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Israele, la “Knesset” sostiene il rifiuto di Netanyahu alla creazione di uno Stato palestinese. Tel Aviv accusa: sarebbe “un regalo al terrorismo”.

Il Parlamento israeliano ha votato mercoledì a favore della linea di governo che si oppone al riconoscimento “unilaterale” dello Stato palestinese. Mentre crescono le pressioni internazionali per la ripresa dei negoziati verso la soluzione dei due Stati al decennale conflitto.

È il 136° giorno di guerra tra Israele e il gruppo terroristico di Hamas a Gaza dalla strage del 7 ottobre. La dichiarazione simbolica è passata con una maggioranza di 99 deputati su 120, ricevendo anche il sostegno dei legislatori dell’opposizione, ha dichiarato il portavoce della Knesset.

La posizione israeliana afferma che qualsiasi accordo per portare una pace stabile e duratura in Medio Oriente deve essere raggiunto attraverso dei negoziati diretti con l’Autorità nazionale palestinese (ANP) e non con un «diktat a senso unico». Il voto invia un chiaro messaggio alla Comunità internazionale. “I cittadini di Israele e i loro rappresentanti alla Knesset sono oggi più uniti che mai. “Abbiamo votato con un’ampia maggioranza contro una mossa che metterebbe in pericolo Israele e il raggiungimento della pace prima di ottenere una vittoria completa contro Hamas”: ha affermato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu.

Il leader centrista – ex Primo ministro e capo dell’opposizione – Yair Lapid, che a dicembre ha rifiutato di entrare nel Gabinetto di guerra, ha giustificato il suo sostegno alla risoluzione del 21 febbraio ricordando di essere contrario a qualsiasi azione unilaterale sul tema. Poi ha lanciato una stoccata al Netanyahu reo, a suo giudizio, “di aver inventato una minaccia inesistente”, come distrazione da questioni più urgenti. Lapid ha fatto sapere ai legislatori di non essere a conoscenza di alcuna intenzione americana di imporre a Israele la creazione di uno Stato palestinese.

Il voto ha attirato la condanna del Ministero degli Affari Esteri dell’ANP, che ha accusato Israele di tenere in ostaggio i diritti del popolo palestinese controllando i territori in cui i palestinesi cercano di stabilire un proprio Stato. Secondo il Ministero,  “la piena adesione dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite, nonché il suo riconoscimento internazionale, non richiedono il permesso di Netanyahu”, ha reso noto in una dichiarazione.

A proposito della situazione a Gaza, è stato piuttosto incisivo l’accordo dei ministri degli Esteri del G20 in sostegno alla creazione di uno Stato palestinese in Medio Oriente, al termine dei lavori in corso a Rio de Janeiro.

Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira. I Paesi si sono inoltre espressi all’unanimità per l’apertura immediata di un accesso umanitario nella Striscia che porti ad un cessate il fuoco “come unica soluzione possibile per il conflitto” in corso. Dello stesso avviso anche l’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Joseph Borrell.

Intanto, i dati del sistema di sicurezza di Tel Aviv, pubblicati sui media israeliani, puntano il dito contro l’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi: “Uno su cinque è membro di Hamas”. L’accusa dopo il presunto coinvolgimento di 12 membri dell’Agenzia nella strage del 7 ottobre.

Nel documento formale al Gabinetto di sicurezza, pubblicato nella notte di giovedì, Netanyahu svela il piano per il dopoguerra a Gaza: chiusura dell’UNRWA e ritorno degli ostaggi. Uno degli aspetti chiave del piano del Governo, che nel breve termine indica la continuazione della guerra per non cedere al “ricatto del terrorimo” e distruggere le capacità militari e di governo di Hamas, prevede l’obiettivo di installare “funzionari locali” al servizio di “organizzazioni umanitarie internazionali responsabili”.

 

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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