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Internazionalizzazione del conflitto Israele-Hamas

Internazionalizzazione del conflitto Israele-Hamas 

 

L’internazionalizzazione della contrapposizione tra Hamas e Israele può essere analizzata su due piani:

  • allineamenti geo-politici e forze centripete
  • scosse economiche
 

1) PROLUNGAMENTO DEL CONFLITTO > REGIONALIZZAZIONE DEL CONFLITTO

 

  • RAFFORZAMENTO DEGLI ATTORI NON STATALI COLLEGATI AD HAMAS
  • HEZBOLLAH – combattenti che si sono rafforzati nel corso degli anni e che hanno affinato le proprie strategie e tecniche di combattimento, soprattutto, durante l’esperienza a sostegno di Assad;
  • SHIA ARMY – questo esercito sciita si è forgiato al fianco del regime di Assad;
  • IRAQ’S KATAIB HEZBOLLAH, ASAIB AHL AL-HAQ, BADR ORGANIZATION – sono i principali gruppi sostenuti dall’Iran e sono animati da forti sentimenti pro-Hezbollah;
  • HOUTHI – forza combattente che controlla lo Yemen settentrionale e che si è avvicinata molto ad Iran e Hezbollah. Possibili azioni nel Mar Rosso e nell’hotspot di Bab el Mandeb con eventuali problematiche legate al commercio internazionale.  
  • PRINCIPALI CONSEGUENZE NELL’AREA MENA 
  • EGITTO: soffre la sua posizione geografica, che la rende una porta di accesso per gli sfollati da Gaza, i quali potrebbero rinvigorire le cellule jihadiste localizzate sul Sinai. L’Egitto, inoltre, potrebbe configurarsi, a sua volta, come il punto di raccordo con l’Europa, che potrebbe essere protagonista di nuove ondate migratorie;
  • MAROCCO: da tenere sotto osservazione la retorica del Marocco che vede la condivisione di un ‘nemico comune’ con Israele, in particolare, alla luce dei rapporti tra Fonte Polisario e Hezbollah
  • GIORDANIA: potrebbe risentire di un eventuale sfollamento di palestinesi dalla Giordania; a rischio i luoghi sacri;
  • LIBANO: è uno dei principali attori che verrebbero coinvolti in uno scontro più ampio data la presenza di Hezbollah (a differenza di Hamas ha una disponibilità superiore, numericamente e tecnologicamente parlando, in termini armamenti ed effettivi) ;
  • TURCHIA: la differente percezione su Hamas e sulla modalità di risposta alle azioni ostili di Israele tra la Turchia e il blocco occidentale mina gli sforzi di avvicinamento compiuti nell’ultimo periodo tra le due parti;
  • IRAQ: dopo l’attacco di Hamas, gruppi iracheni (soprannominati Resistenza Islamica – Muqawama Islamiya) hanno rivendicato attacchi di droni e razzi contro basi statunitensi in Iraq, oltre il confine siriano e nella Siria nord-orientale: tutto ciò deve allertare sul possibile rischio di escalation che potrebbe verificarsi anche su questo fronte; 
  • YEMEN: Houthi da monitorare. Hanno dichiarato con forza di sostenere la causa palestinese e potrebbe entrare come parte attiva nel conflitto, raccogliendo attorno a sé il sostegno di paesi arabi; 
  • GCC: grandi divisioni interne tra gli Stati arabi del Golfo che, tuttavia, potrebbero svolgere un ruolo di mediazione. 
 

2) PROLUNGAMENTO DEL CONFLITTO > SCONVOLGIMENTI ECONOMICI

 

  • Le economie europee potrebbero registrare una inflessione negativa (allarme lanciato da Goldman Sachs), soprattutto, a causa di una riduzione del commercio regionale e un aumento dei prezzi dell’energia. I mercati del petrolio e del gas sono quelli sottoposti a una maggiore volatilità dei prezzi, di conseguenza, si configurano come l’anello debole che potrebbe minare maggiormente la stabilità delle economie europee. 
  • La Banca Mondiale, invece, avverte su un possibile shock economico globale dovuto essenzialmente all’impennata dei prezzi del petrolio e all’aumento dei prezzi dei beni alimentari. 
  • Rallentamento di alcuni progetti economici, come la Via delle Spezie, il corridoio economico che avrebbe dovuto unire India-Emirati-Arabia-Europa.
 

Infine, bisogna tenere in considerazione che gli effetti di questa contrapposizione armata si andrebbero ad aggiungere a un già complicato quadro economico globale, esacerbato da pandemia da Covid-19 e conflitto russo-ucraino.

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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