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Sanzioni ad Hamas e coloni israeliani in Cisgiordania: Europa divisa

E’ dell’11 dicembre la notizia che i Ministri degli Esteri di Francia, Germania ed Italia hanno inviato una lettera congiunta all’alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’UE Josep Borrell in cui si auspica l’adozione di un sistema di sanzioni specificamente emesse nei confronti di Hamas e i suoi sostenitori, come conseguenza degli attacchi terroristici ad Israele del 7 ottobre 2023. Nella lettera, Catherine Colonna, Anna Lena Baerbock e Antonio Tajani chiedono a Borrell di agire nel senso indicato, sia per colpire adeguatamente il gruppo terrorista palestinese e la rete dei suoi fiancheggiatori, sia per esprimere un ulteriore segnale di concreta solidarietà da parte dell’UE nei confronti di Israele.  L’auspicio dei tre Ministri degli Esteri è che le sanzioni proposte riescano ad isolare Hamas anche sul piano economico. 

Allo stesso tempo, la lettera promuove l’intento di instaurare efficaci relazioni diplomatiche tra l’Unione Europea e altri soggetti palestinesi, compresa l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), che invece Nentanyahu vorrebbe isolare al pari di Hamas, e gli altri Paesi arabi moderati dell’area mediorientale. Sulla stessa linea la Presidente del Consiglio Meloni, che da un lato ha ribadito l’urgenza di una serie adeguata di sanzioni contro Hamas, ma dall’altro ha auspicato che l’UE instauri una rete di relazioni diplomatiche con i Paesi del Golfo Persico, per evitare che la lotta contro Hamas si radicalizzi in un conflitto generalizzato contro l’Islam. Per questo, secondo Meloni all’interno di questo dialogo dovrebbe essere rilanciato il ruolo della ANP come soggetto rappresentante delle istanze palestinesi.

Se sulle sanzioni ad Hamas in Europa si dichiarano tutti concordi, divergono invece le posizioni sulla proposta di Borrell di affiancare a quelle contro il gruppo terrorista delle penalizzazioni anche nei confronti dei coloni israeliani che in Cisgiordania si rendano colpevoli di violenze ingiustificate nei confronti dei civili palestinesi residenti nella regione. In una nota del 9 dicembre emessa dal Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), Borrell parla della possibilità che l’Unione valuti “il divieto di rilascio del visto agli estremisti che attaccano i civili e il ricorso al regime sanzionatorio dell’UE in materia di diritti umani”. Al momento, i cittadini israeliani hanno la possibilità di accedere all’area Schengen – che comprende 27 Paesi dell’UE e non – in assenza di visto per un massimo di 90 giorni in un periodo di 180 giorni, per turismo, missione, affari, invito, motivi religiosi, transito, trasporto, partecipazione a gare sportive e studio. La nota del SEAE esorta inoltre l’UE a “imporre un’attuazione continua, piena ed efficace della legislazione UE esistente e degli accordi bilaterali applicabili ai prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani in Cisgiordania”. A seguito di una decisione del 2015, i prodotti israeliani realizzati dai coloni in Cisgiordania devono essere chiaramente etichettati come tali, e sono soggetti a un regime doganale meno preferenziale. 

Anche gli Stati Uniti si sono espressi in favore di possibili sanzioni ai coloni israeliani responsabili di azioni violente in Cisgiordania, con Washington intenzionata a negare il visto di ingresso in USA a quelli tra loro responsabili di minare la pace e la sicurezza. Sulla stessa linea il Primo Ministro belga Alexander De Croo, il quale ha dichiarato la volontà del Belgio di collaborare con gli Stati Uniti su questo fronte e di voler del pari negare l’ingresso in Belgio ai coloni estremisti della Cisgiordania, ed espresso l’auspicio che si possano adottare restrizioni dello stesso tipo per l’intero spazio UE.

Va comunque ricordato che le sanzioni dell’Unione devono essere approvate all’unanimità dai 27 Stati membri: per questo, mentre le nuove sanzioni contro Hamas potrebbero essere emanate senza troppe difficoltà entro la fine dell’anno, le misure restrittive contro i coloni israeliani violenti potrebbero incontrare molte resistenze all’interno dell’UE, dove diversi governi – tra cui quello italiano, per bocca del Ministro degli Esteri Tajani – non sono affatto convinti dell’opportunità di sanzionare parallelamente Hamas ed i coloni della Cisgiordania.

Coordinamento a cura di Ciro Sbailò

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