Trattato sul funzionamento dell’UE che indica che “L’Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà qualora uno Stato membro sia oggetto di un attacco terroristico o sia vittima di una calamità naturale o provocata dall’uomo. L’Unione mobilita tutti gli strumenti di cui dispone, inclusi i mezzi militari messi a sua disposizione dagli Stati membri, per: prevenire la minaccia terroristica sul territorio degli Stati membri; — proteggere le istituzioni democratiche e la popolazione civile da un eventuale attacco terroristico; — prestare assistenza a uno Stato membro sul suo territorio, su richiesta delle sue autorità politiche, in caso di attacco terroristico”.
Ricordiamo anche che Cipro non fa parte della NATO e non partecipa ai meccanismi di cooperazione tra questa e Paesi partner esterni alla stessa. Nonostante ciò, sottolineiamo che è in vigore, dal settembre 2002, un trattato di mutua assistenza che porta ad una collaborazione tra Nicosia e Washington per la lotta al terrorismo.

 
Vanni Nicolì – PhD student

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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